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Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

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Forse, ripensandoci ora, era un tentativo <strong>di</strong> “bunga bunga” con trent’anni <strong>di</strong> anticipo.<br />

L'esibizione dura una ventina <strong>di</strong> minuti, poi il ministro si ritira tra gli applausi <strong>di</strong> alcuni tra i<br />

presenti.<br />

<strong>Il</strong> numero é finito. E lì finisce anche la mia simpatia per Gheddafi, la Jamahiria, la Libia e<br />

l’anticolonialismo dei petrodollari e degli affari.<br />

Se oggi, anche uno come Jalloud può aspirare ad avere un ruolo nella nuova Libia, che Dio, anzi,<br />

Allah, gliela man<strong>di</strong> buona. Ai libici, naturalmente.<br />

ADDIO A LUCIO MAGRI, UN NEMICO “DI CLASSE”<br />

L’ho incontrato per l’ultima volta qualche tempo fa.<br />

Nell’agenzia <strong>della</strong> banca che c’è dentro il palazzo <strong>di</strong> Montecitorio.<br />

Era davanti a me allo sportello. Non so per fare cosa, ma si capiva che non aveva la <strong>di</strong>mestichezza<br />

<strong>di</strong>sinvolta <strong>di</strong> quelli abituati alle tecnologiche novità.<br />

Invecchiato, segnato dalla sconfitta umana e politica che non tentava più <strong>di</strong> mascherare con la sua<br />

solita apparente arroganza.<br />

Eravamo stati deputati insieme per tre legislature.<br />

Lui, Lucio Magri, un “comunista” che in un regime comunista sarebbe finito in un “gulag”. E io, un<br />

fascista che ai tempi del “fascio” si sarebbe ritrovato in un amen al “confino”.<br />

Due perdenti, anche se facevamo finta <strong>di</strong> non esserlo.<br />

Esibivamo sicurezza e un po’ <strong>di</strong> superiorità.<br />

Ci rispettavamo anche se <strong>di</strong>alogavamo poco. Era gentile senza essere confidenziale o fintamente<br />

esuberante come facevano altri.<br />

Sembrava immerso nella sua vita, a volte politicamente intensa, a volte romanamente fatua nel<br />

salotto <strong>della</strong> Marzotto.<br />

Lei proletaria vera <strong>di</strong>ventata contessa, lui borghese fattosi comunista.<br />

Lei donava e lui le concedeva <strong>di</strong> donare. Non lo trovavo scandaloso anche se molti ladri veri si<br />

scandalizzavano.<br />

Rischiammo persino <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare vicini <strong>di</strong> casa a Roma, in via dell’Arancio. Marta aveva acquistato<br />

e ristrutturato una soffitta in cui lui non volle mai abitare.<br />

Al suo posto arrivò Luca Cafiero.<br />

Ormai cadute tutte le illusioni, veniva alla Camera come si va in un club, e giocava interminabili<br />

partite a scacchi con un vecchio giornalista parlamentare in un angolo <strong>della</strong> sala-stampa.<br />

Era un politico vero e si vedeva che provava per la politica un amore vero. Anche se non sempre<br />

corrisposto. La politica è una puttana che ti tra<strong>di</strong>sce appena può.<br />

Se ne è andato con <strong>di</strong>gnità e con un estremo atto <strong>di</strong> libertà.<br />

Quella vera, la sola che conta.<br />

Ad<strong>di</strong>o, nemico “<strong>di</strong> classe”! ( novembre 2011)<br />

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