Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse
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federazione <strong>di</strong> Milano. <strong>Il</strong> genero soggiornò nella capitale morale cinque giorni. Poi se ne andò e<br />
ritornarono La Russa e Decorato. Un segretario indeciso a tutto! Poi si avvicinarono le elezioni<br />
regionali in Sicilia. <strong>Il</strong> partito continuava a perdere consensi e stampa e televisione, ci ignoravano.<br />
Anche perché Rauti considerava le interviste una scocciatura: soprattutto se doveva rinunciare alla<br />
dormitina pomeri<strong>di</strong>ana. Ci interrogavamo su cosa inventare per accendere qualche riflettore su <strong>di</strong><br />
noi.<br />
Un pomeriggio, eravamo al partito: Croppi, Urso, Marco Valle, Massimo Arlechino e il sottoscritto.<br />
A Croppi venne un'idea. Perché non organizzare una crociera con una nave?<br />
Itaca! Da Napoli a Tunisi e a Malta, poi nei porti siciliani. Luoghi simbolo. Emigrazione, politica<br />
estera, questione meri<strong>di</strong>onale. I giornalisti a bordo con noi per cinque giorni. Non avrebbero più<br />
potuto ignorarci. Arrivò anche Mennitti e portammo subito la proposta a Rauti. Si mostrò<br />
entusiasta: fate, fate....! Ci mettemmo al lavoro; trovammo la nave, organizzammo tutto: rischio per<br />
il partito 150.000.000 <strong>di</strong> allora. Cambiò idea. Ne aveva parlato con Servello. Cosa avrebbero detto<br />
Fini e Tatarella? Lo avrebbero accusato <strong>di</strong> spendere i sol<strong>di</strong> del partito per una crociera!<br />
Qualche tempo dopo, Fini, tornato a fare il segretario, attuò tranquillamente l’iniziativa.<br />
Le elezioni in Sicilia furono un <strong>di</strong>sastro e Rauti si <strong>di</strong>mise pensando, (ne avesse mai indovinata una),<br />
<strong>di</strong> ricompattare con quel gesto la sua maggioranza. Metà <strong>della</strong> sua corrente andò con Fini e io mi<br />
<strong>di</strong>misi dal partito. Nel frattempo c'era stata anche la penosa vicenda <strong>della</strong> prima guerra del golfo.<br />
La <strong>di</strong>rezione nazionale doveva decidere la posizione del partito nel successivo <strong>di</strong>battito<br />
parlamentare.<br />
Dopo ore <strong>di</strong> cazzeggio con Fini (che nel frattempo era andato a Bagdad con Le Pen), e dopo che 90<br />
dei 120 membri dell'organismo se la erano filata alla chetichella, lui, l'antiamericano, si <strong>di</strong>chiarò a<br />
favore dell'intervento militare. Io mi <strong>di</strong>misi da responsabile del settore esteri, <strong>di</strong>chiarandolo in<br />
Parlamento.<br />
Anche perché avevo potuto personalmente constatare che il famoso giocattolino <strong>di</strong> Tremaglia (gli<br />
italiani all'estero), era un gigantesco bluff, che serviva al “bergamasco” per pompare sol<strong>di</strong> dal<br />
partito e per avere un centinaio <strong>di</strong> delegati <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto ai congressi nazionali. Rauti, al solito, non<br />
aveva mosso un <strong>di</strong>to. Nel 1994 il “Gramsci nero” andò da Fini a pietire un posto nel parlamento<br />
europeo.<br />
L'uomo (e la famiglia) hanno sempre vissuto <strong>di</strong> politica, non per la politica Fini, anche se non<br />
aveva mai scritto libri, il posto glielo <strong>di</strong>ede. A proposito: a parte “Le idee che mossero il mondo”,<br />
vecchio ormai <strong>di</strong> sessant'anni e il libretto commissionato e pagato dal generale Aloja contro De<br />
Lorenzo “Mani rosse sulle forze armate”, oltretutto scritto (forse si vergognava) con lo pseudonimo<br />
<strong>di</strong> Flavio Messalla, cos'altro ha scritto Rauti? Sì, certo, ricerche sulla pianta del pastello e sulla<br />
“cicernia etica”. Sublime! Gli sarebbe convenuto il silenzio, il soggiorno estivo nell'albergo “la<br />
Conchiglia” a Fregene. Lo avrebbero <strong>di</strong>menticato tutti, forse anch'io. Ha voluto parlare, gli dei lo<br />
fulminino!<br />
Stia pure con Berlusconi, Dell'Utri, Ver<strong>di</strong>ni, Scajola, Cosentino, Brancher, Gasparri, La Russa,<br />
Flavio Carboni, la Santanché e gli altri degni compari. É una buonissima compagnia culturale e<br />
spirituale.<br />
Ma si ricor<strong>di</strong> che lui é ormai una vecchia pratica archiviata. Lo sono anch'io, naturalmente, ma<br />
mentre la mia può essere tranquillamente in qualsiasi momento riaperta e valutata, sarebbe meglio<br />
che la sua fosse definitivamente <strong>di</strong>menticata. Potrebbero scivolare via pezzi <strong>di</strong> carta imbarazzanti.<br />
Sui colonnelli greci, sui servizi, su Giancarlo Rognoni, sui carabinieri, sui suoi uomini nel Veneto.<br />
Parce sepulto! Si consegni all'oblio, non costringa uno come me a gridare, come in questa<br />
occasione, per la prima, unica, e forse ultima volta “Viva Fini!”. E persino, Dio mi perdoni, “Viva<br />
Bocchino!”. (26 luglio 2010)<br />
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