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Kunstbulletin Januar/Februar 2023

Unsere Januar/Februar Ausgabe für 2023 mit Beiträgen zu Claudia Kübler, CCS On Tour, Hands-on, Gina Proenza, uvm.

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Vincitore del premio Manor Ticino, Lucas Herzig presenta una<br />

selezione di lavori recenti al MASI di Lugano. ‹e spesso intendo<br />

sempre› è il titolo della mostra personale che propone diverse<br />

opere tra installazioni, immagini, oggetti di recupero e video. Un<br />

safari immersivo e contemporaneo. Frank Maggioni<br />

Non si può fare a meno di notare che Lucas Herzig, come molti artisti della sua generazione,<br />

si esprime senza difficoltà in svariate tecniche, riuscendo a creare un’esposizione<br />

articolata su una piacevole meccanica polifonica e polisemica.<br />

Si passeggia nelle sale espositive del Palazzo Reali a Lugano scoprendo delle sorte<br />

di reperti archeologici del tutto personali, manufatti, ma anche oggetti trovati (si<br />

pensa) in strada. Frammenti di «roba comune» che tracciano il ritratto di una civilizzazione,<br />

forse la nostra, composta di plastica, chiavi, ossa, lattine. Viene in mente<br />

‹Mitologie› di Roland Barthes, in cui il semiologo francese descrive come l’elemento<br />

visivo non sia nient’altro che il rivelatore delle convenzioni di una società. Herzig,<br />

come un serio ricercatore, non commenta i sui ritrovamenti, ma li ordina, li affianca e<br />

rimane sul fattuale, lasciandoci liberi e libere di interpretare e speculare sulla logica<br />

di questo archivio in tre dimensioni.<br />

Accanto a frammenti di tipo Ready-made, ritroviamo in una sala dei manufatti,<br />

alcuni con sembianze umane, collocati al muro o legati tra loro da fili di metallo fluttuanti<br />

nell’aria. Anche qui non ci sono dati elementi di lettura, si intuisce un’origine<br />

umana, forse legata allo spirituale, tracce di una civilizzazione con i suoi propri paradigmi.<br />

Gli oggetti sembrano infatti basati su un’iconografia precisa, rappresentano<br />

un’alterità. L’artista ci invita anche a scoprire elementi di un territorio composto da<br />

rocce di grandi dimensioni ricostituite in cartapesta. L’effetto a lente di ingrandimento<br />

permette di soffermarsi sulle diverse superfici che ricordano forme di vita come<br />

licheni. In un modo del tutto non convenzionale, la visita a questa mostra si arricchisce<br />

dalla presenza di una sala dedicata ai microrganismi che decompongono il legno,<br />

come in un museo di storia naturale. Da segnalare inoltre il libro d’artista ‹Safari›,<br />

realizzato da Herzig con il fotografo Mattia Angelini e che purtroppo è messo poco in<br />

valore essendo assente dalla sala espositiva, infatti bisogna cercarlo alla ricezione.<br />

Chi lo trova ha il piacere di scoprire una specie di diario di viaggio fotografico, una<br />

traversata delle Alpi dove l’artista si è messo in scena e inserisce nel paesaggio alcuni<br />

dei suoi lavori. Se pensiamo al periodo della recente pandemia, con le domande<br />

inerenti al mondo di prima e al mondo del dopo, Herzig propone un mondo di sempre.<br />

Un mondo in cui l’umanità si immerge, cercando immancabilmente di ordinarlo, di<br />

darci un senso, per mettere costantemente in discussione il proprio posto.<br />

Frank Maggioni è saggista e filosofo. maggionifrank@gmail.com<br />

→ ‹Lucas Herzig – e spesso intendo sempre›, MASI Palazzo Reali, Lugano, fino al 19.2.<br />

↗ www.masilugano.ch<br />

FOKUS // LUCAS HERZIG<br />

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