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aspetti autonoma nuova tipologia di altari, edicole e<br />
tabernacoli. Non manca la stessa Lodi, di suggerircene<br />
plausib<strong>il</strong>e regesto, catalogandovi opere da Vicenza (altar<br />
maggiore di Santa Chiara) a Torri di Quartesolo, da Piovene<br />
a Malo e ad Albettone: particolare riguardo andrebbe<br />
riservato all’Oratorio del Redentore, in V<strong>il</strong>la Velo a Velo<br />
d’Astico, costruito dal 1704 al 1706, <strong>il</strong> cui altare sarebbe<br />
visto tra le cose più affini alla nostra edicola delle<br />
Maddalene.<br />
Preme adesso rimarcare come la nostra edicola accolga<br />
non tanto una tela, quale logicamente si aspetterebbe, ma<br />
una “imprevista pala plastica”: nella calda pietra dei Berici,<br />
ignoto scultore, con disinvolto piglio di simpatica<br />
popolaresca ingenuità accentuata dall’aus<strong>il</strong>io del colore, ci<br />
presenta <strong>il</strong> toccante episodio del Cristo risorto, sorpreso<br />
dalla Maddalena in mentita veste d’ortolano. Davvero raro,<br />
in ambiente vicentino, questo espediente di sostituire, su di<br />
un altare, un dipinto con un altor<strong>il</strong>ievo: arretrando di un<br />
decennio e a prescindere dallo scarto di una più alta<br />
aristocratica qualità, <strong>il</strong> pensiero va al vigoroso altor<strong>il</strong>ievo del<br />
1709, invero quasi un “tutto tondo”, con <strong>il</strong> “Presepio” di<br />
Orazio Marinali, oggi nella chiesetta interna dell’Ospedale di<br />
San Bortolo. In seguito, e sempre per non allontanarsi di<br />
molto inoltrandosi nel Settecento, credo si debba arrivare<br />
alla bella ancona marmorea, con santa Savina penitente ai<br />
piedi della Trinità, ora a Trissino, in v<strong>il</strong>la Trissino Marzotto:<br />
provenendo dall’altare, compiuto nel 1729, della scomparsa<br />
cappella di Palazzo Trissino Baston (attuale residenza<br />
municipale di Vicenza) scolpita sulla falsariga di un disegno<br />
di Antonio De Pieri e già ritenuta di Orazio Marinali, è, per la<br />
cronologia (Orazio muore nel 1720) nonché per lo st<strong>il</strong>e,<br />
plausib<strong>il</strong>mente riferib<strong>il</strong>e a Giuseppe Bernardi, detto <strong>il</strong><br />
Torretto (per inciso primo maestro di Antonio Canova) 21 .<br />
Oltre all’altare maggiore, anche i due altari laterali sono<br />
da attribuire alla bottega di Zuanne Merlo. E’ corretto fare<br />
questa affermazione, perché proprio in occasione del<br />
restauro avvenuto nella primavera del 2009 ad opera degli<br />
allievi dell’omonimo corso ENGIM di Vicenza sotto la guida<br />
della docente Elena Zironda – altri allievi rispetto a quelli<br />
impiegati per <strong>il</strong> restauro dell’altar maggiore, – un attento<br />
esame ha permesso di stab<strong>il</strong>ire con assoluta certezza che la<br />
mano che qui ha operato è diversa da quella che ha<br />
realizzato l’altar maggiore. I due altari sono stati realizzati<br />
tra <strong>il</strong> 1664 ed <strong>il</strong> 1666 in pietra tenera dei Berici e marmi<br />
policromi. Questa caratteristica si evince dal confronto con i<br />
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21 F. Barbieri, L’ingegno di un foresto, in Il Giornale di Vicenza del 13<br />
agosto 2007, pag. 39<br />
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