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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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Arte & Mestieri nella Conca d’Oro<br />

Arte, storia e cultura: le potenzialità del patrimonio artistico, storico e culturale di Altofonte nella Sicilia d’oggi.<br />

Il territorio, luogo di esperienza delle risorse umane (produttive e culturali), esprime la capacità di autogestirsi e di autorappresentarsi<br />

attraverso un lavoro di rete utile e indispensabile per la sua stessa sopravvivenza, impiegando tutte le<br />

potenzialità in atto affinché verifichi il fatidico passaggio da “semplice porzione di terra… a luogo delle attività produttive”<br />

– Zingarelli).<br />

La capacità autorappresentativa è da intendersi come abilità progettuale, volontà ferma e decisa di costruire il dato<br />

culturale attraverso varie componenti ambientali e storiche in grado di evidenziare, sia il carattere di memoria del luogo<br />

che la sua esigenza di proiettarsi nel futuro. In quest’ottica è lecito pensare ad una gestione intelligente del territorio,<br />

che non può e non deve continuare a sopravvivere perché il rischio è quello di essere dimenticato.<br />

L’esperienza odierna di Altofonte, è un chiaro esempio di congruo utilizzo delle risorse in atto nel territorio. Sponsor<br />

privati ed Enti pubblici vanno a braccetto, cooperano, si cercano, trovano aiuto e spinta nell’istituzione didattica di ogni<br />

ordine e grado, nei commercianti, nella gente comune: tutti devono bere alla stessa fonte, vivere il luogo respirandone<br />

l’atmosfera culturale: occorre proporre un’attrattiva interessante e piacevole al visitatore del comprensorio, della provincia,<br />

dell’Isola, turista o altro, trovando un pretesto utile per farlo giungere fin qui. Il pericolo, va detto subito, è quello di<br />

creare un oggetto culturale troppo prezioso per Altofonte, un oasi nel deserto, bella a vedersi ma utilizzabile solo per<br />

pochi: bisogna, al contrario, seminare tutto il territorio, far sì che l’evento abbia consistenza e continuità, venga assimilato<br />

naturalmente e senza forzature, affinché ne diventi parte integrante; il processo dovrà essere innescato con cura e<br />

meticolosità per riuscire ad andare avanti da solo, entrando dentro le case della gente ma soprattutto nei loro pensieri.<br />

Solo allora il territorio comincerà a diventare interessante e acquisterà potere di contrattazione spendibile in termini di<br />

fiducia reciproca, di ricerca culturale e di ritorno economico.<br />

Altofonte e Addaura, situazioni territoriali, storiche e ambientali così diverse ma limitrofe a Palermo, sono confrontabili<br />

perché entrambe traggono spunto e linfa dalla memoria del luogo: i normanni ad Altofonte, i graffiti all’Addaura…ma<br />

non solo. I segni del territorio, ivi compresi quelli paesaggistici e urbanistici, devono essere integrati e supportati da altri<br />

segni forti, opportunamente tarati e verificati durante l’iter procedurale, come ad esempio la costituzione di una pinacoteca<br />

organizzata in maniera dinamica e moderna: un esempio tra i tanti che mi vengono in mente è il museo polifunzionale<br />

Mirò di Barcellona, organizzato in varie sezioni con all’interno sale destinate alla didattica di ogni ordine e grado,<br />

laboratori per la sperimentazione contemporanea degli artisti del territorio, aule convegno, biblioteca, uffici computerizzati<br />

per la ricerca virtuale in campo artistico e, naturalmente, locali per l’esposizione delle opere. Certo questo è un<br />

esempio volutamente eclatante e provocatorio a cui vi ho accennato, ma non andando troppo lontano potrei suggerirvi<br />

tanti altri esempi, a noi vicini, sicuramente applicabili ad Altofonte con un‘opportuna opera di ridimensionamento progettuale.<br />

Penso all’esperienza calabra del paesino di Falerna, che ha visto protagonisti artisti provenienti dall’intero<br />

territorio nazionale per decorare porte e portali delle case degli abitanti del luogo; l’interessante formula di Una farfalla<br />

sul mare nell’isola di Favignana con la performance didattico-espressiva dei pittori che hanno realizzato gigantesche<br />

tele per poi donarle alla pinacoteca Comunale; le molteplici esperienze artistiche di tanti altri centri urbani che sono<br />

venuti alla ribalta per la realizzazione di murales, arredi urbani di ogni tipo o gli esempi ormai famosi di Gibellina e della<br />

Fiumara d’arte; in ultimo Graffiti a Palermo, nata in punta di piedi (ma con chiari intenti) ad opera del sottoscritto, di<br />

Massimo Coraci e di Francesco Carbone e che oggi fornisce un valido modello espositivo sotto forma di struttura organizzativa,<br />

sperimentazione e valorizzazione del luogo di appartenenza.<br />

Queste e tante altre esperienze dimostrano inequivocabilmente che non basta e non serve organizzare una mostra o<br />

un convegno, seppur interessanti, per identificare un luogo: occorre ben altro, la continuità soprattutto, la perseveranza<br />

nell’obiettivo da raggiungere, la convinzione di poter operare bene senza pretendere un risultato evidente ed istantaneo.<br />

Bisogna aver chiara la differenza fra mostra e progetto culturale: la prima attua un’esperienza limitata nel tempo,<br />

programmata per avere un apice e poi esaurirsi (struttura a parabola). Il secondo, è un vero e proprio progetto che<br />

nasce e si sviluppa nel tempo, duraturo o ciclico con risultati non riscontrabili che a lungo termine, che investe in cultura<br />

ed in economia configurandosi con un ritorno d’immagine dello stesso tipo.<br />

In quest’ultima ottica, il convegno odierno ha senso solo se fa il punto della situazione, propone strategie, si arricchisce

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