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de issa ampìddha, al nostro gregge: 19 pecore e un cane.<br />
Così grande era allora la nostra mandria. C’era anche<br />
qualche agnellino. Mio padre ne prese uno per farmelo<br />
toccare e lisciare. La sua lana era soffice e arricciata. Il<br />
suo respiro ansimante. Il cuore gli picchiava alle costole.<br />
La sua bocca belava e sbuffava. Una pecora, mentre<br />
io me lo tenevo al petto tra le mani, lisciandolo, ci si<br />
profilò davanti belando a singhiozzo e dimenandosi<br />
preoccupata.<br />
– È la madre, – disse mio padre che non si lasciava<br />
sfuggire l’occasione per completare la sua lezione. Ad<br />
un cenno di mio padre, lasciai sgattaiolar via l’agnello<br />
dalle braccia che appena raggiunse la madre le infilò il<br />
muso sotto le mammelle scuotendole rigidamente con<br />
il muso (cun su muzzighìle).<br />
La punzecchiò con forza succhiandola avidamente e<br />
schiacciandole il capezzolo avvinghiato nella sua lingua.<br />
La madre gli accarezzava il culetto con le labbra.<br />
L’agnello allora si eccitò nella lattazione turbinando la<br />
sua piccola coda. – Sta poppando.<br />
Nel primo periodo, mio padre quando andava a Sìligo<br />
per portarvi il latte o a fare provviste, non mi lasciava<br />
mai in campagna da solo, ma mi portava sempre con<br />
sé in groppa e spesso mi lasciava in paese per uno o due<br />
giorni. E questo per adattarmi in modo più graduale e<br />
meno violento alla solitudine del pastore. Per me erano<br />
giorni di sollievo. In quei due giorni rinfrescavo l’amicizia<br />
con i miei compagni di Sìligo ma per mio padre,<br />
dopo, diventava più difficile ricondurmi all’ovile.<br />
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– Ci vieni oggi in campagna?<br />
– No.<br />
– Ho trovato un nido di merla a quattro uova, dentro<br />
un cespuglio.<br />
– E come sono le uova? Me lo dici?<br />
– Verdognole, a chiazze nocciola.<br />
– Me le fai vedere?<br />
– Sì! Se vieni, stasera, ci andiamo a vederle. Il nido è<br />
grosso e molto bello.<br />
– E come è fatto?<br />
– All’esterno è di fieno; all’interno è rivestito di peli e<br />
di lana che le pecore lasciano tra i rovi e i cespugli al loro<br />
passaggio... Poi ne ho trovato un altro di allodola per<br />
terra: ci sono già gli uccellini (est già a puzzonèddos).<br />
Cose che mi incuriosivano al punto che i compagni di<br />
Sìligo per quel giorno non esistevano più. E così mio<br />
padre con questi accorgimenti mi riconduceva in campagna<br />
senza che me ne accorgessi.<br />
Per qualche mese mio padre non applicò completamente<br />
il rigore dell’educazione alla vita dei campi.<br />
Quando ritornava a Sìligo, dopo due o tre giorni, per le<br />
provviste, mi riportava a casa per farmi lavare da mia<br />
madre e per farmi riprendere fiato. Così alternavo la vita<br />
campestre a quella paesana. Però in campagna ci riandavo<br />
sempre più a malincuore. Ben presto i nidi delle<br />
allodole dei merli e delle piche (de issas chilàndras, de<br />
issas mérulas e de issas pigas) con le loro uova chiazzate<br />
e variopinte, che il babbo trovava casualmente pascendo<br />
le pecore, non bastavano più ad allettare la mia fantasia<br />
e a farmi contento e curioso.<br />
Era il tempo dei nidi, ma ormai me ne aveva fatto ve-<br />
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