Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

511 ICONOLOGIA
. . . Muf rAvn laudes infert »
^la quondam Hejiodu/n docuermt carviÌM pulchra
RiTpondo , che all' efempio de* Poeti in vantarQ , e gloriarfi non fi de*
ve poner mente , perchè è loro proprio vano colhjme , eirendocchè elfi.
appetilcono più la Vanagloria , che le foftanre , e fé la danno bcae Cpcir
fo con apportato d' iperbole , e grande apertura di bocca ; nel che i Poeti
di oggidì avanzano quanti Poeti fieno mai flati al Mondo , perche ho
fentito dire ad alcuni di loro, che Virgilio non è tanto mirabile, quanto
fi tiene dal Mondo , comecché effi abbiano più giudizio di tutto il Mondo;
che il loro Itile è più (onoro del Tuo : altri che abbiano più eulta , dolce,
e foave f.iCondia di Catullo, Tibullo, e Properzio: altri nella Poefia volgare
dicono , che lo Itile del Petrarca non è da imitare , perchè non fi
ufa più ; quaficchè lo IHle ottimo fia qualche braga alla Martingalla , calzone
alla Sivigliana, e che lo llile de' capi principali non fia valido per
ogni tempo, ancorché fi muti forma di lingua . Siccome fempre farà degno
di efler imitato più di ogni altro, lo iHle di Omero, di Pindaro, di Vir-
gilio , e di Orazio , nel genere loro ; così nel fuo farà quello del Petrar-
ca . Sennon fi ufa , non fi ufa da chi non vuole, da chi non può, e da__j
chi non fa ufarla ; però tacciano i noltri Poeti , né dicano più , che fé il
Petrarca ritornalfe in vita , mutarebbe maniera di dire , e comporrebbe ,
come eflTi compongono , talmentechè il Petrarca pìgliarebbe elempio d;i_j
loro, ma io credo piuttollo che fi riderebbe di loro, e chiamarebbe Ia_j
loro , Poefia de' fpropofiti , quando leggeife-, nel monte del Cielo , Tana_j
di fielle , Stalle del Mare , per fuperar Omero , che pofe una fpeloncoj
de' cavalli nel profondo del Mare, animata notte, per una Vedova, ed al-
tri mille ridicolofi fpropofiti , tenuti da loro fpiriti di Poefia : dicono di
più che il Poema dell' Arioilo va terra, terra, e che quello del Talfo fa'
troppo alte Corvette ; ma che cfli hanno trovato la vera forte di llile_»
eroico . lo per me vorrei che lo dicelfero per più riputazione loro . Il di-
re è facii cofa , difficoltà è fare di propria invenzione cofe nuove, fenza.o
ripetere cofe divolgate da altri , da quelli medefimi , che eflì biafimano
ed arrivare i predetti Poeti, non che palfarli. La verità è eh' efli cercano
opprimere con parole la gloria di altri , per innalzar felleflì ; ma ci vuo-
le altro che parole di vanto , colle quali movono a rifo le genti , e per
le quali fi rendono odioli , ed abominevoli , e quando bene ancora aveifero
i fatti , non per quello fariano bene a gloriarfi ; la lode che vien data da
altri é foave da dirfi ( dice Zenofonte ) ma nojofa è da udirfi , quando uno
da fedelfo fé la piglia; tantopiù poi è nojofa, quando, che deroga a]la_s
gloria altrui, per gloriar felìeifo, elfendo cofa fuor di ogni urbanità: T^c
ijt.ìq.tam ch'ile e/i laudi , &
glorix .ilienx fi ipfum opynere ; dilfe Plutarco .
Ivi.i tornùimo ad Ariltide . Che hfiodo fi lodi da feiletlo 'in quel verfi ,
nel principio della Teogonia , a me non pare che tanto Ci lodi , quanto
che riconufca la lode della fua Poefia dalie Mufe . Tollerabili fono colo-
.
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