Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse
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16 - HO SOGNATO CHE ANDREOTTI,<br />
MOANA E CICCIOLINA…<br />
L’altra notte ho fatto un sogno. No, non era un incubo dovuto al cenone <strong>di</strong> Capodanno. Era un<br />
sogno bellissimo. Che vi voglio raccontare. Forse era con<strong>di</strong>zionato dalle notizie sullo scandalo a<br />
sfondo sessuale proveniente dagli Stati Uniti. L’ennesimo scandalo sulle scappatelle erotiche <strong>di</strong><br />
Clinton che segue gli scandali dello stesso tipo che hanno visto coinvolti altri uomini politici<br />
americani e che sembrano avere enorme rilevanza in quel Paese. <strong>Il</strong> sogno era pressappoco questo.<br />
L’Italia era un Paese felicissimo. Non c’era debito pubblico, anzi, non sapevamo più dove mettere i<br />
sol<strong>di</strong>. La nostra economia era fiorente, i servizi pubblici funzionavano alla perfezione e costavano<br />
pochissimo. La <strong>di</strong>soccupazione era quasi inesistente e riguardava quasi esclusivamente quelli che<br />
proprio non volevano lavorare. <strong>Il</strong> nostro sistema sanitario era il migliore del mondo. La Svizzera,<br />
che dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale aveva conosciuto un pauroso declino finanziario a causa del<br />
nostro miracolo economico e sociale che richiamava nelle nostre banche capitali da tutto il mondo,<br />
aveva chiesto l’annessione all’Italia. L’or<strong>di</strong>ne pubblico era perfetto e la criminalità organizzata si<br />
era trasferita in Grecia, Albania e Tunisia. <strong>Il</strong> nostro Meri<strong>di</strong>one era <strong>di</strong>ventato una specie <strong>di</strong> California<br />
che attirava turisti da tutto il mondo per il clima, la modernità e la bellezza <strong>delle</strong> attrezzature, la<br />
cortesia degli abitanti e la tranquillità <strong>delle</strong> città e dei paesi.<br />
Un Paese felice, l’Italia. Forse un po’ noioso, ma, come è noto, non si può avere tutto dalla vita.<br />
L’unico neo <strong>della</strong> situazione era rappresentato dall’esasperante moralismo in materia sessuale che<br />
caratterizzava la nostra società. L’influenza del Vaticano si era fatta sentire in modo pesantissimo<br />
ed aveva finito per caratterizzare i nostri comportamenti e le nostre leggi. Le quali, in materia<br />
sessuale, erano severissime e repressive. Guai a commettere atti impuri, fornicazioni ed adulteri.<br />
Era stata creata una superpolizia, l’O.R.G.A.S.M.O. (Organizzazione Repressione Generale Anti<br />
Sesso Morale Ovunque), ramificata su tutto il territorio nazionale e dotata <strong>delle</strong> più moderne e<br />
sofisticate apparecchiature per reprimere quello che veniva considerato il delitto più grave dopo<br />
l’omici<strong>di</strong>o. I nostri uomini politici erano rispettatissimi ed onestissimi. Si contentavano <strong>delle</strong> loro<br />
retribuzioni e mai erano stati sfiorati da qualche scandalo finanziario. Termini come tangenti,<br />
bustarelle, peculato, concussione, corruzione erano così desueti che la gente si era ad<strong>di</strong>rittura<br />
scordata che cosa esattamente significassero.<br />
L’unica debolezza <strong>della</strong> nostra classe politica era costituita dall’uso <strong>delle</strong> scorte. Una consuetu<strong>di</strong>ne<br />
ere<strong>di</strong>tata dal Ventennio fascista e che si era tramandata come una tra<strong>di</strong>zione che veniva esibita<br />
come “status symbol”, una sorta <strong>di</strong> vanità innocente che veniva vista con occhio tollerante dagli<br />
italiani. Fu proprio questa abitu<strong>di</strong>ne a dare origine al grande scombussolamento che passò poi alla<br />
storia come inchiesta “Genitali Puliti”. Andò così. Un ex componente <strong>della</strong> scorta dell’amatissimo<br />
presidente a vita Giulio Andreotti, fu sorpreso una notte nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Milano a bordo <strong>di</strong> una<br />
autovettura mentre si intratteneva in intimo colloquio con una giovane ragazza slava.<br />
Imme<strong>di</strong>atamente tradotto a San Vittore venne sottoposto a stringente interrogatorio da uno<br />
sconosciuto magistrato che si chiamava Antonio Di Pietro. L’ex agente non soltanto confessò il<br />
reato ma, <strong>di</strong> fronte alle minacce ed alle lusinghe <strong>di</strong> Di Pietro, si proclamò pentito ed incominciò a<br />
raccontare una storia che aveva dell’incre<strong>di</strong>bile. Disse che quando era addetto alla scorta <strong>di</strong><br />
Andreotti, gli era capitato <strong>di</strong> accompagnare più volte l’illustrissimo uomo politico in una villetta<br />
sulla Cassia dove l’amatissimo Giulio aveva l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> incontrarsi ogni giovedì, al termine del<br />
Consiglio dei ministri, con <strong>Il</strong>ona Staller, detta “Cicciolina” e Moana Pozzi, due pericolosissime<br />
pornostar che giravano film a luci rosse nella Repubblica <strong>di</strong> S. Marino. I film venivano<br />
successivamente venduti all’estero a cura del Partito ra<strong>di</strong>cale che, con i proventi <strong>di</strong> tale traffico,<br />
manteneva la sua struttura transnazionale tesa a <strong>di</strong>vulgare pratiche severamente proibite quali la<br />
“fellatio” ed il “cunnilingus”. <strong>Il</strong> pentito rivelò che Andreotti e la Staller si erano conosciuti a<br />
Montecitorio qualche anno prima quando i ra<strong>di</strong>cali erano riusciti a far eleggere Cicciolina, sia pure<br />
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