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La cosa era bell’e riuscita, al giovanotto. Rusigabèdra<br />
però, che era legato ad un alberello sullo spiazzo,<br />
continuava ad abbaiare incessantemente in direzione<br />
del gregge. Sull’istante, io credetti che volesse essere<br />
soltanto slegato. E così lo sguinzagliai e lo misi in libertà.<br />
Ma nell’ovile chi aveva veramente capito quanto<br />
stava accadendo era proprio il cane che, una volta<br />
sguinzagliato, si proiettò velocemente verso il gregge.<br />
Come una palla di fucile, ululando a testa china tra i<br />
cespugli, con i peli irti sulla schiena. Con furiosi latrati<br />
si avventò contro altri due giovanotti che avevano già<br />
raggiunto le nostre pecore e riuscì a scacciarli via.<br />
– Ma guarda questa gente! Ti volevano fregare qualche<br />
capo (calchi fiàdu), – fece il giovane cacciatore. E<br />
scomparve fingendo di riprendere la sua caccia.<br />
Le pecore non erano molto distanti dalla capanna:<br />
erano sotto i miei occhi. E così ho potuto vedere questi<br />
banditelli che una volta smascherati dal cane non osarono<br />
più far preda nel “mio” gregge e scomparvero anche<br />
loro dietro le querce. Certo per procurarsi una pecora<br />
da un’altra parte presso qualche ovile dove c’era<br />
un altro pastorello come me, che, forse, non aveva la<br />
fortuna di avere un cane come Rusigabèdra.<br />
Di solito banditelli di tal fatta erano servi pastori mal<br />
nutriti, a pane e acqua e raramente formaggio, brodaglie<br />
varie e latte, che in assenza del loro <strong>padrone</strong> si industriavano<br />
a procacciarsi una pecora tra i pastori del<br />
vicinato, a rotazione, per alternare il loro cibo abituale<br />
con una bella scorpacciata di carne arrosto. Il tutto dovevano<br />
fare con molta cautela. Questi servi pastori (custos<br />
teràccos pastòres), non potevano permettersi di es-<br />
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sere scoperti. La cosa avrebbe messo in cattiva luce l’onore<br />
del <strong>padrone</strong> di fronte alla gente, e avrebbe suonato<br />
come una inconfutabile testimonianza del fatto che<br />
li nutriva male. Spesso era proprio la condotta irreprensibile<br />
dei servi, a garantire al <strong>padrone</strong> il proprio<br />
prestigio sociale, che poi lui sfruttava come “copertura”<br />
quando compiva qualche grassazione. Inoltre i servi<br />
che venivano “scoperti” venivano “licenziati” e messi<br />
al bando dal loro <strong>padrone</strong>.<br />
L’episodio mi scosse. E in cerca di compagnia, una<br />
volta che il giovane “cacciatore” si dileguò anche lui<br />
dietro i cespugli, chiamai il cane che accorse veloce leccandomi<br />
le mani. Mi saltò addosso. E rizzatosi sulle<br />
gambe posteriori, mi avvinghiò e mi abbracciò con<br />
quelle anteriori. Mi leccò la faccia e le orecchie in segno<br />
di contentezza. Non riuscii però a reggere il suo peso e<br />
le sue impennate, sicché mi rovesciò a terra sull’erba.<br />
Andammo insieme quindi a fare un giro per il campo.<br />
Rusigabèdra ustava per i sentieri e i cespugli bagnati. Io<br />
lo seguivo. Di tanto in tanto gettavo un urlo nel silenzio<br />
interminabile e pauroso del bosco. Le mie urla e il fischio<br />
che modulavo, incitavano il cane a scovare le volpi<br />
dalle grotte, dalle forre e dalle macchie. Poi di quel<br />
silenzio, allora, avevo paura e il fatto che lo rompessi io<br />
stesso, anche se lo rompevo con un urlo in parte prodotto<br />
dalla paura, mi metteva coraggio. Così accadeva<br />
che la stessa paura che avevo di quel silenzio generava<br />
tramite le urla una costante di coraggio con cui riuscivo<br />
a vincere il terrore che quel silenzio mi incuteva con la<br />
sua interminabile monotonia.<br />
Ora ho appreso, per averlo vissuto, che un simile<br />
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