34 RICERCA
A sinistra, il gruppo <strong>di</strong> lavoro all’esterno della grotta <strong>di</strong> Lamalunga, Altamura. Fabrizio Banfi è il primo a sinistra; Elena Dellù è la terza a sinistra. Sotto, il progetto web-XR dei resti dell’uomo <strong>di</strong> Neanderthal e della grotta <strong>di</strong> Lamalunga. L’ambiente immersivo VR permette una navigazione interattiva da remoto della grotta e suoi inestimabili resti. e chiusa alla vista e all’accesso, ha avuto una vita lunga. Noi vogliamo ricostruire il più possibile della sua storia ». Poi, precisa: « Per noi è fondamentale non solo focalizzarci sul momento del Neanderthal, datato a 150 mila anni fa, ma anche alla fauna, risalente a 40 mila anni fa. C’è un lasso temporale enorme fra questi due momenti ed è quel tempo che vogliamo indagare. Inoltre, data la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> accesso, il gemello <strong>di</strong>gitale permetterà <strong>di</strong> conoscere, conservare e soprattutto far progre<strong>di</strong>re la ricerca da remoto, interfacciandoci con stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> tantissimi settori in tutto il mondo che potranno stu<strong>di</strong>are il gemello <strong>di</strong>gitale ». Un esempio su tutti? « C’è una branca della nostra materia che si chiama antropometria, è la misurazione delle ossa. Con la modalità da remoto del gemello <strong>di</strong>gitale, si potrà analizzare il reperto senza neanche toccarlo. Ogni volta che si viene a contatto con un reperto lo si mette a rischio. E inoltre la misurazione che si può fare sul campo non sarà mai precisa come il rilievo con laser che va a registrare milioni <strong>di</strong> volte tutti i punti dell’osso ». Secondo Dellù, conoscere il passato consente <strong>di</strong> conoscere il presente ma anche guardare al futuro con nuova consapevolezza: « I resti ossei conservano il patrimonio genetico. Il genoma del Neanderthal potrebbe contribuire a ricostruire la storia evolutiva della nostra specie, perché sappiamo che la sua specie ha interagito e si è accoppiata con dei Sapiens. Ecco, lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questo in<strong>di</strong>viduo così completo unitamente a un esame a 360° dell’intera grotta ma anche dell’ambiente esterno, potrebbero fornirci tantissimi risultati per ricostruire il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in questo territorio nel Paleolitico me<strong>di</strong>o, in un tempo profondo della nostra storia. Sapere come il paleo-ambiente si è mo<strong>di</strong>ficato nel corso dei millenni potrebbe allargare lo sguardo mostrandoci ciò a cui an<strong>di</strong>amo incontro ». Mettiamo l’uomo al centro, proprio quest’uomo <strong>di</strong> Neanderthal nella grotta, come sono state le sue ultime ore? « Ci stiamo interrogando su come possano essere avvenute non solo le RICERCA 35 ultime ore, ma tutti gli ultimi giorni della sua vita – risponde Dellù – Credo che potremo aggiungere qualche informazione proprio attraverso il rilievo georadar, perché riuscendo a capire quali erano gli antichi imbocchi potremo immaginare come possa esserci entrato. Fino a ora si è sempre detto che sia caduto nella grotta e che si sia rintanato in quel punto. Eppure, il percorso che porta all’abside, sempre più stretto e <strong>di</strong>fficile da raggiungere, ci <strong>di</strong>ce che arrivare lì voleva <strong>di</strong>re nascondersi. Potrebbe esserci arrivato perché in fuga da animali predatori o perché cacciato da altri Neanderthal, sappiamo che erano bande <strong>di</strong> pochi in<strong>di</strong>vidui che combattevano. Non è da escludersi l’ipotesi che sia stato messo lì, al momento si sa troppo poco della modalità <strong>di</strong> sepoltura dei Neanderthal. Osservando come sono avvenute le rotazioni delle ossa al millimetro, stu<strong>di</strong>ando il degrado <strong>di</strong> questo corpo, potremo capire la sua scheletrizzazione nei millenni e i movimenti e le interazioni con la roccia ». Come a Banfi, rivolgiamo anche a Elena Dellù la domanda sulla prima volta in cui si è calata nella grotta <strong>di</strong> Lamalunga: « Oltre che percorso fisico è anche un percorso mentale. Lo spazio si restringe via via che forzatamente si giunge all’abside. Una volta lì, si sta in silenzio. A nessuno viene voglia <strong>di</strong> parlare. Siamo abituati a lavorare in contesti che hanno migliaia <strong>di</strong> anni ma qui c’è qualcosa <strong>di</strong> particolare, che ti rimanda a un tempo ancora più profondo. Ritrovarsi con un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> 150 mila anni fa non capita mai nella vita ». Un’ultima domanda, che è poi la prima: qual è la prima domanda che farebbe all’uomo <strong>di</strong> Neanderthal? Sia Banfi che Dellù rispondono allo stesso modo: « Perché sei qui, come ci sei arrivato? ». ●