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Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

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154 ICONOLOGIA<br />

dente non dee confumare il tempo in in )lte parole vane» e fenza frutto»<br />

ma tacendo ha da confi.lerare le cole primi che ne parli.<br />

Si t'a giovane » p-rc'i^' nei Giovani p'-incipilmente il filenzi> è fegno<br />

di moJellia , ed effetto virtuof> , leguitando l'ufo degli Antichi» che dipingevano<br />

Arpocrate giovane colle ali « e col vif > di color nero » percioc»<br />

che il Silenzi! è amico <strong>del</strong>la notte , come dicono i Poeti . Né mi pa-<br />

re di dover tralafciare i. verli <strong>del</strong>l' Ariallo « che <strong>del</strong> Silenzio dicono così i<br />

UOmo<br />

Il Silenzio va intorno , e fa U fcortt :<br />

Hx le fcirpe di feltro , e '/ mantel bruno »<br />

Ed a q'unti «' incontra di lontano »<br />

Che non debban. •venir cenna con mano .<br />

Silen z io .<br />

vecchio , il quale fi tenga un dito alle labra <strong>del</strong>fa bocca « e ap-<br />

prelTo vi f.irà un' Oca -,<br />

con un fallo in bocca .<br />

Perchè r età fenile perfuade facilmente il Silenzio,- come quella che con-<br />

fida pili ne' meriti e nella fama acquilUta» che nelle parole , fi fa il Silen-<br />

zio da alcuni di quefta età .<br />

L' Oca è molto dedita a! continuo ftridere , e cingottire con molta,<br />

garrulità, e fenza cunfonanza, o armonìa alcuna; però tenendo il latto in<br />

bocca , e' infegna , che non ci trovando noi atti a parlare in modo , che<br />

ne pofliamo. acquiitare lode , dobbiamo tacere pluttoito , acciocché fé non<br />

fi crefce almeno, non fi fminuifca l' opinione <strong>del</strong> noilro fapere ; elfend )c-<br />

chè il Silenzio agguaglia più, e più ignoranti a più dotti , e però diceva<br />

un Savio , che l' Uomo si alfomiglìava alle pentole , le quali non fi<br />

conofcono fé fiano fané , o rotte ,fe non fi fanno fuonare . E Socrate dovendo<br />

dar giudizio di un nuovo Scolare <strong>del</strong>la fua {cuoia , diife di volerla<br />

fentire , per poterlo vedere . Scrive Ammiano <strong>del</strong>le Oche, che partendo<br />

per lo troppo calore <strong>del</strong> Sole dall' Oriente all' Occidente , ed elfendo loro<br />

necelTità pattare per il monte Tauro, ove è grand' abbondanza di Aquile,<br />

timide <strong>del</strong>la forza loro , per non manifellarfi collo Crepito naturale <strong>del</strong>la<br />

bocca , prendono con efifa un falfo , e lo fomentano fino che efcono fuora<br />

dal pericolo .<br />

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