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Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

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A^ ^v r N To. 3^3<br />

7{on formofus erat , fed erat facmdus ^lyjfes ^<br />

Et tamen .tquoreas torftt amore Deas<br />

Quinto Rofcio Comedo era guercio , e brutto di afÌ5etto « ond* egli<br />

per coprire la deformità fua , fu il primo che ufalte comparire in Scena<br />

colla mafchera, fecondo Celio Rodigino : ma il popolo voleva piutcolto<br />

vederlo , e udirlo fmafcherato, perchè oltre la dulce pronunzia , aveva una<br />

(ingoiar Venullà , e grazia nel moto, e nell' azione in efprimere con gra-<br />

ziofi gelH , e mutazione di vifo diverfi affetti : ora fé in brutto corpo ca-<br />

giona la Venullà cosi grato affetto, tanto miggiormente cagionerà più grato<br />

affetto in un bello: e però niuno certo affermerà , che ad un Uomo<br />

non fi convenga la Venudà , purché non fia di quella effeminata : ma di<br />

quella virile , che abbiamo veduta e fere in Moniig. Panìgarola , che colla<br />

bellezza <strong>del</strong> corpo aveva accompagnata tanta Venuiià , e grazia nel dire »<br />

che fariano dati ad udirlo lenza prendere dalla mattina alla fera altro cibo<br />

, che la fua facondia : e più di quattro volte veduto abbiamo il Talfo<br />

Ilario ad udire avanti il Pergolo in piedi a bocca aperta , lenza muoverfì<br />

mai, effetti <strong>del</strong>la Venullà, e grazie , che incanta le perlone , e rapilce gli<br />

animi . Siccome 1' animo di Alcibiade redava incantato dal parlar di Socrate<br />

, contuttocchè lo/z ) Filofofo , e brutto fuife, perciocché folea dire<br />

Alcibiade » eh' egli rimaneva più addolcito dalle parole di Socrate , che<br />

dalla fjave melodia di Marfia , e Olimpio eccellenti mufici : tanto era veemente<br />

, e efficace la lua grazia nelle parole , e geili ; la quale grazia è<br />

da tutti gli Oratori aXai commendata : né lolamente la dolce grazia <strong>del</strong><br />

dire , ma la bella Venuilà <strong>del</strong> volto , e <strong>del</strong>la perfona è commendabile in<br />

Uomo . Plutarco celebra il graziofo volto di Pompeo , che preveniva la<br />

grazia <strong>del</strong> fuo parlare : ValtHin imtio prxdivis fuit non mediocriter gratiofo ; q'à<br />

pr£icn'iel'at ejis orationem : feguita poi a dire , che tutte le fue Veneri , cioè<br />

grazie piene di gravità, erano con umanità congiunte , e nel vigore , e<br />

fiore <strong>del</strong>la gioventù fenile riluceva una regia maellà , Svetonìo in Augufto<br />

capitolo 79. loda la bellezza , e la Venuftà <strong>del</strong>la fua prefenza : Forma<br />

fuit exiinia. , C^ zait([ìij/ma ; di tal Venufià per tutti i gradi di età<br />

viene ancora da' Greci lodato Alcibiade . Marco Tullio iiteifo loda il<br />

volto, che arreca dignità, e Venullà infieme : Fidtus mult.im ajfert tum di-<br />

gnitatemy tum yenii(ì.item , Talché la Venultà in un Uomo e lodabile, e convenevole<br />

. Nella Donna non ne ragiono , poiché piuttolto fi amerà una_j<br />

men bella, che fia virtuofa , gentile, graziofa nel camminare , ragionare,<br />

e converfare» che una più bella di volto, fenza Venuftà , lenza virtù alcuna,<br />

rudica nel procedere, fci occa nell' andare, e infipida nel parlare.<br />

Abbiamo cinta la noitra figura , detta Venultà , col fuddetto cingolo<br />

da' Greci chiamato ce fio , ovvero balteo , che Venere di natura Madre di<br />

ogni Venullà, e grazia portar folea, per comparire graziofa, nel quale vi<br />

era tanta virtù, che negli a'orolì fdegni placava per fine l'iracondo, e<br />

furibondo Marte, e col medeùmo Giunone ricevutolo impreflo da Venere,<br />

puotè<br />

.

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