Vecchio - 2011 - Il paesaggio nell'era della globalizzazione
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CAPITOLO QUINTO<br />
PAESAGGI GLOBALI O POSTPAESAGGI<br />
V.1. Nonluoghi ed eterotopie<br />
Così come per Marc Augè «il non luogo è il contrario dell’utopia»<br />
(Augè M., 2005, p. 101), per Michel Foucault un’eterotopia è una sorta<br />
di antiutopia. Ma sia il nonluogo che l’eterotopia sono anche accomunati<br />
dalla transitorietà, ovvero dal fatto di essere luoghi che fungono da<br />
collegamento per altri luoghi, con i quali, secondo Augè, sono in<br />
contraddizione. Così mentre Augè a proposito dei nonluoghi afferma<br />
che «noi possiamo opporre la realtà del transito a quella <strong>della</strong> residenza e<br />
<strong>della</strong> dimora» (ibidem, p. 98), per Foucault, invece, le eterotopie «sono i<br />
luoghi dell’attraverso, spazi di crisi e di condensazione di esperienze»<br />
(Foucault M., 2005, p.7).<br />
Ma nonostante questi due modi di intendere lo spazio collettivo<br />
specifico <strong>della</strong> contemporaneità abbiano dei punti in comune, tuttavia<br />
essi coprono degli spazi funzionalmente diversi e non sovrapponibili.<br />
Sono infatti nonluoghi le infrastrutture per il trasporto veloce, i mezzi di<br />
trasporto, i grandi spazi commerciali, le strutture per il tempo libero e le<br />
grandi catene alberghiere, mentre le eterotopie, invece, sono costituite da<br />
carceri, case di riposo, cliniche psichiatriche, cimiteri ma anche teatri,<br />
giardini e battelli.<br />
Al concetto di non luogo Augè giunge partendo dalle contraddizioni<br />
insite nella possibilità di applicare la visione antropologica, come<br />
indagine sull’alterità, al mondo contemporaneo. Egli poi nell’indicare i<br />
tratti di questa contemporaneità pone le premesse per un’antropologia<br />
del mondo post-moderno, individuandone nel concetto di surmodernità<br />
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