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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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LA SFIDA DELLA MEMORIA<br />

Tracce. Orizzonti minimi. Intrinsecamente fragili.<br />

Il tempo, non dà loro requie…Intrinsecamente forti, capaci di reggere a quel logorio incessante, ed affermare la loro<br />

volontà di permanere. Il risultato di questa lotta titanica è la memoria. E l’arte è la sua spada sguainata, il suo esercito<br />

sempre in cammino, il suo baluardo. Il compito tout court dell’artista quello di palesarne lo spessore – per similitudine o<br />

per contrasto, recuperando o distruggendo – ripensando nel proprio linguaggio, le esperienze del sé e di mille altri sé…<br />

La sfida della memoria – il suo richiamo ad essere responsabilmente al mondo è rivolto ad ogni singolo individuo: non<br />

c’è esperienza umana, forma di società, epoca, che possa esimersi dal raccoglierla…<br />

Fabrizio Costanzo e Francesco Pintaudi, pur nella diversità delle scelte stilistiche, si muovono con coerenza, lucidità e<br />

profondità, senza contraddizioni né sbavature, nel solco della memoria…<br />

Elina Chianetta / Tracce – presentazione in catalogo e Sicilia Tempo - Palermo, dicembre 2007<br />

IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI<br />

Le sue tracce sembrano scaturire da un tempo insolito per la mente: un tempo assorto, generatore di gesti sapientemente<br />

ricercati, privi di qualsivoglia nevrosi compositiva. Hanno piuttosto l’andamento di un Pianissimo, tra le case dei<br />

suoi borghi, si dipanano con la lentezza di chi pizzica uno strumento, alla ricerca di un accordo: sono esse stesse pentagramma,<br />

su cui le sue matite pensanti – metafora di una multiforme operosità – scrivono le note di una rapsodia.<br />

Costanzo muove sinergicamente tutti i sensi dell’anima, senza mai indugiare in un puro esercizio di stile, senza adagiarsi<br />

nel compiacimento della propria misura cromatica: rivela i tumulti dell’anima, disseminati dovunque nella fragilità<br />

intrinseca delle sue laboriose architetture. Nella loro trama, complessa e densa, nella fioritura compulsiva di segni e<br />

simboli – sia che abitino assolate regioni terrestri o che siano proiettate al limitare di cieli impossibili – riflettono tutte<br />

l’attesa spasmodica di un nuovo patto d’armonia, di un armistizio. Attraversando questo microcosmo ci s’imbatte in<br />

notturni assolati in commiati e dolorose assenze, in gioie purissime, in memorie e versi – secretati in preziosi rotoli vivificati<br />

dalla linfa dei suoi prodigi vegetali. E dietro a tutto ciò, si respira la malinconia di non poter affidare ai propri contemporanei<br />

le chiavi delle sue città, di non poter aprire le porte e le finestre ad una umanità che sappia abitarvi, senza<br />

condurla alla rovina.<br />

Ma la luce stempera ogni cosa: rende possibile al cielo e al mare di riflettere il verde dei prati – colore di speranza –<br />

rafforza la sacralità della terra, conferendo al tutto un moto irresistibilmente ascendente, verticale, indissolubile – una<br />

tensione spirituale squisitamente laica ed ironica, che restituisce autorevolezza all’arte e rende preponderante il ruolo<br />

dell’artista, ridefinendone la progettualità di un mondo che possa essere il migliore possibile.<br />

Se è vero – come scrive Luigi Zoja – che il brutto è immorale (…) una ferita inferta all’anima, si avverte perfettamente,<br />

nel lavoro di Costanzo, l’imperativo di dovere restituire al nostro tempo – ed alla sua bruttezza imperante – il risarcimento<br />

etico della bellezza.<br />

Elina Chianetta / Tracce – presentazione in catalogo e Sicilia Tempo – Palermo, dicembre 2007

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