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dunque, originata da un fenomeno carsico, nella forma di<br />
valle ad imbuto, la più tipica delle doline. Queste si sono<br />
formate principalmente per effetto della erosione e della<br />
corrosione dell’acqua nel corso dei secoli. E’ riconoscib<strong>il</strong>e per<br />
la forma, poiché <strong>il</strong> fondo della dolina è più piccolo del<br />
diametro di superficie. Se la profondità fosse ancora<br />
maggiore, saremmo in presenza di un abisso. Il fondo,<br />
ricoperto da uno strato di terreno ricco di sostanze<br />
organiche e di detriti calcarei, consente la messa a coltura di<br />
vigne o a erba, come nel caso in specie.<br />
Partendo quindi dal finire del decimo secolo, è accertato,<br />
da documenti tuttora esistenti presso la Biblioteca Bertoliana<br />
di Vicenza, 8 che <strong>il</strong> terreno su cui sorgeva la primitiva<br />
chiesetta e l'annesso modesto convento, era di proprietà del<br />
monastero benedettino di S. Felice che lo conservò fino al<br />
28 luglio 1426, allorché papa Martino V trasferì alla<br />
prebenda arcidiaconale del Duomo la suddetta chiesa ed i<br />
benefici del convento di S. Maria Maddalena di Portauova.<br />
Questo è quanto risulta anche da alcune pergamene<br />
conservate presso 1'archivio capitolare, <strong>il</strong> cui testo, redatto<br />
in latino, recita così:<br />
"Exihibita siquidem nobis super pro parte d<strong>il</strong>ecti f<strong>il</strong>ii<br />
Antonii De Cadianis archidiaconi ecclesie vic. peticio<br />
continebat quod licet archidiaconus... in magna homini<br />
verenatione magnoque honore in <strong>il</strong>lis partibus habeatur ipse<br />
tamen... iuxta sue dignitatis exigentiam decenter vivere et<br />
incombentia sibi onera commode nequit supportare. Yerum<br />
sicut eadem peticio subiungebat di S. Nicolai prioratus<br />
noncupata cuis septuaginta et Omnium Sanctorum de<br />
Valdagno, que alias eidem ecclesiae S. Nicolai autorictate<br />
apostolice, dicitur unita fuisse et cuis quadraginta necnon S.<br />
Mariae Magdalena de Gazo extra muros vinc. ruralis<br />
ecclesiae cuis quinque prefato archidiaconati cuis<br />
quadraginta sex ducatorurn auri fructus... non excedunt<br />
perpetuo incorporarerunt... non solum archidiaconus ipse<br />
statum suum decentius... qua re…” 9<br />
Secondo <strong>il</strong> Mantese, dopo la partenza delle monache<br />
all'inizio del 1300, del convento presero possesso certi frati,<br />
come ricorda anche <strong>il</strong> cronista Ferretto de' Ferretti nel suo<br />
testamento del 4 apr<strong>il</strong>e 1337, senza peraltro specificare a<br />
quale ordine religioso appartenessero. Anche Viviana di<br />
Lanzè parla di questi frati nel suo testamento del 1330.<br />
Forse erano benedettini conversi, sim<strong>il</strong>i a quelli esistenti a<br />
Lisiera, ed è certo che la direzione della comunità religiosa<br />
_________________________<br />
8<br />
G. Mantese, Memorie storiche ecc., vol. II, Vicenza, 1953, pag. 225 e<br />
nota 80<br />
9<br />
G. Mantese, ibidem, pag. 225 e nota n. 80<br />
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