Vecchio - 2011 - Il paesaggio nell'era della globalizzazione
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che spesso ricorrono nella letteratura. È, ad esempio il caso dello spazio<br />
virtuale, meta-geografico ricreato nel «non mondo» delle fiabe a cui si<br />
riferisce Paolo Betta. Questo spazio obbedisce a una logica di<br />
condensazione onirica che si esprime giustapponendo spazi<br />
apparentemente reali ma che contemporaneamente fanno riferimento a<br />
una immaginaria spazialità e temporalità che viene dai tempi del mito e<br />
che scardina i nessi strutturali dello spazio narrato. Per questa ragione<br />
come sottolinea Betta «[…] i paesaggi metageografici rappresentativi<br />
<strong>della</strong> fisionomia degli spazi virtuali, possono essere interpretati secondo<br />
modalità costitutive non rigide […]» (Betta P., 1997, p. 95).<br />
C’è, però un’altra rappresentazione paesaggistica che è una delle<br />
forme più tipiche del <strong>paesaggio</strong> post-moderno, ed è lo spazio del metaromanzo,<br />
che tende spesso a diventare nello stesso tempo un’astrazione e<br />
una sintesi simbolica dello spazio del mondo contemporaneo. In tal<br />
senso può risultare emblematica la ricomposizione spaziale fatta da<br />
Thomas Pynchon né L’incanto del Lotto 49. La sua rappresentazione<br />
<strong>della</strong> cultura e del <strong>paesaggio</strong> americano, e <strong>della</strong> California in particolare,<br />
con la descrizione di quella città che lui chiama San Narciso, è<br />
perfettamente calata nelle ambiguità testuali in cui realtà e finzione si<br />
intrecciano sul tema fondamentale <strong>della</strong> comunicazione per lo più<br />
mancata o fraintesa e a quello connesso dell’entropia applicata<br />
all’informazione. In questo senso il <strong>paesaggio</strong> del suo testo diventa meta<strong>paesaggio</strong>,<br />
«<strong>paesaggio</strong> narrato come <strong>paesaggio</strong> metageografico» (Betta<br />
P., Magnani M., 1996, p. 38) spazio dell’iperreale, che adombra futuri<br />
spazi cibernetici e che nello stesso tempo partecipa di una di quelle sorte<br />
di strutture spaziali e atemporali che si ritrovano nella fiaba, che, dal<br />
punto di vista antropologico e formale è però agli antipodi del metaromanzo<br />
post-moderno di Pynchon. Un’altra fra le più paradigmatiche<br />
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