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Giovanni, Pasqualotto Domenico, Zambon Francesco (che<br />
viene descritto come infermo all’ospedale), Marola Giacomo<br />
e Rossi Giacomo, Baldan Antonio, Veronese Bastian, Gobato<br />
Zuanne, Busolo Giacomo, Bonetto Anna, Canton Domenico;<br />
e ancora Bortolamio Carta, Pietro Montemezzo, Battarotti<br />
Antonio detto Mattiello, Pagello Bortolamio, Zanolo Carlo,<br />
Arpegaro Zuanne, Todescato Giobatta, Anzolo Maddalena,<br />
Gian Maria Rizzi detto Morando, Bortolazza Lucia, Francesco<br />
Franco, Tapparello Iseppo, Santolin Bartolamio, infermo; e<br />
ancora Giacomo Ferarotto, scritto proprio così, questo<br />
certamente un mio avo, che lavorava campi 70 con una<br />
boaria in Lobia. E poi ancora Francesco Dall’Osto, Giacomo<br />
Calcara, Girolamo Testa, Anzolo Paiusco, Paulo Pavan, Paulo<br />
Crestanello, Francesco Marangon e questi per citare solo i<br />
nomi più noti.<br />
Questa nuova lista, riveduta e corretta, consegnata al<br />
capitano di Vicenza, gli consente di poter imporre le nuove<br />
tasse, ed infatti <strong>il</strong> 16 novembre 1723 <strong>il</strong> padre Francesco<br />
Dalle Molle, procuratore del convento di Maddalene,<br />
deposita ducati sette quale imposta dovuta dal convento,<br />
che sono comunque molto meno dei trentuno pretesi anni<br />
prima dai governatori di allora, quale imposta di macina sul<br />
sorgo.<br />
La contesa comunque non è ancora giunta al termine. Il<br />
primo ottobre 1728 Iseppo Ghirardello, decano della Coltura<br />
di S. Croce, comunica a Benedetto Ongaro, governatore<br />
della stessa Coltura, che <strong>il</strong> convento di Maddalene non è mai<br />
stato allibrato per imposta per macina sorgo, perchè non vi<br />
è soggetto. Il tutto a seguito della insistenza con cui questo<br />
Ongaro vorrebbe obbligare i Girolimini al pagamento della<br />
predetta tassa. Finalmente <strong>il</strong> 20 apr<strong>il</strong>e 1729 <strong>il</strong> Vice Capitano<br />
di Vicenza Antonio Diodo, emette la sua sentenza.<br />
“Se è così - dice <strong>il</strong> testo della sentenza - che le Colture<br />
della città e così quella di S. Croce, non siano obbligate<br />
verso <strong>il</strong> territorio a corrispondere che <strong>il</strong> solo datio della<br />
macina minuti e seppure così è, che li reverendi Padri della<br />
Maddalena non facciano macinare o consumino minuti.<br />
Comandiamo alli Governatori d’essa Coltura, che nelle colte<br />
degli habbitanti comandate alla Coltura medesima per <strong>il</strong><br />
pagamento del suddetto datio, non debbano includere essi<br />
rev.di Padri come quelli non macinano o consumano grani<br />
come sopra soggetti e molto meno debbano quelli carrattare<br />
nel comparto sarà fatto, o obbligarli ad altro pagamento in<br />
pena di ducati 50 in spetialità e maggiori etiam corporali ad<br />
arbitrio in caso di inobbedienza ".<br />
In seguito a questa sentenza, <strong>il</strong> 5 novembre 1737, viene<br />
stipulato tra <strong>il</strong> signor Paolo Stoppa, "sublocatore del datio<br />
macina di tutte le biade da spiga di tutte le Colture della<br />
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