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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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DEL BELLO, DELLA LUCE, DELLE ATTESE, DEI SILENZI<br />

Costanzo dissemina frammenti di un discorso che ha come oggetto la devozione per la bellezza in attesa che essa si<br />

riprenda il mondo, la realtà che ci circonda… spera che tutto ciò possa arginare la violenza del brutto e dell’osceno che<br />

viene ostentato da un certo cinema, da una certa letteratura, dalla moda, dall’architettura asservita al guadagno piuttosto<br />

che alla qualificazione di un territorio. Il brutto - per usare una considerazione dello psicanalista Luigi Zoja – ferisce<br />

l’anima, creando una sorta d’intossicazione psichica permanente che è fonte di alienazione, di perdita d’identità.<br />

Costanzo crede nella bellezza come risarcimento etico, nella coincidenza classica del bello e del bene. Per gli antichi<br />

greci, infatti, il concetto di bello era molto più ampio di come lo intendiamo noi oggi e comprendeva non soltanto cose<br />

belle (forme, colori, suoni) ma anche pensieri e abitudini. Platone cita spesso esempi di bello - bei caratteri e belle leggi…Il<br />

bello ed il bene coincidenti… l’autentico bello spirituale - Per tale ragione il bello era di competenza non solo<br />

dell’estetica ma anche dell’etica. Nel suo lirismo onirico, Fabrizio Costanzo rappresenta un mondo possibile cesellato<br />

dalla ricerca di un equilibrio, di un’armonia. Dissemina tracce della consapevole fragilità di cui l’uomo deve farsi carico<br />

per poter raggiungere i propri ideali: nella complessa trama strutturale, le singole tessere, in perfetto equilibrio, si aggregano<br />

e si sostengono a vicenda, inerpicandosi all’infinito. In tale contesto, l’artista, oltre che dipingere attese, rappresenta<br />

silenzi, l’assenza di uomini a cui poter consegnare le chiavi della città. Non ci sono commensali alla tavola de<br />

L’attenzione, non ci sono uomini dentro le mura di quelle città… eppure tutto sembra essere predisposto per accogliere<br />

un’umanità illuminata: indoviniamo le tracce di una spinta, di un’aspirazione spirituale, sebbene tutta umana, squisitamente<br />

laica. Ancora… la luce gioca in questo microcosmo, lievitando, poggiandosi e abbracciandosi agli oggetti, emergendo<br />

inaspettatamente dal loro interno. S’irradia dalla terra verso il cielo, sovvertendo le leggi della natura. I cieli, pieni,<br />

densi, quasi mai trasparenti ricevono la luce da sotto: sembra che la spiritualità che c’è dentro le cose, la faccia<br />

emergere dal loro profondo facendo sì che gli oggetti ne siano avvolti come una seconda pelle. Le terre, le ciotole, i<br />

tetti delle case dei borghi (piccolissime e disciplinate come le cellette di un alveare), l’agile e sottile vegetazione, irradiano<br />

una straordinaria traccia luminosa che solo Costanzo, alchimista della luce, sa dosare…<br />

Elina Chianetta / Tracce - appunti da una mostra - Sanpaolo Palace Hotel – Palermo, gennaio 2008

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