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Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil

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Con la caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943 al ritorno anche se brevissimo dei partiti<br />

politici, si creò la possibilità di manifestare pubblicamente rabbia, risentimenti a lungo covati<br />

e repressi.<br />

In quei giorni si gridava «Viva Matteotti», il martire assassinato diciannove anni prima, si<br />

venivano a conoscere i nomi dei dirigenti sindacali antifascisti: Buozzi, Roveda e Grandi e<br />

altri divennero la bandiera dei lavoratori.<br />

Gli antifascisti usciti dal carcere, dal confino, rientrati dalla Francia assunsero la direzione del<br />

movimento, la maggioranza dei lavoratori in quelle giornate si ritrovò unita in un comune<br />

sentire: la presa di coscienza delle ingiustizie, dei torti subiti, e la speranza in parole nuove e a<br />

lungo ignorate: libertà, giustizia, pace, il che determinò un'indistinta generica solidarietà: la<br />

solidarietà di classe.<br />

Oggi mi sembra di sentire quello slogan di allora: «Uniti si vince» che fu inconsciamente la<br />

molla che impresse forza al movimento unitario.<br />

I dirigenti con lunga esperienza sindacale quali Bruno Buozzi, Giuseppe Di Vittorio, Achille<br />

Grandi, Oreste Lizzadri ebbero il merito, l'intelligenza di interpretare quei sentimenti, quelle<br />

aspirazioni e di operare perché essi si traducessero in fatti.<br />

La resistenza nata dopo l'8 settembre, dopo il proclama del generale Kesserling, che dichiarò<br />

il territorio italiano sottoposto alle leggi e ai tribunali tedeschi, fu un potente detonatore per<br />

innescare l'unità del 'mondo del lavoro. Da quel momento la parola d'ordine del Cln fu:<br />

«Unità di popolo, unità dei partiti».<br />

La resistenza fu quindi plurale ma unitaria. Consentitemi ricordi personali: gli operai<br />

dell'Isotta Fraschini di .Milano, che ci rifornivano di armi, quelli della Rumianca, dell'Ilva,<br />

della Montedison, che ci sostenevano nella VaI d'Ossola con concrete iniziative, non ci<br />

chiedevano a quale partito appartenessimo. Era un'unità fra diversi, unità dialettica, unità<br />

faticosamente raggiunta, imposta dalla durezza della lotta.<br />

Gli scioperi per rivendicazioni economiche e contro gli invasori si susseguivano. Nel<br />

dicembre 1943 a Sesto San Giovanni, allora grande centro industriale, lo sciopero fu totale;<br />

nei. primi del gennaio 1944 si estesero alla Franco Tosi di Legnano, alla Comerio di Busto<br />

Arsizio e in altre località. Hitler e il generale Wolf preoccupati per l'allargarsi della rivolta<br />

inviarono in Lombardia il generale Zimmerman con pieni poteri per reprimere ogni sedizione.<br />

Il 28 febbraio 1944 L'Avanti! clandestino (edizione milanese) aveva riportato l'ordine del<br />

giorno del Comitato di liberazione nazionale - Alta Italia d'appoggio allo sciopero proclamato<br />

dal Comitato segreto d'iniziativa, sostenendo che si trattava di uno sciopero generale<br />

insurrezionale.<br />

Per una settimana, dal 1° marzo, alcune centinaia di migliaia di lavoratori avevano bloccato<br />

tutte le produzioni belliche. La reazione, la repressione delle SS fu brutale.<br />

Queste vicende consolidarono i vincoli unitari del mondo del lavoro e furono il terreno che<br />

consentì la stipulazione di quello storico Patto di Roma firmato in una giornata drammatica, il<br />

3 giugno del 1944.<br />

Le forze armate germaniche in fuga da Roma, quel giorno, trascinarono con se quattordici<br />

patrioti e li assassinarono alla «Storta» sulla via Salaria.<br />

Fra essi, Bruno Buozzi che era stato il lungimirante ideatore di quel disegno unitario e il<br />

paziente costruttore dell'accordo. Né si dimentichi che fra le carte che gli trovarono al<br />

momento dell'arresto c'erano anche le bozze dei primi progetti per la realizzazione della unità<br />

sindacale.<br />

Buozzi, Grandi, Roveda e Di Vittorio erano stati i sostenitori dell'autonomia delle<br />

organizzazioni sindacali dalla interferenza dei partiti.<br />

La perdita di Buozzi lasciò un vuoto incolmabile. Buozzi era stato un dirigente sindacale che<br />

aveva fatto la sua esperienza nei primi anni del fascismo, quale segretario generale della Fiom<br />

che aveva firmato il contratto nazionale di lavoro di otto ore.<br />

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