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Vecchio - 2011 - Il paesaggio nell'era della globalizzazione

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the Year” organizzato dal Royal Observatory di Geenwich, che ha come<br />

scopo quello di premiare le più belle foto realizzate dall’interno del<br />

nostro sistema solare e che per il 2010 ha visto come vincitore<br />

l’americano Tom Lowe con la fotografia Blazing Bristlecome, e del lento<br />

ma progressivo sviluppo del turismo spaziale, i cui giri interstellari sono<br />

stati progettati già a partire dal 2001, mentre al 24 ottobre 2010 risale<br />

l’inaugurazione nel New Mexico del primo aeroporto interspaziale del<br />

mondo. Quello del <strong>paesaggio</strong> visto dall’alto in condizione di estraneità è<br />

lo stesso tema di cui parla Eugenio Turri quando nel paragrafo Lo<br />

sguardo dell’aquila e l’occhio del satellite del suo <strong>Il</strong> <strong>paesaggio</strong> e il<br />

silenzio, a proposito delle problematiche antropiche che oggi conducono<br />

sempre più verso l’atopia, afferma che «In realtà lo si direbbe solo un<br />

problema di scala, di dimensioni spaziali: ossia l’adesione ai dettati <strong>della</strong><br />

geografia fisica continua a sussistere, ma su una diversa, più ampia<br />

dimensione, quale può emergere non più da una carta topografica, ma<br />

piuttosto da immagini spaziali» (Turri E., 2004, p. 135) spostando così<br />

già il fuoco fuori dalla Terra.<br />

Questo spostamento di interesse non solo nel riprodurre il nostro<br />

pianeta dal di fuori ma anche a riprodurre il fuori con cui compararlo,<br />

potrebbe andare, dunque, di pari passo con lo spostamento del punto di<br />

vista dell’outsider e con una riformulazione epocale di quello che è il<br />

senso dell’Altro e dell’Altrove. Come dice Turri: «Lo spazio terrestre è<br />

ormai diventato troppo stretto e risaputo per l’uomo, c’è un’usura nella<br />

nostra stessa immaginazione, una noia del ripetuto e al tempo stesso un<br />

fastidio di fronte ad un agire umano sempre più previsto in uno scenario<br />

terrestre che non riesce più ad emozionarci» (Turri E., 2004, p. 238).<br />

Dunque, esauriti gli spazi terrestri, tutti esplorati e conquistati da tempo,<br />

ormai che la ”Frontiera” è solo quella interspaziale, anche le differenze<br />

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