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Padre padrone - Sardegna Cultura

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questo caso l’intervento è stato sistematico e ha interessato<br />

tutte le condizioni in cui il sardo si presenta: a) in corsivo fra<br />

parentesi tonde (come ama riferire Ledda: chiuse «in sa<br />

mandra» [nel recinto] correlato grafico di una lingua imprigionata);<br />

b) in tondo senza alcuna marca grafica (compresa<br />

la micro-toponomastica ed altri nomi propri); c) nelle citazioni<br />

poetiche. Non fanno eccezione gli italianismi in contesto<br />

linguistico sardo.<br />

I principi seguiti nell’accentazione sono semplici, pensati<br />

in aiuto al lettore e non sono sfiorati da istanze normative.<br />

L’accento si esprime sulle parole tronche (poche, es.: «aió»)<br />

e su tutte le parole con più di due sillabe. Non si pone l’accento<br />

sui bisillabi, che s’intendono sempre accentati sulla<br />

prima ad eccezione dei bisillabi che presentano vocali solo<br />

grafiche, come «giùghes» (giù-ghes, p. 17). Per quanto detto<br />

si emendano rispetto alle edizioni precedenti gli accenti posti<br />

su alcuni bisillabi, es.: «rìu» («riu» p. 82) o «Rùzu» («Ruzu»<br />

p. 83). L’accento è sempre grave (à è ì ò ù), ma si usano é<br />

ed ó con accento acuto quando si presentano chiuse (per metafonesi).<br />

312<br />

Giancarlo Porcu<br />

Settembre 2003<br />

INDICE

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