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Tuttavia Eugenio IV non volle sentir ragioni ed <strong>il</strong> 13<br />

marzo 1438, ancora da Ferrara, emanò una nuova bolla<br />

nella quale dichiarava apertamente <strong>il</strong> suo sostegno ai<br />

Girolimini, investiti dei beni di S. Maria Maddalena da oltre<br />

un anno. Si chiudeva così, con questo importante atto<br />

ufficiale pontificio la diatriba tra i vicentini ed <strong>il</strong> Pontefice, a<br />

tutto favore della comunità religiosa dei Girolimini.<br />

Nonostante 1’iniziale ost<strong>il</strong>e accoglienza riservata loro dai<br />

Vicentini, questi monaci, guidati da fratel Bartolomeo non si<br />

persero d'animo e si misero subito all’opera nell'intento di<br />

migliorare e ampliare sia la chiesa che <strong>il</strong> convento che li<br />

ospitava. Dalle notizie raccolte, questa prima comunità era<br />

composta da una decina di religiosi, compreso <strong>il</strong> già citato<br />

priore fratel Bartolomeo.<br />

Superati i primi anni di isolamento, (allora la città vera e<br />

propria esisteva soltanto dentro le mura e Maddalene era<br />

veramente aperta campagna) questi religiosi ebbero subito<br />

modo di farsi apprezzare da quella stessa gente che<br />

inizialmente li aveva invece osteggiati. Non tardarono ad<br />

arrivare lasciti e generose offerte che furono impiegate nei<br />

lavori già intrapresi. Non mancano al riguardo, numerose<br />

testimonianze e documentazioni, come quella del 21 apr<strong>il</strong>e<br />

1439 quando vennero lasciati da uno sconosciuto duecento<br />

ducati aurei per la costruzione "dell’eremitorio di S. Maria<br />

Maddalena”. Anche un’altra nob<strong>il</strong>donna dell’epoca,<br />

Imperatrice Bissarí, donò <strong>il</strong> 20 settembre 1456, venticinque<br />

ducati per la medesima finalità.<br />

La comunità religiosa aveva una propria organizzazione<br />

con al vertice <strong>il</strong> Priore, responsab<strong>il</strong>e principale, ed un<br />

procuratore al quale era affidato l’incarico di sbrigare gli<br />

affari correnti riguardanti la comunità religiosa. Tanto la<br />

carica di priore quanto quella di procuratore, in genere<br />

venivano ricoperte a turno dai membri della stessa comunità<br />

e avevano la durata di circa un anno. Questo si evince dalla<br />

lettura degli atti capitolari, durante i quali tutti i religiosi<br />

presenti davano o negavano <strong>il</strong> loro assenso alle proposte<br />

presentate di volta in volta dal padre priore e che<br />

riguardavano gli interessi del convento. Il capitolo veniva<br />

convocato dal priore al suono della campanella, la stessa<br />

ancor oggi esistente nel coro della chiesa di Maddalene,<br />

luogo deputato tanto per le preghiere quanto per la<br />

celebrazione dei capitoli.<br />

Data lettura dell’argomento da trattare, ad ogni religioso<br />

veniva richiesto di esprimere <strong>il</strong> proprio parere e di<br />

sottoscrivere l’atto relativo (sim<strong>il</strong>e ad un verbale attuale),<br />

registrato poi dal notaio chiamato a registrare le scelte<br />

adottate.<br />

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