FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

DELL’IMMAGINE ININTELLIGIBILE
Antonella Affronti
Fabrizio Costanzo
Tanina Cuccia
Occasioni di dialogo con gli artisti
Nel segno-struttura, Antonella Affronti supera la realtà descritta e raccontata,
cogliendo l’impulso della materia. La sua linea morbida e avviluppante,
che ha accarezzato il mondo definendone la produzione negli
ultimi anni, è diventata oggi input timbrico, simbolo arcaico e contemporaneo
che ispeziona in profondità le viscere della terra tramutandosi in
materia empirica. Dentro questa corposa sostanza, la linea ha sviluppato
un’energia indomita, pulsante, che ha messo a nudo il dramma esistenziale
dell’uomo delineandone i due estremi di luce e ombra, esplorandone
la storia e ridisegnandone il futuro...
Nel segno-icona, Tanina Cuccia rappresenta le sue figure ieratiche,
cariche di memoria e sentimento religioso. Il corteo iconico giunto fino ai
nostri giorni – Cristo, la Madonna, gli angeli, i profeti, i dignitari e altro -
ha percorso un tragitto esperienziale difficile, affondando le radici nel
mondo degli uomini, sporcandosi di biacca, evidenziando lacune. La
figura non è integra: come la pagina manoscritta di un palinsesto – scritta,
cancellata e scritta nuovamente - mostra i segni di un cammino lungo
e profondo pur nella compostezza del suo esibirsi. E’ così che spirito e
materia dialogano, confrontando il limite terreno con l’impalpabilità eterea,
esprimendo il tempo contemporaneo...
Nel segno-traccia, Giuseppe Fell incide sul piano visivo ricercando cromatismi
arcaici, quasi strappi materici che mettono in luce l’essenzialità
dei concetti. In un incastrarsi di piani figurativi e segnici la struttura
espressiva si presenta irta di timbri e suggestioni insinuandosi nella coscienza.
Ne viene fuori un’immagine depurata, senza orpelli, che punta
dritto all’anima. Il pesce-ichthys, spesso descritto nelle sue opere, è il
segno-simbolo che ci riporta all’ambiguità cristiano-pagana, ricordandoci
la comune matrice religiosa dell’immagine ma anche la forza propulsiva
di tale codice che si pone in tutto il suo prorompente significato semiologico
e trascendente, travalicando l’uomo e le sue azioni.
Nel segno-logos, Sergio Figuccia progetta il suo spazio mentale scandendo
kronos, il tempo degli uomini. Il suo fine, però, non è la costruzione
di un luogo fisico dell’esistenza, né la razionalizzazione degli eventi
fine a se stessi. L’artista assembla materia e spirito, gioca con concetti e
sistemi di rappresentazione, manipola solidi e forme pure, lettere e anagrammi,
segni e scritture arcaiche. È l’oracolo-alchemico che, muovendosi
sapientemente nel silenzio, osserva gli oggetti e gli eventi del nostro
quotidiano ponendosi domande e dando risposte. Conosce altresì
le formule dell’esistenza e le rivela - in un gioco-enigma - sulla tabula
scripta, mistero di vita.