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Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

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FRATTINI, L’EX-PRIMO DELLA CLASSE<br />

SERVIZIEVOLE, DECORATIVO E INESISTENTE<br />

Ai tempi <strong>della</strong> scuola tutti noi abbiamo avuto un compagno <strong>di</strong> classe uguale sputato al Ministro<br />

degli Esteri, Franco Frattini. Era un tipo a mo<strong>di</strong>no, anonimamente ben vestito, pulitino, educatino,<br />

con la riga tra i capelli ben dritta e lo sguardo miopoide vagamente perso nel nulla. Ovviamente, era<br />

il primo <strong>della</strong> classe. Antipaticuccio, dava poca confidenza ai compagni, nessuna inclinazione a<br />

comportamenti ribellistici o anarcoi<strong>di</strong>, qualche sospetto, solo sospetto per carità, <strong>di</strong> complicità con i<br />

nemici professori. I voti. Tutti 7 e 8, nessun 6 e nemmeno un 9: un aureo appiattimento verso l’alto.<br />

Non era un genio, i geni vanno benissimo in alcune materie e malissimo in altre, ma sicuramente<br />

rappresentava il bravo figliuolo che tutti i genitori avrebbero voluto. Nessuna assenza, sempre in<br />

perfetto orario, anche se a volte sembrava non essere lì. Come tutti i “primi <strong>della</strong> classe”, anche<br />

Frattini si é brillantemente laureato (in giurisprudenza), ha imparato l’inglese, oggi in<strong>di</strong>spensabile<br />

anche per fare il lattaio, e ha fatto il suo bravo concorso per <strong>di</strong>ventare avvocato dello Stato. Lo é<br />

<strong>di</strong>ventato. Poi, <strong>di</strong> scatto in scatto, é arrivato alla vice segreteria <strong>della</strong> presidenza del Consiglio con il<br />

governo Ciampi. Gli si prospettava insomma, una bella e solida carriera da perfetto burocrate.<br />

L’incontro con Berlusconi e “Forza Italia” lo ha trasformato in ministro. Ministro degli Esteri, un<br />

ministro per caso. Com’é arcinoto, il cav. non avrebbe alcun bisogno <strong>di</strong> un ministro degli Esteri, c’é<br />

già lui che fa tutto. Con Putin il rapporto é consolidato (anzi gassificato), con la Merkel basta un<br />

“cucù”, con Obama un “Mister Obaaaaamaaaa!”, per Libia, Tunisia e Marocco Tarak Ben Amar<br />

basta e avanza, con Zapatero non vale la pena <strong>di</strong> parlare e gli altri non contano niente perché non ci<br />

sono affari da concludere. A che serve allora un ministro come Frattini? A raccogliere le ambasce<br />

degli ambasciatori, terrorizzati ad ogni uscita internazionale del Primo Ministro? O le <strong>di</strong>plomatiche<br />

note dei consoli ridotti a consolare gli italiani all'estero vittime dei frizzi e dei lazzi degli abitanti <strong>di</strong><br />

mezzo pianeta? Vederlo confuso tra la piccola folla che seguiva Gheddafi al suo sbarco a Ciampino,<br />

suscitava tenerezza. Dietro alle due amazzoni in mimetica e tacchetti, <strong>di</strong>etro ad altri anonimi<br />

personaggi, degnato solo <strong>di</strong> un mezzo sguardo dal colonnello stile “Bagaglino”. Sorrideva vacuo il<br />

poverino, e forse si chiedeva cosa ci stesse a fare lì, lui, l’ex primo <strong>della</strong> classe. Invece era, in questa<br />

circostanza, l’uomo giusto al posto giusto: il segretario factotum del boss, come Bonaiuti, Alfano,<br />

Bon<strong>di</strong>, o Ghe<strong>di</strong>ni, servizievole senza passioni e pulsioni, efficiente e impersonale, decorativo e<br />

inesistente. Un vero uomo <strong>di</strong> B., un ministro verbo e aggettivo allo stesso tempo: assente da<br />

assentire e assente da non esserci. E questa é stata anche la nostra vendetta postuma su tutti i nostri<br />

vecchi “primi <strong>della</strong> classe”. (3 settembre 2010)<br />

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