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Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

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con pochi voti, mobilitando tutti i gruppi terroristici clandestini che volevano il sesso libero e che <strong>di</strong><br />

notte affiggevano sui muri <strong>delle</strong> città italiane, ed in particolar modo su quelli <strong>delle</strong> fabbriche,<br />

manifesti con donne nude. <strong>Il</strong> detenuto citò i nomi <strong>di</strong> parecchi testimoni, tutti suoi ex colleghi. Scattò<br />

allora una gigantesca operazione poliziesca che, nel volgere <strong>di</strong> pochi mesi, portò a centinaia <strong>di</strong><br />

arresti ed alla riapertura <strong>di</strong> moltissime carceri italiane già chiuse per assoluta mancanza <strong>di</strong> detenuti.<br />

Innumerevoli furono i pentimenti e le confessioni estorte utilizzando la custo<strong>di</strong>a cautelare, un<br />

istituto che nessuno aveva pensato <strong>di</strong> abolire vista la scarsissima applicazione che fino ad allora<br />

aveva avuto. I riscontri incrociati, le testimonianze convergenti, le moltissime ammissioni<br />

scatenarono un autentico finimondo. Finirono nell’occhio del ciclone il purissimo Bettino Craxi<br />

(pratiche sessuali orali a Palazzo Chigi, nelle toilettes <strong>di</strong> Montecitorio e nella sua villetta bifamiliare<br />

<strong>di</strong> Varazze acquistata con un mutuo quarantennale); Gianni De Michelis (incontri con un viado<br />

brasiliano clandestino nella pensioncina romana nella quale il ministro viveva); Paolo Cirino<br />

Pomicino (orgasmi multipli con una cinquantenne su una spiaggia del litorale campano); Arnaldo<br />

Forlani (visioni notturne <strong>di</strong> pornocassette in un cinemino <strong>della</strong> periferia <strong>di</strong> Ascoli); Achille Occhetto<br />

(congressi carnali con una non meglio identificata componente <strong>della</strong> famiglia Ferruzzi su una barca<br />

a vela <strong>di</strong> 4 metri a Livorno); Francesco de Lorenzo (orge con “femminielli” e psicofarmaci in<br />

compagnia <strong>di</strong> Poggiolini). Si scoprì inoltre che Antonio Gava era a capo <strong>di</strong> una organizzazione<br />

denominata “Sodoma e Camorra”. Senza contare le reputazioni completamente sputtanate.<br />

L’inchiesta assodò che Vittorio Sgarbi, se<strong>di</strong>cente irrefrenabile libertino, era, in realtà, impotente,<br />

come confermarono molte sue accompagnatrici notturne, intrattenute fino all’alba con declamazioni<br />

<strong>di</strong> poesie o illustrazioni <strong>di</strong> quadri religiosi del ‘400. Sconvolto, Sgarbi si ritirò in un convento nel<br />

quale vigeva la regola del silenzio. Impazzì qualche anno più tar<strong>di</strong>. Si appurò anche che Formigoni,<br />

insomma come <strong>di</strong>re, non era proprio vergine. O meglio, lo era a metà. Venne fuori che Rosa Russo<br />

Jervolino era socia <strong>di</strong> un’azienda straniera che produceva preservativi e che Fini (Gianfranco)<br />

adescava ragazzine a Villa Borghese travestito da seminarista.<br />

<strong>Il</strong> sistema politico era sull’orlo del collasso. I mezzi <strong>di</strong> informazione riversavano ogni giorno sugli<br />

italiani notizie e notizie sullo scandalo nazionale. I programmi televisivi (tutti improntati ad un<br />

rigoroso moralismo, con la Fininvest che contendeva alla Rai il primato per le presentatrici più<br />

accollate e le ballerine più piatte) sfornavano inchieste su inchieste con le quali si mettevano a nudo<br />

le debolezze sessuali <strong>della</strong> classe <strong>di</strong>rigente. Ma, a questo punto, gli italiani si ribellarono. Sobillati<br />

da Marco Pannella, del quale si era scoperto che era rigidamente monogamo, scesero in piazza<br />

riscoprendo le ataviche inclinazioni al sesso. Di Pietro <strong>di</strong>ventò l’uomo più o<strong>di</strong>ato d’Italia. Costretto<br />

a vivere barricato nel suo ufficio al Palazzo <strong>di</strong> Giustizia <strong>di</strong> Milano, veniva accuratamente evitato<br />

persino dai suoi colleghi. Sui muri comparvero scritte quali “viva la f…a ed il pene a cinque punte”.<br />

Persino qualche “abbasso il Papa”. A questo punto mi sono svegliato. Buon anno! (3 gennaio 1994)<br />

RIDATECI I DIVIETI E IL SOTTILE PIACERE DI POTERLI VIOLARE<br />

Povere Moana e Cicciolina…! Una è morta e il consumismo para-femminista l’ha voluta subito<br />

trasformare in icona; l’altra ha finalmente conquistato la pensione. A sessant’anni, da exparlamentare.<br />

A quei tempi erano entrambe nel pieno del loro splendore. Si esibivano, giravano film, scrivevano<br />

libri, rilasciavano interviste, alludevano ad amori con potenti politici. Scandalizzavano, insomma.<br />

Nemmeno loro potevano immaginare che nel giro <strong>di</strong> un decennio, altre “colleghe” più fortunate<br />

avrebbero occupato ben altre poltrone e ben altri letti.<br />

C’è mancato poco che il “loro” Partito dell’Amore, trasformato in “Forza Gnocca”, <strong>di</strong>ventasse il<br />

maggior partito italiano.<br />

<strong>Il</strong> “bunga-bunga” che loro facevano non era al centro del <strong>di</strong>battito politico.<br />

Quando scrissi quell’articolo sull’”In<strong>di</strong>pendente”, avevo cercato - immaginando Andreotti con<br />

Moana -, <strong>di</strong> associare il potere con il sesso.<br />

Allora lo si nascondeva, oggi lo si esibisce. Ma l’Italia moralista e sessuofobica è sempre lì, sotto<br />

la scorza. E oggi,. Di colpo, <strong>di</strong>ventiamo tutti sobri.<br />

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