Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil
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Cosa significò il fascismo, la nascita del Governo fascista? Significò per le<br />
donne soprattutto questo: che la legge che nel 1919 aveva portato al<br />
compimento positivo della battaglia per il suffragio universale, che aveva<br />
messo il principio della partecipazione delle donne alla vita politica,<br />
attraverso la partecipazione del voto, era stato poi per le resistenze<br />
conservatrici, nel senso che si disse: sì, le donne – nel 1919 – hanno diritto al<br />
voto per completare il suffragio universale, però questo potrà diventare<br />
operante soltanto alla terza legislatura successiva. La terza legislatura non c'è<br />
stata, perché Mussolini e il fascismo abolirono il sistema delle libertà e le<br />
libere istituzioni nel nostro Paese, e le donne sono entrate nella storia<br />
politica del nostro Paese attraverso la battaglia contro il fascismo. Questo è<br />
stato, dal punto di vista storico, il significato più profondo di questa partecipazione femminile<br />
straordinaria, pagato a durissimo prezzo dalle donne, con le loro sofferenze, con il loro sopportare il<br />
disagio terribile del fascismo, ma già i disagi economici e sociali sotto il fascismo, come ha ricordato<br />
una storica di grande valore, Simona Codalizi, nel suo libro sulla storia della società italiana sotto il<br />
fascismo.<br />
Basti ricordare la partecipazione, che Simona Codalizi indica molto bene in questa sua opera, delle<br />
donne ai movimenti contadini che, nonostante il regime, ci furono nel 1924: il grande sciopero<br />
meridionale, fatto come risposta all'uccisione di Matteotti, in cui, secondo la Codalizi, in Puglia, in<br />
Campania, in Calabria e anche in Sicilia ci fu una fortissima partecipazione delle donne. Del resto,<br />
all'epoca, più del 60% della forza lavoro era nel mondo contadino, era nella terra, e le donne avevano<br />
un ruolo anche di produzione all'interno di quel sistema economico.<br />
Basti pensare ai movimenti che ci sono stati anche agli inizi degli anni '30 nel mondo contadino,<br />
sottolineati addirittura dai sindacalisti fascisti, del sindacato statalizzato del lavoro, per capire quale fu<br />
il grado di sopportazione economica e sociale del mondo femminile in quel periodo, per giungere poi<br />
alla battaglia della Resistenza, della lotta partigiana, al contributo di sangue, di partecipazione che ha<br />
ricordato poc'anzi Piero Boni, che ha reso possibile la Resistenza grazie alla presenza del mondo<br />
femminile, di queste figure straordinarie di donne, che hanno saputo dare se stesse, appunto sotto la<br />
spinta non di una originalità sessuale o di una distinguibilità del sesso femminile, ma per presa di<br />
coscienza per un atto politico di notevole importanza storica.<br />
Voglio ricordare qui anzitutto una figura di donna, che è stata la prima oppositrice del Governo<br />
Mussolini, che si ricorda poco e nulla in Italia, da un certo punto di vista. La ricordo perché, a<br />
settant'anni di distanza, è stato pubblicato l'anno scorso un suo romanzo, che aveva avuto un grande<br />
successo nel mondo, all'inizio degli anni '30, e soprattutto negli Stati Uniti. Questa donna, che è stata<br />
non la prima oppositrice, ma il primo oppositore, perché è stata una donna il primo oppositore del<br />
Governo Mussolini, lo fu – pensate – nel dicembre del 1922. Da pochi giorni Mussolini aveva ottenuto<br />
la fiducia dei giolittiani, dei popolari, dei liberali moderati, alla Camera, che<br />
si aggiungeva ai 35 voti fascisti al Parlamento regalatigli da Giolitti (perché<br />
questo va ricordato, perché furono candidati nel '21 nelle liste giolittiane i<br />
deputati fascisti, per riuscire ad entrare in Parlamento); nemmeno una<br />
settimana dopo il Governo Mussolini, che si apprestava a dare l'amnistia ai<br />
picchiatori fascisti e anche ai criminali fascisti delle squadre d'azione, decretava<br />
l'espulsione di fatto dall'Italia di una ancora giovane insegnante abruzzese,<br />
nata a Sulmona, che era anche giornalista, che era anche scrittrice – e che<br />
scrittrice! - che si chiamava Virgilia D'Andrea, un nome assai noto<br />
Virgilia D’Andrea<br />
nella letteratura americana, nella letteratura internazionale, pressoché sconosciuto in Italia, dove il suo<br />
maggiore romanzo è stato pubblicato solo nel 2006: Torce nella notte. Era una giornalista,<br />
un'insegnante, una sindacalista anarchica, che sarà poi la compagna del leader (non possiamo usare il<br />
termine capo) del Movimento anarchico italiano, che si chiamava Armando Borghi, il leggendario<br />
Armando Borghi.<br />
Ebbene, Virgilia D'Andrea si era recata come sindacalista rivoluzionaria - faceva parte dell'Unione dei<br />
sindacalisti italiani – a Berlino, e secondo quanto una spia aveva riferito al Ministero degli Interni,<br />
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