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Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil

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costruito il Paese, forse, ma non si è costruita la coscienza del Paese nel senso di andare fino in fondo<br />

rispetto alle responsabilità che il Paese ha avuto nel fondare il fascismo come prima pietra su cui il<br />

nazismo – Hitler poi lo diceva – si è ispirato, nel collaborare fino in fondo, anche dopo l'8 settembre,<br />

con questo regime totalitario, che ancora adesso ha delle radici che ogni tanto scopriamo nel desiderio<br />

di molti di respingere tutto quello che può essere una cultura politica diversa, un modo di pensare al<br />

futuro diverso, che non segua le regole soltanto del mercato, del denaro e dello sfruttamento, ma che<br />

cerchi di costruire una società nuova dentro di noi, e non solo nelle apparenze.<br />

Marisa OMBRA, staffetta partigiana<br />

Vorrei premettere due piccole cose. Prima di tutto vorrei ringraziare chi ha ideato e costruito questo<br />

fascicolo, che io vedo come un pantheon femminile, la cui lettura tra l'altro contraddice<br />

clamorosamente le stupide cose, le stupide parole che hanno accolto Vera e le altre deportate al loro<br />

arrivo dai campi di concentramento. Si vede in queste storie che cosa sono state veramente e perché<br />

queste donne hanno fatto quello che hanno fatto.<br />

La seconda cosa che vorrei premettere è questa: il fatto che una grande organizzazione dei lavoratori e<br />

un importante Centro di studi sindacali, come questo della UIL, abbiano deciso di dedicare un<br />

convegno alle donne nella Resistenza mi pare una cosa straordinaria; un segnale positivo, quasi un<br />

segno di luce in questo momento così pieno di confusione, così pieno di incertezze, in cui non si<br />

capisce più bene che cosa è stata e che cosa non è stata quell'epoca della nostra storia, e in cui sono<br />

rimesse in discussione le motivazioni e i fatti che sono all'origine della nostra attuale democrazia. È<br />

anche un momento, quello, – e questo va ricordato, a proposito del titolo – in cui riparte la storia<br />

politica delle donne, che era stata, come ben sapete, cancellata dal fascismo, storia politica che<br />

proseguirà e dilagherà dopo la fine della guerra, e che avrà un'importanza fondamentale specialmente<br />

nei primi anni del dopoguerra, quando in Italia è il caos, quando le scuole sono occupate dagli sfollati,<br />

da quelli che avevano avuto la casa distrutta dai bombardamenti, e i bambini quindi non avevano dove<br />

andare a scuola. Un momento in cui i bambini senza famiglia e senza casa si<br />

incontravano per strada, senza sapere dove andare; un momento in cui non<br />

c'erano i trasporti, non c'era più nulla, non c'era più niente da mangiare, e la<br />

presenza femminile in quegli anni è stata determinante. Tra l'altro,<br />

tornavano o non tornavano i prigionieri, non si capiva se erano vivi o se<br />

erano morti, e la presenza delle donne in quei primi mesi è stata<br />

determinante per portare un segno di minima normalità nel ripartire a<br />

ricostruire una vita normale.Mi è stato chiesto di portare una testimonianza<br />

di quello che le donne hanno fatto, di quello che le donne sono state nella<br />

Resistenza. Io vorrei non tanto raccontare dei fatti, ma cercare di restituire il<br />

senso di quella scelta, senza naturalmente sottrarmi a qualche brevissima esemplificazione, per rendere<br />

più evidente quello che dirò.Io sono stata staffetta partigiana nelle formazioni garibaldine. Avevo 19<br />

anni quando sono andata nelle Langhe, ne aveva 17 mia sorella che venne con me, ne aveva poco<br />

meno di 40 la mia mamma. L'occasione è stata data dagli scioperi del marzo '44, quelli di cui Piero<br />

Boni ha parlato, così importanti per la lotta contro il fascismo e per la fine della guerra. Mio padre era<br />

stato arrestato come organizzatore di questi scioperi e prelevato, e praticamente già condannato prima<br />

ancora di un processo che non si sapeva ancora se ci sarebbe stato o non stato, ma preventivamente<br />

condannato alla fucilazione e alla deportazione. Venne liberato rocambolescamente da un commando<br />

di partigiani travestiti da Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, che lo portarono nelle Langhe,<br />

dove cominciò a organizzare le bande partigiane. Noi, rimaste a casa, eravamo naturalmente molto<br />

esposte alla rappresaglia, e scegliemmo di andare anche noi nelle Langhe, dove subito ci separammo e<br />

ognuno andò ad operare in zone differenti. Questo per dire che per me la scelta di fare<br />

la partigiana non è stata altro che un semplice, naturale atto di coerenza con la storia famigliare,<br />

peraltro cominciata molto prima, nell'inverno del '42-'43 quando, ancora più bambine, io e mia sorella<br />

collaborammo a stampare dei fogli clandestini che preparavano lo sciopero del marzo '43 il quale,<br />

insieme allo sbarco alleato in Sicilia, determinò praticamente<br />

la caduta di Mussolini.<br />

Che cosa faceva una staffetta partigiana? Qui è stato detto<br />

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