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Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil

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d’acquisto dei lavoratori, attraverso il contenimento e il controllo dei prezzi e delle tariffe<br />

anche con la creazione d’appositi strumenti.<br />

Questi eventi hanno permesso di elevare la partecipazione e la democrazia nel paese, e di far<br />

crescere una maggior consapevolezza sociale e politica in tutti i cittadini.<br />

La conquista di rappresentare non solo le richieste sociali, ma anche gli interessi diffusi dei<br />

lavoratori, la certezza di diventare parte del sistema di relazione, come modello di mediazione<br />

ed indirizzo, ha consentito al sindacato di affermarsi come soggetto attivo, portatore delle<br />

istanze generali del mondo del lavoro. Tutto questo sforzo ha dato un notevole contributo alla<br />

crescita complessiva della società, non lasciando immune lo stesso modo di essere del<br />

sindacato che, cambiando se stesso, cercava di cambiare la società che lo circondava,<br />

contribuendo all’apertura di una stagione di riflessione e d’elaborazione, che porterà al<br />

consolidamento delle politiche di riforma. Sullo sviluppo positivo della situazione inciderà<br />

anche il riavvicinamento e successivamente il processo di riunificazione dei partiti socialisti,<br />

che troverà il suo naturale sbocco nei governi di centro sinistra e nella politica di<br />

programmazione economica.<br />

Nel 1962 La Malfa presentò la “Nota aggiuntiva” alla Relazione generale sulla situazione<br />

economica del Paese. Il documento è considerato come il primo tentativo di programmazione<br />

economica per lo sviluppo del Paese.<br />

Sono gli anni del boom economico, ma anche quelli nei quali si registra la disparità esistente<br />

fra uno sviluppo accelerato del nord ed una lentezza e conseguente maggiore povertà ed<br />

arretratezza del Mezzogiorno.<br />

La programmazione economica diveniva lo strumento per riequilibrare lo sviluppo<br />

economico-produttivo, all’interno del quale cercare di migliorare - nelle zone più povere del<br />

paese - le condizioni di vita e di sconfiggere la persistente miseria.<br />

Sulla programmazione la UIL incentrò il congresso del 1964, che ebbe come slogan “La<br />

programmazione rafforza l’azione sindacale e ne garantisce l’efficacia democratica”. Nella<br />

sua relazione d’apertura Viglianesi rilevava: “Noi sappiamo che rivendicare, da parte di un<br />

sindacato, una politica di programmazione, vuol dire, non soltanto rivendicare diritti, ma<br />

anche, e soprattutto, dover responsabilizzare la propria azione, dovere cioè accedere alla<br />

assunzione di impegni. È evidente che gli investimenti, che noi richiediamo per i consumi<br />

civili (…) e che l’attuazione, seriamente coordinata, di una politica di piano non potrà non<br />

frenare la gara alle rivendicazioni settoriali, anche se questo freno, noi, sindacato di classe,<br />

geloso della propria autonomia, intendiamo usarlo attraverso l’autodisciplina e l’autonoma<br />

indicazione degli obbiettivi dell’azione sindacale”.<br />

Ovviamente non era intesa, né poteva esserla, come la panacea, ma con l’aiuto di strumenti<br />

quali l’IRI, la Cassa per il Mezzogiorno, la GEPI e gli altri enti di tutela e di promozione,<br />

nonostante la gestione non sia sempre stata pienamente utilizzata solo per i veri scopi<br />

istitutivi, si è saputo dare un importante contributo alla crescita complessiva del paese.<br />

Per quasi un decennio, la <strong>Uil</strong> continuerà ad accompagnare la propria strategia con azioni<br />

basate sulle analisi e sulle scelte riformiste in merito a: programmazione, incentivazione per i<br />

settori strategici, sviluppo di una politica industriale, difesa e sviluppo della occupazione,<br />

innovazioni sulla formazione e mercato del lavoro. Con il passare del tempo, nel sindacato si<br />

rafforzò la convinzione che la partecipazione all’assunzione di responsabilità nella gestione<br />

dell’economia del Paese diventava un aspetto non più secondario dell’azione e dell’essere.<br />

Il comitato centrale del 31 gennaio 1965 parla esplicitamente di riforme di struttura. Casa,<br />

scuola, urbanistica, lotta all’analfabetismo, sicurezza sociale. Entrano prepotentemente<br />

all’ordine del giorno i temi che i lavoratori ora sentono più urgenti, al di là delle richieste<br />

contrattuali: quelli per il soddisfacimento dei bisogni e dei propri diritti come cittadini e la<br />

voglia di partecipare come protagonisti al nuovo corso della storia politica e sociale del paese.<br />

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