Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

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fefni debito di foddisfare , al che mai non riduconfi gì' inavveduti
fono , e non refticuendo il mal tranguggiato , né ancora fé gli rimette il
peccato » ed in buona confcguenza non fono in ilbto di falute ; in quello
difFerifce tal peccato dagli altri , che ove quelli fi cancellano col pentirfi *
e col ricirarfene indietro , quello richiede » oltre ciò , l' intiera foddisfazione
degl' ingoiati beni altrui •, ben dunque fi dee guardare ognuno da quefto
veleno delta roba aliena , che recata , eh' è una volta in cafa « non fi cava
mai più fuora ; e già vedefi per efperienza in tanti » che notoriamente
fi fanno, che hanno tolto gli alrrui beni , e prima fono andati all' altro
fecolo, che abbiano mai foddisfatto un piccio! quattrino ; ed in ciò il Diavolo
fi affatica più , che in niun altro peccato , fapendo > com' è (erratura
del Cielo, ed apertura delle voragini d'Inferno. E' fenza fallo peccato di
grande abbominevolezza , quello di torre la roba di altri , e fucchiare il
fangue a' Poveri, onde addivengono all' Uomo cotante miferie , e rovine
nella fama , e talora nelP onore : ed io ora m' avveggo del favellare , che
fece lo Spirito Santo dell' anima eletta , tacendo fimiglievole il fuo nafo
all' alta Torre di Libano , quale rifguarda inverfo Damafco « avendofi cosi
ne' calti colloqui , ed amorofi epitalami: "ì^afHS tnns pcut Tunis Libanì-,qL^
refplcit contr.1 DamafcHm . Cant. j, v. 4 Come ftava in acconcio un nafo
di tant' altezza nella faccia sì ricca di beltade , e vieppiù di ogni altra-*
riguardevole , e vaga della Santa Spofa ? e per tralafciare in quello palfo
i cotanti pareri de' Sagri Dottori, voglio colla licenza loro dire, che qui
favella lo Spofo alla fua Diletta ; ma perchè fono di tanta ibmiglianza »
ed amore » mi converrà dire dello Spofo Divino, quel eh' egli diife alleL_»
fua amata Spofa ; e eh' egli abbia il nafo si grande , s' intende per 1' ira ,
e sdegno , che talora gli annida nel petto , ficcorae fogliamo dir noi ad
uno, che ne adduce moleltia : eh di grazia non mi recar più travigli ,
che^l fine mi fai falire la muffa fui nafo; il che fcorgefi in alcuni animali,
che fdegnati , che fino, mandano fiuno , e quafi sfavillano fiamme per le
narici ; ficchè pel nafo dello Spofo fi ha intendimento dell' ira , e del fu-
ror di Dio, che è fomiglievole , e grande, quanto una Torre, ma che_?
riguarda la Città di Dimafco , eh' era nemica al Popolo di Dio , per fegno,
che fdegno tale lo mo(tra contro fuoi nemici, e fpecialmente contro
i Rubbatori de' beni altrui , effendo Damafco interpetrato : Bibcns fangtiìnem
, che vuol dire Succhiatore di fangue de' poveri , e bifognofi , con-
tro il quale avventare faette , e dardi di vendetta , facendone crudeliffima
flrage , E' gran peccato dunque il prendere i beni degli altri , mentre_»
Iddio moftrafi contro tal' errore cotanto sdegnato . Il Padre S. Agollino ,
parlando di tal fatto , dice , che uno , che rubba , acquilla una velie , raa_j
perde la fede , e dov' è il lucro , colà è il danno ; il guadagno è in cafla»
e il danno nella cofcienza ,
Ha dunque il forfennato Succhia tor di fangue una borfa in mano» una
collana , ed altre gioje , per fegno che mai non ceda di rubbare , né refla
per altro , fennon dal non potere ; mi raifero , e cieco » eh' egli è ! lla_j
pure con tutto il ladrocinio avvolto nelle miferie , e fotte il tetto delle
cala-