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La pittura del silenzio<br />
Francesco Lojacono e la nuova Galleria d’Arte Moderna di Palermo<br />
L’avvenimento principe di questi giorni a Palermo, e l’ultimo, in ordine, dopo una serie d’importanti iniziative artistiche<br />
(le progettazioni della passeggiata a mare del Foro Italico e dei giardini del castello della Zisa, il restauro della fontana<br />
Pretoria e delle esedre di villa Giulia, l’apertura al pubblico dei palazzi storici e degli oratori serpottiani – solo per citare<br />
le principali), è la mostra di Francesco Lojacono. Il pittore palermitano, operante nella seconda metà dell’Ottocento,<br />
inaugura l’attività della nuova Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo, alloggiata da quasi cento anni nelle sale di via<br />
Turati e annessa al Teatro Politeama. Oggi, trasferitasi nel bellissimo ex convento tardo rinascimentale e barocco di<br />
Sant’Anna alla Misericordia, trova nuova linfa, dotata finalmente di moderne tecnologie espositive.<br />
L’iniziativa, posta sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, si configura come momento<br />
culturale di straordinaria importanza per Palermo ed è visitabile secondo i percorsi della conoscenza progettati a<br />
diversi livelli, sia per i ragazzi che per gli adulti. La mostra presenta oltre cento dipinti in parte mai esposti al pubblico,<br />
provenienti da musei italiani e stranieri e da collezioni private, corredata da una ricca sezione fotografica. Certo, ad un<br />
miglior esordio cittadino Francesco Lojacono non poteva ambire: l’artista celebra in tal modo, con tutti gli onori, la sua<br />
prima antologica articolata in sette sezioni espositive: l’immagine dell’artista; la formazione tra Napoli e Firenze; il Naturalismo;<br />
il vulcano e il mare; i luoghi di Sicilia; la stagione delle esposizioni; verso il Simbolismo. L’esposizione, in un<br />
clic fotografico, ripercorre il difficile e complesso periodo sociale dell’Ottocento siciliano soffermandosi soprattutto<br />
sull’incantevole contesto naturale di Palermo poco prima delle traumatiche trasformazioni urbanistiche che la porterà<br />
ad uniformarsi alle principali capitali europee. In un grande contenitore convergono così le migrazioni contadine, dai<br />
centri rurali alla città con i relativi primi problemi di industrializzazione, il pensiero illuminista da una parte e quello romantico<br />
dall’altra, il Verismo isolano in mezzo. Lontano dalle profonde trasformazioni che da lì a poco l’Impressionismo<br />
porterà avanti a Parigi, Palermo vive nei salotti aristocratici le idee diffuse dai diplomatici inglesi, prime fra tutte il gusto<br />
per il paesaggio. Francesco Lojacono, filtra gli avvenimenti e i contesti descrivendo il suo ideale di paesaggio, consegnando<br />
ai posteri l’ultima immagine di una Sicilia incontaminata e connotata da elementi caratterizzanti, ergendo a<br />
protagonista un genere considerato fino ad allora minore rispetto ai temi storici, religiosi ed alla ritrattistica. Di conseguenza<br />
gli elementi naturalistici riconoscibili nella Palermo dell’epoca (primo tra tutti Monte Pellegrino) connotano marcatamente<br />
i suoi quadri, diffondendo un’immagine lirica della città. Il paesaggio viene descritto attraverso scogli, porticcioli<br />
e marine, palme, ulivi, fichi d’india, agrumi, ninfee e vegetazione varia, pescatori e contadini. Già nella seconda<br />
metà del Settecento la Sicilia diventerà meta di viaggi per almeno due motivi: l’interesse che susciteranno i templi greci<br />
(nonostante le devastazioni delle guerre), che la porranno al centro dell’attenzione in pieno stile neoclassico e, dal punto<br />
di vista scientifico, i fenomeni naturalistici dei vulcani e dei terremoti che interesseranno gli studiosi dell’epoca<br />
(soprattutto naturalisti e, nello specifico, geologi). L’Isola diverrà, dal XVIII secolo in poi, meta ambita da parte dei viaggiatori<br />
provenienti da ogni parte d’Europa che la includeranno nel Gran Tour. Tra i tanti, il poeta Goethe visiterà la Sicilia<br />
con il pittore paesaggista Christoph Heinrich Kniep che lo aiuterà a impressionare i vari momenti della sua visita<br />
disegnando anche Monte Pellegrino, definito da Goethe… “il più bello di tutti i promontori del mondo”. Più tardi, nel XIX<br />
secolo saranno molti gli inglesi e gli americani che arriveranno nell’Isola con ottiche diverse. Vale la pena ricordare<br />
William Agnew Paton, archeologo e scrittore americano che visiterà la Sicilia nel 1897, descrivendo monte Pellegrino,<br />
l’Acquasanta, villa Belmonte, i boschetti di agrumi, i gerani, i fichi d’india ecc., ovvero gli stessi luoghi e gli stessi elementi<br />
che verranno attenzionati da Francesco Lojacono in un’ottica positiva e rassicurante (anche nel caso di altri contesti<br />
siciliani come l’Etna). Pur confermando i legami con la coeva pittura di Napoli e Firenze (ambienti culturali che ne<br />
forgeranno la formazione) l’immagine di Lojacono, silente, sarà capace di zumare repentinamente sui particolari naturalistici,<br />
anche su un singolo elemento, descrivendo una sensazione di calma quasi irreale, alternando primi piani a<br />
campi medi o lunghi, giocando con la linea d’orizzonte, qualche volta a metà del campo visivo - altre volte alta - per<br />
permettere di descrivere la vegetazione dettagliatamente, prima d‘individuare l’elemento di chiusura percettivo. E’ così<br />
che nasceranno le sue opere che ritrarranno un insieme naturalistico dalle colline che sovrastano Santa Maria di Gesù,<br />
dal porto, dall’Aspra o dalla Piana dei Colli. Francesco Lojacono, artista di fama internazionale (espone a Vienna, Parigi<br />
e Bordeaux), consoliderà la sua fama attraverso due opere fondamentali, una alloggiata nella Galleria Nazionale di<br />
Capodimonte a Napoli, La strada di campagna, l’altra, L’arrivo inatteso, scelta dalla Regina Margherita per il Palazzo<br />
del Quirinale a Roma.