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Il suicidio della Destra - Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

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SEMPRE PIU’ CEMENTO PER SEPPELLIRE<br />

STORIA, BELLEZZA E BUON GUSTO<br />

Penso <strong>di</strong> essere stato l’unico geologo passato sui banchi del Parlamento repubblicano.<br />

Credevo, o mi illudevo, <strong>di</strong> essere un politico ma ho anche cercato <strong>di</strong> dare il mio contributo per il<br />

campo nel quale avevo preso una laurea.<br />

Tentativi molti: interrogazioni sui soliti eventi, cosiddetti naturali, che colpivano e colpiscono il<br />

nostro Paese, proposte per cercare <strong>di</strong> obbligare le regioni, i comuni e le comunità montane a<br />

dotarsi <strong>di</strong> un geologo; iniziative per far capire che investendo pochi sol<strong>di</strong> prima, se ne potrebbero<br />

risparmiare un mucchio dopo. Tutto inutile, tutto finito nei cassetti. Sottovalutazione? Insipienza?<br />

Mancanza <strong>di</strong> una cultura specifica? Certo, c’era anche tutto questo. Ma, poco alla volta, mi sono<br />

convinto che si voleva che andasse proprio così. Andava bene a tutti. Quasi a tutti.<br />

Bello, ma soprattutto utile e talvolta red<strong>di</strong>tizio, veder sorgere case, ville, casette, condomini (quasi<br />

sempre orribili) sulle coste, sulle colline a rischio <strong>di</strong> frana, sulle montagne, negli alvei dei fiumi,<br />

vicino alle vecchie colture abbandonate dal’uomo. Remunerativo per gli amministratori <strong>di</strong>sonesti e<br />

ignoranti, fare varianti <strong>di</strong> piano regolatore che cementificano tutto il cementificabile, riempire le<br />

a<strong>di</strong>acenze <strong>delle</strong> strade <strong>di</strong> scatole per scarpe ribattezzate “centri commerciali”, sotterrare fiumi e<br />

torrenti, “mangiare” territori per misteriose speculazioni e<strong>di</strong>lizie “alla Ligresti”, far sorgere<br />

allucinanti grattacieli stile “Blade Runner” per inutili eventi tipo “Expo” e via elencando. Orrende<br />

iniziative nel più smaccato e pacchiano stile becero-americano, destinate, prima o dopo, a marcire<br />

nel giusto abbandono.<br />

Non paghi, giù a immaginare ponti sugli stretti, a stuprare valli con tunnel inutilmente smisurati, a<br />

progettare decine <strong>di</strong> porti turistici con annessi villaggioni per barboni spirituali che vogliono<br />

sentirsi ricchi e alla moda. C’è da guadagnare, da speculare, da strozzarsi <strong>di</strong> denaro e <strong>di</strong> cattivo<br />

gusto. Ormai le città sono dentro il loro hinterland senza soluzione <strong>di</strong> continuità. E<strong>di</strong>fici da incubo,<br />

casermoni anonimi e infetti e, accanto a loro, città satellite come le or<strong>di</strong>nate, noiose e prive <strong>di</strong> vita,<br />

Milano 2 e Milano 3 o le “new town” dell’Aquila.<br />

Monumenti alla morte civile, sociale e a quella del buon gusto.<br />

E pensare che rimettere un po’ in or<strong>di</strong>ne l’Italia sarebbe anche un ottimo modo per dare lavoro,<br />

uscire dalla crisi e dar vita a uno sviluppo sostenibile che potesse conservare per il futuro un po’ <strong>di</strong><br />

coscienza <strong>di</strong> se stessi e <strong>della</strong> propria storia.<br />

Per essere ancora un popolo con una storia.<br />

Ma la modernità è un feticcio che ha bisogno <strong>di</strong> continui sacrifici, spirituali, sociali, materiali e<br />

culturali.<br />

<strong>Il</strong> progresso è un cancro che <strong>di</strong>stribuisce metastasi. Ovunque e senza condoni<br />

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