Vecchio - 2011 - Il paesaggio nell'era della globalizzazione
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tendenza che tende a trasferire significato e senso identitario al nonluogo<br />
e agli spazi “altri”.<br />
V.2. Paesaggi del turismo e del tempo libero: verso il Sur<strong>paesaggio</strong><br />
L’altrove è uno specchio in negativo. <strong>Il</strong><br />
viaggiatore riconosce il poco che è suo,<br />
scoprendo il molto che non ha avuto e non<br />
avrà (Italo Calvino, Le città invisibili).<br />
<strong>Il</strong> passaggio dal turismo di elite al turismo di massa nella prima metà<br />
del Novecento, e poi dal turismo internazionale al turismo<br />
intercontinentale ha lasciato il posto dopo gli anni Settanta, a quelle<br />
forme di turismo che anticipano quella che sarà l’era del “post-turismo”,<br />
parallela allo sviluppo <strong>della</strong> società post-moderna. Ma il concetto stesso<br />
di turismo di massa così come si è venuto a sviluppare nella modernità è<br />
entrato in contraddizione con l’idea del viaggio, segnando una cesura<br />
anche temporale fra due modi simbolici diversi di esplorare lo spazio,<br />
come rimarca la nota frase di Paul Bowles in <strong>Il</strong> tè nel deserto: «Non si<br />
considerava un turista, bensì un viaggiatore. È in parte la differenza sta<br />
nel tempo, spiegava. Laddove in capo a qualche settimana o mese il<br />
turista si affretta a far ritorno a casa, il viaggiatore, che dal canto suo non<br />
appartiene a un luogo né all’altro, si sposta più lentamente, per periodi di<br />
anni, da un punto all’altro <strong>della</strong> terra» (Bowles P., 1989, pp. 12-13). Sul<br />
significato delle profonde differenze tra turismo globale e viaggio, e<br />
soprattutto sull’inadeguatezza del turismo come strumento di conoscenza<br />
così scrive Eric J. Leed:<br />
L’era del turismo globale sembra precludere quella forma di<br />
immortalità e quelle fonti di significato che sono state trovate<br />
nel viaggio sin dai tempi di Gilgamesh, da generazioni e<br />
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