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perta sgusciano e si nascondono... E quelle che ti sfuggono<br />
ora, ti pungeranno stanotte... Devi cacciarle ben<br />
bene.<br />
Era molto bravo. Le prendeva e le schiacciava fra le<br />
unghie dei pollici rovesciati. E certo, quando si dava<br />
la caccia a queste sanguisughe silenziose, ma scattanti,<br />
la notte la trascorrevamo più tranquilla e si dormiva<br />
meno punzecchiati. Malauguratamente mio padre<br />
non aveva il tempo di dar loro la caccia tutti i giorni.<br />
L’oliveto era la sua selvaggina e l’unico campo di caccia.<br />
Le pulci, poi, si riproducevano rapidamente, specie<br />
al caldo della primavera e dell’estate, e dopo due<br />
tre giorni facevano di nuovo strage sui nostri corpi addormentati.<br />
Quando, raramente, il babbo mi riportava a Sìligo,<br />
una volta ogni due tre mesi, e gli indumenti me li cambiavo<br />
in paese, la mamma per non farsi infestare la casa<br />
ricorreva a certe sue precauzioni. Mi teneva vicino al<br />
fuoco su cui aveva già messo a bollire un grande paiuolo<br />
d’acqua. Mi toglieva gli abiti possibilmente tutti assieme<br />
e avvolti li metteva a cuocere. A me faceva il bagno<br />
in un’altra bacinella. Quell’operazione, tanto triste<br />
quanto salutare, mi riportava nell’ambiente della mia<br />
breve infanzia di Sìligo. E da quella bacinella sotto lo<br />
sfregamento nervoso delle mani della mamma, rivedevo<br />
e rivivevo la spidocchiatura che le mamme durante<br />
la guerra facevano ai propri figli. In tre o in quattro ci<br />
catturavano e ci sottoponevano al torchio. Ci distendevano<br />
per terra con la testa tenuta per il collo su un foglio<br />
di giornale e la spidocchiatrice incominciava a sfregare<br />
le teste. I pidocchi grandinavano tonfando sul<br />
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giornale insieme al lendine. Ora i miei indumenti mi<br />
apparivano come uno di quei fogli di carta che arrotolati<br />
venivano tempestivamente gettati sul fuoco.<br />
– Queste pulci non hanno nulla da invidiare ai pidocchi<br />
della guerra, – diceva la mamma. – Succhiano avidamente.<br />
– Eh, non è che ora me li attaccano i ragazzi che non<br />
vengono puliti dalle loro mamme, come mi dicevi allora.<br />
Io ora non ci vado più a giocare con ragazzi pieni<br />
di pidocchi come allora. Magari! Ora sono solo...<br />
Eppure sono pieno di pulci più di allora... Più di<br />
quando andavo a giocare con i figli di thia Franzisca,<br />
che non aveva il petrolio da mettere sulla testa spidocchiata<br />
dei loro figli.<br />
L’unica cosa confortante nella spulciatura che ora mi<br />
faceva la mamma era che la testa non me la sentivo<br />
sgraffignata e dolorante come nella spidocchiatura e la<br />
testa non puzzava di petrolio. Mi rivestivo e sentivo<br />
odore di pulito. Gli abiti finalmente mi solleticavano<br />
piacevolmente.<br />
Venne così il cuore dell’estate, periodo in cui i pastori<br />
nel Logudoro effettuano la transumanza estiva (l’unica<br />
in questa zona rendendosi inutile quella invernale<br />
per la dolcezza del clima, al contrario di quanto avviene<br />
nelle zone dell’interno dell’isola) verso le pianure cerealicole:<br />
nelle stoppie mietute (in sas istùlas).<br />
Baddhevrùstana così rimase sola con le sue volpi e i<br />
suoi uccelli a caccia di cavallette. L’unico gregge che vi<br />
rimase fu il nostro. Mio padre non volle affittare pascolo<br />
estivo. Voleva risparmiare. Quell’anno per pagare<br />
l’affitto di una tanca a Baddhevrùstana ci rimise quasi<br />
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