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Padre padrone - Sardegna Cultura

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Dopo un quarto d’ora mi passò davanti trascinandosi<br />

dietro la bestia con la fune alle corna. Mi gettò uno<br />

sguardo frettoloso, e quando mi vide sfregiato nel volto,<br />

deformato dal gonfiore, si spaventò. Il leone si mutò<br />

in agnello. Il suo ruggito in belato.<br />

– Ci vedi? – fu la sua domanda preoccupata.<br />

– Ci vedo! Ma gli occhi... gli occhi mi friggono. Mi<br />

fanno molto male. Il volto mi brucia, – gli dissi con<br />

paura.<br />

Di corsa abbandonò la mucca. Entrò nella capanna e<br />

prese la tintura di iodio. Mi medicò le ferite e i solchi<br />

scavati dal continuo sbattere del cespuglio e mi lasciò<br />

con il volto quasi arroventato e giallognolo.<br />

– Oh, Nicolà! Oh, Nicolààà!<br />

– Oh! Ehi... Abrà!<br />

– Avvicinati!!<br />

– Che c’è?!!<br />

– Debbo portare il ragazzo in paese, subito. Ho esagerato.<br />

Gli occhi... gli occhi mi preoccupano. Non mi<br />

capiterà più di usare i cespugli. Basterà una verga o la<br />

cintola.<br />

– Lo hai capito... finalmente!<br />

– Ti prego di mungermi la mucca. Le pecore le mungerò<br />

domattina. Per una sera non succederà nulla. Dài<br />

uno sguardo all’ovile. Io tornerò subito.<br />

Così mise il basto a Pacifico. Mi infilò nel suo cappotto.<br />

Mi imbavagliò di altri cenci e via.<br />

– Ci vedi? Ci vedi?<br />

– Sì. Sì.<br />

– Chiudi il destro.<br />

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– Sì.<br />

– Chiudi il sinistro.<br />

– Sì.<br />

– Tu non dovevi correre! Guai a te se scapperai un’altra<br />

volta che meriterai una punizione!<br />

– Ma io non lo sapevo.<br />

Era già buio. Le tenebre della notte ci assalirono calando<br />

dai monti mentre la bestia ci trasportava a casa<br />

entrambi addolorati.<br />

Giunti a Sìligo fu una tragedia. La mamma mi riconobbe<br />

a stento. Più dal corpo e dall’abbigliamento che<br />

dall’aspetto.<br />

Si mise a piangere. – Che hai fatto? Io vado in caserma.<br />

Ti denuncio.<br />

– Lo so! Questa volta ho sbagliato io! Chiama il dottore<br />

per ora. Poi si vedrà cosa fare. Corri... il dottore! Il<br />

dottore!<br />

– Il dottore! – fece la mamma infilandosi lo scialle nero<br />

e precipitandosi nel buio della strada.<br />

Tornò col dottor Ruju, quello stesso che mi aveva<br />

guarito dalla broncopolmonite.<br />

– Che è successo?<br />

La sua domanda non ebbe risposta. Mi guardò stizzito<br />

e preoccupato dentro gli occhi, sgranandomeli con<br />

le dita.<br />

– Siete fortunati! Fortunati: gli occhi sono salvi, – fece<br />

quasi con un respiro di sollievo. – Il resto guarirà da<br />

solo. Col tempo. Ma come si fa a fare queste cose! È<br />

pazzesco!<br />

– È caduto in un burrone. Dentro un macchione di<br />

rovi e di sterpi, – disse la mamma, cercando di salvare la<br />

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