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Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

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espressione Perché il Sud ritrovi l’orgoglio, la capacità, la volontà <strong>di</strong> ribellarsi allo stato <strong>di</strong><br />

soggezione nel quale è stato tenuto, non dal Nord, ma dalla classe politica e da alcuni gruppi<br />

industriali ad essa strettamente legati. Stiano tranquilli la Car<strong>della</strong> e Canino. Nel Sud stanno<br />

nascendo ed affermandosi movimenti per la sua autentica liberazione. Movimenti non <strong>di</strong> Bossi, ma<br />

nemmeno contro Bossi. Per un nuovo or<strong>di</strong>namento costituzionale, attuato con il metodo del<br />

consenso, che riconosca ed esalti le <strong>di</strong>versità in un quadro autenticamente unitario. Nel quale le<br />

Car<strong>della</strong> e i Canino contino per quello che valgono. Cioè poco. (12 ottobre 1993)<br />

E VITTORIO FELTRI DISSE CHE MI AVEVA<br />

CHIESTO UN PEZZO “A SUA INSAPUTA”<br />

E’ l’un<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> ottobre del 1993. Vittorio Feltri, <strong>di</strong>rettore de l’“In<strong>di</strong>pendente” mi chiama al telefono.<br />

Da qualche tempo collaboro con quel quoti<strong>di</strong>ano. E’ un giornale <strong>di</strong> battaglia, nuovo nella<br />

confezione, aggressivo nei titoli, efficace nei contenuti. Avevo rivisto Feltri a Milano, dopo averlo<br />

conosciuto come giornalista del “Corriere” e come <strong>di</strong>rettore (bravissimo) dell’“Europeo”.<br />

Mi aveva proposto <strong>di</strong> collaborare. Non ero più deputato e la cosa mi interessava. Accettai.<br />

Naturalmente mi assicurò che sarei stato regolarmente pagato. Non avvenne mai.<br />

Feltri era allora forcaiolo, voleva a tutti i “tangentocrati” in galera e manifestava simpatie<br />

leghiste.<br />

Giusto e naturale: la Lega costituiva un fenomeno politico estremamente interessante e ricco <strong>di</strong><br />

promesse <strong>di</strong> un vero cambiamento del modo <strong>di</strong> fare politica.<br />

La telefonata <strong>di</strong> Feltri alludeva alla richiesta <strong>di</strong> un mio commento su un intervento del generale<br />

Canino, allora capo <strong>di</strong> Stato maggiore dell’Esercito. Aveva <strong>di</strong>chiarato che i suoi uomini avrebbero<br />

reagito davanti ad una minaccia secessionista.<br />

Feltri mi chiese <strong>di</strong> scrivere subito un pezzo pepato e <strong>di</strong> mandarglielo al più presto. Aggiunse che<br />

quel Canino era lo stesso fotografato anni prima con un boss mafioso.<br />

Scrissi in fretta il pezzo e glielo mandai. <strong>Il</strong> giorno successivo uscì sulla prima pagina<br />

dell’“In<strong>di</strong>pendente”.<br />

Dopo qualche mese mi fu recapitata una citazione con una richiesta <strong>di</strong> danni. Non una querela, ma<br />

la solita citazione civile che non ti consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderti. Vieni condannato per le espressioni che<br />

usi e non per la veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> quello che hai scritto.<br />

Ovviamente chiamai Feltri. Mi rispose <strong>di</strong> non preoccuparmi. Aveva ricevuto anche lui la citazione,<br />

quale <strong>di</strong>rettore responsabile, per omesso controllo. Non mi preoccupai. E feci male.<br />

Feltri lasciò <strong>di</strong> lì a poco l’“In<strong>di</strong>pendente” per uno dei suoi ricorrenti appro<strong>di</strong> a “<strong>Il</strong> Giornale” dei<br />

fratelli Berlusconi. Di lì a poco mi ritrovai condannato in contumacia al pagamento <strong>di</strong> una somma,<br />

per me cospicua, a favore del generale.<br />

Tentai inutilmente <strong>di</strong> contattare Feltri. Irraggiungibile.<br />

Intanto erano scaduti i termini per l’eventuale appello e dovetti pagare.<br />

Tempo dopo riuscii a esaminare le carte con cui gli avvocati <strong>di</strong> Feltri lo avevano <strong>di</strong>feso nella<br />

causa. Egli attribuiva a me tutta la responsabilità, descrivendomi come un tipo bizzoso e<br />

intrattabile e sostenendo che il <strong>di</strong>rettore non aveva visto il pezzo. Dunque, pubblicato “a sua<br />

insaputa”.<br />

Feltri è sicuramente bravo e, probabilmente, anche molto ricco. Sulle sue doti <strong>di</strong> uomo vero…<br />

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