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Tra i creditori del Vescovo anche un f<strong>il</strong>ius Ferri tenet<br />
unum pratum ad Salinum quod fuit Cetronis et unam petiam<br />
sim<strong>il</strong>iter, in cameo de Piro”. (G. Barachetti op. cit. pag.<br />
175).<br />
La studiosa ricorda che <strong>il</strong> nome di questi fondi o<br />
persone, richiama anche attualmente, zone ad est dei centri<br />
abitati: Salinum = Solina; Cetronis = Cedrini; Piro = Piro e<br />
ancora (sempre pag. 175 dello studio di Baracheti) La<br />
Fontana = Le Fontan e Fonteno; Brusati = Bruseti; Palua =<br />
Pala; Plaza = Piazza. Anche la stessa valle che dall’Argua<br />
scende a Piazza, è detta nella parte alta Valle di Colarete. La<br />
spiegazione si ha ricordando che nel 1225 <strong>il</strong> Vescovo<br />
cedette, come gia precisato, alla Chiesa di San Giorgio in<br />
Ardesio, i diritti e le decime su terre proprie della contrada<br />
ceretese di Piazza, per avere diritti e decime sulle vene<br />
argentifere che quella possedeva.<br />
Forse da allora i Ferri sono a Cerete? o non prima?<br />
Naturalmente, parecchi rami della loro rigogliosa pianta<br />
fam<strong>il</strong>iare si sono spenti, altri sono stati trapiantati altrove,<br />
altri ancora, mutando <strong>il</strong> cognome, come vedremo, hanno<br />
dato vita a nuovi casati. Data la loro attività di<br />
commercianti, oltre la gestione sul posto di estesi terreni e<br />
fabbriche di panni, l’emigrazione, come per i Marinoni,<br />
anche per i Ferri deve essere stata una necessità a cui non<br />
era possib<strong>il</strong>e sottrarsi: le assenze, però, quasi mai si<br />
facevano definitive. Ad intervalli più o meno lunghi, rientrare<br />
in patria era d'obbligo, come <strong>il</strong> partire.<br />
Lo stemma del casato, un leone rampante con tre stelle<br />
a sei punte e la corona, appare per intero in fondo alla tela<br />
del Guardi, che fa da pala all’altare dei Ferri (metà inferiore<br />
del leone azzurra in campo rosso; l’altra metà rossa in<br />
campo azzurro) nella chiesa parrocchiale di Cerete Basso; è<br />
scolpito nella pietra, sopra i portoni di alcune case di Cerete<br />
Alto tra le quali l’antico palazzo, proprio dei Ferri, alle<br />
Fontane. Lo stemmario di Cesare De Gherardi Camozzi, del<br />
1888, riguardante la bergamasca, però, non lo riporta.<br />
D’origine veneta forse? Alcuni elementi a favore, non<br />
mancherebbero. I carteggi esistenti nei due archivi<br />
parrocchiali, provano infatti, con certezza, una lunga<br />
permanenza di Ferri ceretesi a Venezia, durante <strong>il</strong> dominio<br />
della Serenissima e la loro feconda attività, <strong>il</strong> saldo legame<br />
teso fra <strong>il</strong> paese natale a quello ospitante, la buona<br />
posizione raggiunta.<br />
Ma la documentazione sullo stemma manca, così <strong>il</strong><br />
campo delle ipotesi si amplia e sconfina. Un ceramista<br />
francese incaricato da parte di un emigrante di riprodurlo su<br />
piatto da appendere, l’avrebbe perfino attribuito al duca<br />
Ferri di Lorena...<br />
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