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Iconologia del cavaliere Cesare Ripa, perugino

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3^0 ^ ICONOLOGIA<br />

graziole con fuperbl , e lafcivi abbellimenti . Non piacque ad Augufto Tmperadore<br />

, ancorché taccile, di vedere un giorno Giulia fua figlia con abi-<br />

to licenziofo , che non fi conveniva : la vidde pofcia il di feguente ador-<br />

nata più modeflamente , allora egli abbracciandola le diiFe ; oh quanto è<br />

più lodevole quello abito in una figlia di Augullo , che quello di jeri !<br />

e febbene ella rifpofe : oggi mi fono adornata per gli occhi di mio Padre,<br />

e jeri per gii occhi di mio marito ; nondimeno fi converrla più alle Dame<br />

andare adorne in guifa tale •> che avellerò da piacere piuttoUo agli oc-<br />

chi de' padri , che agli occhi degli Uomini. A' Cavalieri poi in neirun__»<br />

modo convengonfi gli artifi^iofi adornamenti, fennon tanto, quanto comporta<br />

la virilità cavallerefca , perchè la bellezza virile poco deve cffer col-<br />

tivata . Ovvidio . ritìc coli modico forma lirilis amat. Nafcondanfi quelli<br />

Cavalieri , che per parer grazinfi pongono cura, ed arte particolare di<br />

fpa'Jeggiar fuora con ciuffi, ricci, e velìimenti lafcivi, e profumati, af-<br />

Icttando tanto il portar <strong>del</strong>la vita , i gelti <strong>del</strong> volto , con torcimenti di<br />

teda, e ghigni sforzati, il parlar melato con parole lìi-ntate , e lludiate ,<br />

che in vece di graziofi divengono piuttollo colla loro affettazione odiofì<br />

in vece di virili, effcniinati, morbidi, e <strong>del</strong>icati pcnfano d' eifere lìimati,<br />

e lodati , ma lono fprezzati , e biafimati ; ficcome il Cavaliero Mecena-<br />

te, febbene da' Poeti per la fua liberalità celebrato, da Seneca Filufifo<br />

per la fua affettazione \ilipefo nella Hpiifola 114. ove dice . ^lomodo Mc-<br />

cxnas z'ixerit, notius e(l •, q-iam ut narrar! nmc dehe.it , qwmodo ambitlAi'erit<br />

(jHam <strong>del</strong>icUHs fiierit , q:t.vn cnpient 'viden , q'iatn l'iti-i pt-i Litere nol».erit .<br />

;^iìd iìgo? non oratio ejns teqnc foliita efl , q'idtn ipfe dij'cin^usì non tam iti'<br />

fignia illius verbj flint, qnam 'viiltus , quam cor/iitatus, qu.r,n domus , qt.im uxer?<br />

h più ibbaflb . Mxcenai in culto fuo quid ptirius amne fditfqie ripa conienti-<br />

bus-, 'vide ut alueiirn lintribus aret , l'erfoqte iKido remictMt hortos ; q'iid fi q,is<br />

fernina cirro rrifp.it , c> iabris columbaf.ts > Sono quelli affettati Cavalieri fpia-<br />

cevoli a tutti, eziandio a* loro affezionati . Difpiacque ad Augnilo l'affet-<br />

tato parlare <strong>del</strong>i' illeifo Tofcano , per quanto fi narra da Svetonio nel cap.<br />

86. nella vita di jA ugnilo, e da Macrobio in quel tenore di lettera inier-<br />

ta nel primo libro de' Saturn'^li cap. 4. nella quale hicendofi beffe <strong>del</strong>la_j<br />

fua affettazione dice: Ita fano , mele <strong>del</strong>le genti, meluccio, avorio di To-<br />

fcana , Lalero Aretino , diamante <strong>del</strong> Mar infcriare I irreno, gioja tiberina<br />

, fmeraldo di Cilnia , Diafpro de' fìgoH , Brillo di Porfenna , abbi<br />

il cjrbiinchio, acciocché polfa congregare tutti i fimenti <strong>del</strong>le adultere.<br />

1 n quella maniera i Cavalieri, che vogliono atfettare la Venullà , e grazia<br />

con artitiziofi componimenti di perlbna, di abito , e di parole vengono<br />

fchcrniti, e burlati per fino dalli |iroprj amici, con gran perdita di riputazione,<br />

e grazia apprello ogni perfma grave, e prudente.<br />

L' uccelletto , che nella finillra mano dalla nollra figura fi tiene , da*<br />

Greci, e dal nodro l'iinij chiamato Jinge, non è altrimenti la Codazin-<br />

Zola , dai Latini detta Motaciila , ficcome malamente alcuni Autori hanno<br />

tradotto in Pindaro, in Svida,e 1' Interpetre di Teocrito nella Farma-<br />

ceutria s errando infiente eoa loro molti altri principali Scrittori , trai<br />

,<br />

quuli

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