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Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil

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Con quegli scioperi, si può dire che il Sindacato rinasce prima della stessa liberazione. Ed è<br />

proprio questo desiderio che insieme al bisogno di democrazia fa convergere due spinte:<br />

quella politica e quella dei lavoratori.<br />

Rinasce il Sindacato perché c’è un’altra resistenza che vive in quei mesi anche se è ancora<br />

troppo sottovalutata e poco studiata. Ed è quella delle prime lotte in fabbrica, lotte allo stesso<br />

tempo per la libertà e la democrazia e per migliori condizioni di vita.<br />

Prima della caduta del fascismo, il primo segnale che fa capire che si sta aprendo la strada per<br />

il ritorno della democrazia viene dai grandi scioperi del nord che si manifestano a partire dal<br />

25 luglio del 1943.<br />

A dare il via sono gli operai della fiat di Mirafiori che chiedono l’indennità di sfollamento per<br />

i bombardamenti e per il carovita che colpisce soprattutto i generi di prima necessità. “Pace e<br />

pane” è la parola d’ordine degli scioperanti: dalla Fiat gli scioperi si estendono a molte<br />

fabbriche del nord, In Piemonte come in Lombardia.<br />

Personaggi che hanno vissuto quel periodo buio della storia italiana, come l’onorevole Aldo<br />

Aniasi, Tino Casali, ed altri non meno importanti, sono una autentica testimonianza dei fatti<br />

criminosi operati dalle camicie nere con centinaia di arresti, fucilazioni, deportazioni nel<br />

tentativo non riuscito di piegare i lavoratori stessi.<br />

Dal 1° marzo all’8 marzo del 1944 i tranvieri milanesi paralizzarono la città in segno di<br />

protesta.<br />

Sono queste vicende che testimoniano il grande contributo che il mondo del lavoro ha dato<br />

alla liberazione del paese, il diritto dei lavoratori di continuare ad esercitare una vigilanza a<br />

tutela e a difesa della dignità della democrazia nel nostro Paese.<br />

Nei 20 mesi di occupazione nazista centinaia di migliaia di lavoratori delle fabbriche<br />

settentrionali costituirono una spina nel fianco del dispositivo nazista delle fabbriche.<br />

La politicizzazione del movimento fu dimostrata dai contenuti del manifesto che in quei<br />

giorni circolava fra gli operai per chiarire le motivazioni e le finalità degli scioperi.<br />

In esso si leggeva fra l’altro. “ i nostri scioperi hanno un significato ben più grande del solo<br />

movente economico: essi sono un atto di condanna per il regime fascista e i suoi complici;<br />

con questo atto noi gridiamo al mondo che il popolo italiano vuole separare ogni<br />

responsabilità da quelle del fascismo”.<br />

E, non furono solo i lavoratori delle fabbriche a lottare ma anche categorie a quel tempo<br />

considerate meno impegnate. Si erano uniti allo sciopero anche impiegati e giornalisti:<br />

scioperarono anche gli studenti universitari, cacciando dagli atenei i professori fascisti.<br />

I lavoratori italiani hanno il merito di aver salvato il patrimonio produttivo del paese dai<br />

nazisti, le centrali elettriche dalla distruzione, si sono sempre riconosciuti in questo stato<br />

sapendo distinguere fra Repubblica ed il suo Governo.<br />

E’ in questa maturità e consapevolezza che sta la forza del movimento dei lavoratori italiani<br />

nella capacità di identificazione del popolo nelle sue istituzioni.<br />

Ecco perché anche in una situazione quale quella odierna guardiamo con fiducia il futuro: la<br />

maturità e la forza della nostra democrazia si fondano sulla capacità di esistenza, di lotta delle<br />

masse popolari e lavoratrici.<br />

L’omaggio che noi rendiamo ai lavoratori vittime del nazifascismo vuole avere anche il<br />

significato di respingere i tentativi revisionisti, riaffermare i legami fra mondo del lavoro,<br />

Resistenza, Repubblica e Costituzione, inviare un messaggio di libertà perché come diceva<br />

Sandro Pertini: “gli anziani ricordino, e i giovani sappiano”.<br />

L’evento importante e decisivo della resistenza ha dimostrato come i valori posti alla base<br />

della nostra convivenza costituzionale non derivano solo da elargizioni dall’alto, ma anche da<br />

uno sforzo sofferto e consapevole di conquista dal basso come un bene da difendere. Le<br />

battaglie per il lavoro hanno lasciato un segno indelebile nella storia del nostro paese: Quell’<br />

art.1 che afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ne rappresenta la conquista<br />

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