Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil
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della politica di governo, le aspirazione della classe lavoratrice, in piena indipendenza da ogni<br />
ingerenza partitica, governativa o confessionale, nella visione di una migliore società; 2. darsi,<br />
ai fini della sua funzionalità e per il conseguimento dei suoi obbiettivi, la massima<br />
articolazione strutturale nelle categorie, opportunamente coordinandole, nell’assoluto rispetto<br />
della loro autonomia; 3. imprimere allo sviluppo dell’azione sindacale una procedura<br />
rigidamente democratica tale da rendere i lavoratori partecipi e coscienti delle lotte che<br />
affrontano; 4. impegnarsi ad imporre alle altre organizzazioni sindacali nei limiti più ampi e<br />
possibili ed attraverso un sano e coerente indirizzo sindacale, impostazioni e soluzioni<br />
unitarie dei problemi che interessano i lavoratori; 5. intervenire attivamente in tutti i problemi<br />
di politica sociale ed economica ed ogni volta che, direttamente o indirettamente siano in<br />
gioco le sorti della classe lavoratrice.<br />
Nel periodo della ricostruzione, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il sindacato<br />
lottava per l’occupazione, per i miglioramenti salariali e per un maggiore coinvolgimento sul<br />
posto di lavoro; anche in quegli anni la <strong>Uil</strong> non rinunciò mai di porre al centro del proprio<br />
dibattito i problemi e le preoccupazioni derivanti dall’andamento della situazione generale del<br />
Paese e della condizione economico-sociale non solo dei lavoratori, ma anche dei disoccupati<br />
e più in particolare dei pensionati e degli emarginati. Elaborazioni che partivano dalla crisi<br />
economica aggravata da una inflazione galoppante, dai salari legati a gabbie che rendevano<br />
ancora più mortificanti le condizioni dei lavoratori, da riforme politiche ed economiche —<br />
come quella della terra per la quale la UIL si spese molto - che tardavano ad arrivare, in un<br />
Paese che cambiava, crescendo in modo disarticolato e mantenendo vaste aere in una<br />
condizione di bassa cultura e ignoranza, rendendo ancora più difficili le condizioni di vita e di<br />
lavoro dei lavoratori e dei più poveri.<br />
Nel decennio successivo alla costituzione della UIL, una delle preoccupazioni costanti fu<br />
quella di creare i presupposti affinché la classe lavoratrice crescesse insieme allo sviluppo del<br />
paese, in modo da essere garante della costruzione di una società nel benessere, nella<br />
concordia e per la pace tra i popoli. Nel 1958 il congresso nazionale della <strong>Uil</strong> fu aperto dalla<br />
relazione di Viglianesi: “Il potere contrattuale del sindacato forza propulsiva della società”,<br />
titolo esemplificativo della volontà di voler costruire un soggetto politico capace di apportare<br />
tutti quei cambiamenti indispensabili per costruire una moderna società. Il congresso, poi,<br />
approvò la mozione conclusiva, individuando, tra l’altro, come problema principale da<br />
risolvere con lo sviluppo della occupazione, anche la riforma strutturale dell’economia, come<br />
il motore per tutti i cambiamenti.<br />
Le risposte che venivano dal mondo politico e delle imprese erano ancora lontane dagli<br />
obbiettivi che il sindacato in generale, e la <strong>Uil</strong> in particolare, ponevano. Escludendo alcuni<br />
“esperimenti”, su tutti Olivetti ed il mondo Fiat, esisteva una cesura tra lavoro e società.<br />
Questa con tutte le sue problematiche restava fuori dei cancelli della fabbrica e dai posti di<br />
lavoro. Così come il sindacato spesso si fermava dietro quei cancelli non uscendo, anzi come<br />
si disse poi non “riversandosi nella società.”<br />
Lo sviluppo disarticolato ed in parte anche caotico dell’Italia poneva, con crescente urgenza,<br />
problemi nuovi che aumentavano le difficoltà di quelli già presenti, sofferti non solo dai<br />
lavoratori, ma anche da tanti cittadini. La <strong>Uil</strong> facendosene carico, divenne la principale<br />
organizzazione portatrice delle rivendicazioni indispensabili per risolverli.<br />
Un caso per tutti è l’attenzione con cui fu seguita la situazione della politica abitativa, degli<br />
sfratti e il bisogno di case nelle grandi città, a seguito dell’inurbamento di grandi masse di<br />
lavoratori, in particolare modo per l’imponente flusso migratorio che dal Mezzogiorno<br />
spostava centinaia di migliaia di disoccupati e sottoccupati alla ricerca di lavoro al nord.<br />
I cambiamenti maggiori si cominciarono ad intravedere intorno agli anni sessanta. In quegli<br />
anni si comincerà a parlare di politica dei redditi e di politica di piano, dell’attuazione di<br />
quelle misure che oltre a rilanciare lo sviluppo economico fossero capaci di tutelare il potere<br />
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