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Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil

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Massimo PINESCHI,<br />

Presidente del Consiglio Regionale della Regione Lazio<br />

Cari amici, care amiche, cari compagni e care compagne, vi porto il saluto del Consiglio Regionale del<br />

Lazio e l'apprezzamento per questa bella e utile iniziativa da parte della UIL. Un ringraziamento,<br />

quindi, a Gianni Salvarani e a Carmelo Barbagallo, che con la loro presenza e con il loro impegno ci<br />

dimostrano ancora una volta come il tema della Resistenza sia un tema che è nei nostri cuori, nel<br />

nostro animo, che non dobbiamo assolutamente dimenticare.<br />

Purtroppo debbo scusarmi con tutti quanti voi perché dovrò, subito dopo il mio intervento, andare via.<br />

Oggi è giorno di seduta del Consiglio Regionale che ho il compito di presiedere.<br />

Mi avrebbe fatto molto piacere restare perché immagino che il proseguo del convegno sarà ricco di<br />

testimonianze importantissime e, pertanto, forte è il mio rincrescimento per non potervi assistere.<br />

Comunque, entrando immediatamente nel vivo del convegno, anche per il poco tempo a disposizione,<br />

vorrei partire dalla definizione data da un uomo politico, il cui nome è a noi famigliare, capo<br />

partigiano durante la Resistenza, primo Presidente del Consiglio italiano di un Governo di unità<br />

nazionale istituito alla fine della guerra, il comandante Maurizio, ovvero Ferruccio Parri. Dice Parri:<br />

“le donne furono la resistenza dei resistenti”.<br />

Un'immagine scultorea, forte, commovente delle donne che hanno avuto un ruolo, per lo più oscuro<br />

ma straordinario e decisivo, nella lunga fase della Resistenza, della lotta di liberazione, e molte di loro<br />

poi, nella fase della costituzione della Repubblica e della riorganizzazione dello Stato post-fascista<br />

libero e democratico.<br />

La storiografia nazionale - forse con ritardo - ha reso giustizia a queste donne, che furono tante, da<br />

quelle delle quali l'operato è rimasto nascosto tra le pieghe delle memorie famigliari, a quelle che<br />

hanno avuto una tragica visibilità con il loro sacrificio, che caddero vittime del nazifascismo, che<br />

furono deportate e si immolarono per i loro figli. Il riconoscimento dello Stato per il loro martirio ed il<br />

loro eroismo è documentato dall'elevato numero di quelle che sono state insignite di Medaglia d'Oro.<br />

E Marisa Solinas, poi, ci leggerà le motivazioni (che ho avuto modo di apprezzare, avendo visto la<br />

scheda che ci è stata data), per le quali queste donne sono state insignite della Medaglia d'Oro.<br />

Ed è proprio dalle motivazioni che possiamo desumere il reale grado di eroismo e di senso della<br />

giustizia di queste compagne e di queste donne.<br />

In effetti, per molti anni ancora, dopo la fine della guerra, quella della presenza e del ruolo delle donne<br />

nella Resistenza è stata una zona grigia e poco illuminata dalla stessa ricerca storica. Ci sono volute<br />

ricerche, studi meticolosi per far luce non solo sugli episodi più significativi di lotte e di eroismi locali,<br />

ma anche sul fenomeno nella sua generalità e complessità. Pesava ancora, forse, su quella oscurità, su<br />

quella scarsa visibilità della partecipazione femminile alla Resistenza, una certa immagine stereotipata<br />

della donna nella cultura fascista, l'immagine della donna angelo del focolare, protagonista, sì, ma del<br />

quotidiano famigliare, del lavoro domestico, della maternità, dell'educazione dell'infanzia. Nella<br />

simbologia del regime la politica, gli impegni d'armi erano categorie proprie dell'universo maschile;<br />

eppure, quello che le donne hanno fatto durante la Resistenza era straordinariamente evidente nella<br />

dimensione drammatica del tragico vivere quotidiano, fin dai primi anni della guerra.<br />

Chi non ha vissuto personalmente quel periodo avrà sicuramente la memoria nutrita di ricordi<br />

famigliari, delle madri, delle donne, delle nonne, delle tante donne che allora, quando le famiglie erano<br />

ben più numerose di adesso e c'erano tanti figli da sfamare, combattevano una lotta durissima, davvero<br />

eroica contro la fame, per affrontare il dramma della situazione<br />

alimentare, della borsa nera, del pane nero. Voglio ricordare in proposito<br />

un episodio che ha visto tragiche protagoniste di questa disperazione<br />

quotidiana tante donne di Roma: il 7 aprile del '43 ci fu l'assalto<br />

esasperato di un gruppo di donne di Ostiense, Garbatella e Portuense al<br />

deposito del pane, difeso dalle truppe di occupazione. Dieci di loro<br />

furono<br />

RESISTENZA ROMANA<br />

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