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favor delli N.H. <strong>il</strong>lustrissimi fratelli Beregani nipoti<br />

direttissimi (Nicola e Pietro Carlo).<br />

Questo testamento riveste una importanza considerevole<br />

nella ricostruzione delle vicende famigliari, poiché Baldissera<br />

Beregan, non avendo avuto figli, concentrò nelle mani dei<br />

nipoti Nicola e Pietro Carlo le sue numerosissime proprietà<br />

non solo nel Thienese, ma anche nel Basso Vicentino.<br />

1.3.9. FRANCESCO BEREGAN DI NICOLO’ SENIOR<br />

Francesco Beregan, di carattere irrequieto e qualche<br />

volta violento, nel 1689 per varie cause fu bandito dal<br />

Consiglio dei X. Si ravvide in seguito, ma nel giugno del<br />

1709, a 49 anni morì. Si esercitava nella poesia a di lui<br />

rimane un epigramma latino "In lauream Gergii Cornelii" che<br />

si trova indicato nel catalogo del Priuli.<br />

1.3.10. NICOLA (NICOLO’) BEREGAN JUNIOR<br />

Nicolò o Nicola Beregan figlio di Antonio e nipote di<br />

Nicolò senior, fu avvocato e un appassionato studioso. Si<br />

sposò nel 1737 con Elisabetta Lippomanno, nob<strong>il</strong>e<br />

veneziana. Non ebbe figli.<br />

Di questo Nicolò Beregan, che definiremo junior per<br />

distinguerlo dal più celebre nonno, esiste un sonetto nelle<br />

rime raccolte per le nozze di Gaetano Molin e Delfina<br />

Loredan (Padova, Stamperia del Seminario, 1744), un<br />

componimento intitolato "Il Museo di Apollo”. Altro lavoro<br />

noto dato alle stampe fu Poesie diverse di Nicolò Beregan,<br />

patrizio veneto e senatore, tratte alla luce di mano<br />

rispettosamente amorevole (Padova, Gonzatti, 1786).<br />

Nicolò Beregan junior si distinse per i suoi studi f<strong>il</strong>osofico<br />

– letterari. Sul finire della sua vita si ritirò a Padova, da<br />

dove, durante l’autunno, tornava a Vicenza, nella sua casa<br />

padronale di Maddalene, non grandiosa, ma comoda e ben<br />

curata, per ritemprare le forze e ricreare lo spirito.<br />

Fra le varie cariche da lui ricoperte, si deve ricordare<br />

quella del 1764 alla Quarantia Civ<strong>il</strong> Vecchia; nel 1765 alla<br />

Quarantia Criminal; nel 1767 fu podestà e capitano a<br />

Capodistria e là venne iscritto alla Accademia dei Risorti e<br />

per gli abitanti scrisse <strong>il</strong> XXXI sonetto delle Poesie sopra<br />

richiamate, quale ringraziamento per l'affetto che gli abitanti<br />

di Capodistria gli dimostrarono. Nel 1770 fu Provveditore<br />

alle Biade; nel 1773 fu Aggiunto ai Provveditori sopra i Beni<br />

Inculti, nel 1775 fu Provveditore alle Artiglierie a nel 1779<br />

era Provveditore agli Ori e Argenti, dopodichè a 67 anni,<br />

lasciato lo scranno di senatore, si ritirò a Padova. Qui morì<br />

nella notte tra <strong>il</strong> 30 novembre a <strong>il</strong> 1° dicembre 1793.<br />

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