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Storia e Idealità Laico Socialiste Riformiste - Uil

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Prampolini nel 1899, in merito alla costituzione della cooperativa fra sarti e sarte: “…mi è<br />

oltre modo caro aggiungere che nella detta adunanza venne ricordato, con affetto e<br />

riconoscenza, ed in mezzo a grande entusiasmo, il tuo nome e si sono fatti voti - che per<br />

incarico dei convenuti con lieto animo ti trasmetto- perché fra breve trionfi la giustizia e tu<br />

possa ritornare fra noi (Prampolini era stato per l’ennesima volta arrestato). Codesti voti<br />

emessi con tanta spontaneità in un ambiente nuovo e gentile (era massiccia la presenza<br />

femminile nell’assemblea) mentre danno motivo a sperare nell’emancipazione cosciente<br />

dell’operaio, dimostrano quanta parte tu abbia preso per l’emancipazione della classe operaia,<br />

la quale dovrà sempre esserti vivamente riconoscente.”<br />

Prampolini, tanto umile quanto grande, non solo è stato uno dei padri del socialismo italiano,<br />

ma all’interno del movimento socialista un riformista convinto, di quel riformismo emilianoromagnolo<br />

e reggiano in particolare, con Reggio da molti considerata la terra primogenita del<br />

riformismo o come la definì Turati “il cuore socialista d’Italia”. Una regione che vide<br />

contemporaneamente operare uomini di grande levatura morale e politica come Agnini,<br />

Badaloni, Baldini, Costa e poi Massarenti, la Altobelli,e tra gli altri i reggiani Bellelli,<br />

Vergnanini, Salsi, Roversi, il veneto-mantovano di nascita, ma reggiano di adozione Zibordi e<br />

poi Simonini fino ai qui presenti Amadei e Felisetti. Riformismo che era un misto di<br />

marxismo per la lotta di classe che sosteneva, di positivismo per l’alta considerazione che<br />

aveva dello sviluppo della scienza, e di cristianesimo primitivo e laico, di cui Prampolini fu<br />

sicuramente l’apostolo e il predicatore per antonomasia. Prampolini seppe coniugare l’essere<br />

al tempo stesso produttore di cultura e divulgatore, maestro di vita e predicatore.<br />

L’insegnamento di Prampolini era non solo adeguato ai tempi, ma molto più avanzato e per i<br />

suoi profondi ideali sicuramente ancora oggi valido.<br />

L’appartenenza al partito socialista per Prampolini voleva dire applicare una ferrea morale,<br />

un’etica che faceva premio su tutto, in quanto i valori e gli ideali socialisti non dovevano<br />

essere solo trasmessi, ma continuamente praticati. Infatti, in quel periodo nelle sezioni<br />

socialiste molte erano le espulsioni e le sospensioni dall’iscrizione e dalla frequentazione del<br />

partito per coloro che non avevano avuto comportamenti conformi all’etica imposta dalla<br />

morale dell’essere socialisti.<br />

Le insofferenze per le ingiustizie erano sempre molto forti anche in un uomo mite come<br />

Prampolini fino al punto che fu tra i protagonisti del rovesciamento delle urne durante la<br />

votazione di una legge illiberale che il governo Pelloux voleva far approvare dalla camera, in<br />

forza della sua convinzione che “resistere all’arbitrio non è che una forma di rispetto e di<br />

ossequio alle leggi”. Commentava poi quel gesto compiuto “ Quelle urne rovesciate danno<br />

una lezione al popolo italiano: resistete agli arbitri, difendete ad oltranza i vostri diritti”<br />

Possiamo considerare conclusa la “vita” politica di Prampolini, dopo anni di violenze e<br />

censure subite, prima e durante il fascismo, il 30 ottobre 1925 con la chiusura de LA<br />

GIUSTIZIA, divenuto organo ufficiale del Partito Socialista Unitario, una delle ultime libere<br />

voci soffocate dal regime.<br />

Il mito Prampolini è sopravvissuto non solo alle ostilità dei potenti ed alle barbarie del<br />

regime, ma anche alla “corrosione” del tempo ed alla perdita della memoria che, purtroppo in<br />

molti di questi tempi vorrebbero si verificasse, liberando, così, dai tanti personaggi scomodi<br />

come Prampolini il nostro quotidiano. La sua vita divenne una leggenda soprattutto nel<br />

reggiano. Forse alcuni fatti che ci sono stati tramandati non si sono proprio svolti così come<br />

raccontati. Ciò non scalfisce la grandezza dell’uomo, dei suoi ideali e soprattutto di quel<br />

“socialismo” praticato fino alla fine, morendo povero per aver donato tutto il suo patrimonio.<br />

Nel testamento scritto il 1 maggio 1929 e lasciato all’avv. Giaroli affinché ne fosse fedele<br />

esecutore delle sue volontà, in poche righe autografe condensa tutta la sua immensa levatura<br />

morale: “La mia salma, non vestita ma soltanto avvolta in un lenzuolo, sia trasportata al<br />

cimitero in forma civile, sopra un carro d’ultima classe, senza fiori, non seguita dai miei<br />

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