ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...
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disse & resoluisse, quas in ordinem digessit noster Nehuniah Ben Hakannah cum<br />
esset aetatis 75. ann ? rum, et ante natiuitatem Christi ano 50. Cum ergo Akkiba<br />
obierit anno qua natus est Rabbenu Hakkadosc, vt ibidem dicit, hoc est Christi<br />
120. anno: si huiuscemoru ratio temporis esset admittenda, necessario repli<br />
candus esset non solum Rabbenu Hakkadosc, sed & Rabbi Akibba, & Antoninus<br />
tribuenda foret, nempe 125. ad minus annorfi, & sic Christum vidisset, quod<br />
tamen absque miraculo fieri non potuisse quisque existimabit. Et propter eandem<br />
causam redditur suspecta Historia baptizati filij sui Hakannah, vt dicitur in fine<br />
Epistolae. Verum de ea mox. Igitur concluditur hanc historiam de Nehuniah esse<br />
apocrypham, & nullius auctoritatis » 155.<br />
. In vari : occasioni, il Bartolocci esprime senza equivoco la sua posizione sia<br />
nel confronti <strong>del</strong>la cabbala, sia nei confronti <strong>del</strong> Talmùd. A proposito <strong>del</strong>la prima,<br />
ad esempIO, nella voce Abraham, patriarca, a proposito <strong>del</strong> Sefèr yesirah (che,<br />
tradizlOnalmente, gh era attribuito), dice che da esso «quotquot de Kabala<br />
scrip erut,<br />
;<br />
. tanquam ex turbido funte biberunt » 156; a proposito <strong>del</strong> Se/èr<br />
ha-Zoha , dlmost<br />
: ando che il 'suo presunto autore, R. Simeon ben Yohai, pon può<br />
essere VIssuto prIma di Cristo, sottrae ai fautori <strong>del</strong>la cabbala cristiana uno dei<br />
principali argomenti: citando il passo <strong>del</strong>la Bibliotheca sancta di Sisto Senese in<br />
cui questi narrava (come si è già ricordato) di aver salvato il libro dalle mani dei<br />
sol?a i agnoli ? e : cé anteriore alla nascita <strong>del</strong> Cristo, nega radicalmente ogni<br />
leglttlmlta alla dlStmzlOne (fatta valere anche da altri) tra una cabbala positiva ed<br />
una oabbala negativa 157.<br />
L'acume critico <strong>del</strong> Bartolocci ha, comunque, i suoi limiti: a proposito di<br />
un trattata cabbalistico sulle vocali contenuto in un ms. <strong>del</strong>la Biblioteca Vatica<br />
na, non vede Ila ragione di dubitare <strong>del</strong>la sua attribuzione a R. Simeon ben Yohai,<br />
non dten ndo probanti le argomentazioni di Elia Levita secondo il quale la<br />
vocahzzazlOne sarebbe stata apposta al testo dai dottori deTha scuola di Tibedade<br />
postedore al pericolo in cui visse R. Simeon ben Yohai. AI problema <strong>del</strong>l'antichi:<br />
tà <strong>del</strong>le vocali aveva dedicato tutta una dissertazione nel primo volume <strong>del</strong>l'opero.<br />
che gli valse le più taglienti ironie da parte di Richard Simon. «En un mot<br />
Bartoloccio ne fait paroitre d'autre érudition, que celle qu'H a puisée des Rabbins<br />
sa<br />
<br />
s aun choi<br />
:<br />
. Je doote meme qu'il les l3it lus dans leur source. Il se peut<br />
fmre<br />
qu II ne sOlt que le copiste d'un Juif converti qui étoit son Collegue. L'un &<br />
I ,<br />
autre enselgnant la langue Hebralque dans le College de la Sapience : & c'est<br />
apparemment ce qui fait, qu'il y a si peu de Critique dans cet Ouvrage, parce qu'il<br />
y a tres-peu de Jufs qui y soient exercez. La plùpart préferent les mysteres de la<br />
cs.bbale & des allegories aux veritables interpretations : cet esprit regne dans toute<br />
cette Bibliotheque Rabbinique .<br />
352<br />
.. » 158.<br />
155 G. BARTOLOCCI, cit., pp. IV, 247-248.<br />
1 55 In., I, p. 15.<br />
1 57 ID., IV, p. 417.<br />
158 ID., I, pp. 141-165; R. SIMON, Bibliothèque critique, I, Paris 1708, pp. 369-378,<br />
i<br />
Ma l'accettazione di concezioni tradizionali non si limita certo al solo<br />
problema <strong>del</strong>l'antichità <strong>del</strong>le vocali: la sua valutazione <strong>del</strong> Talmùd, quindi <strong>del</strong><br />
« giudaismo » nella sua ormai definitiva contrapposizione al « mosaismo ) è pie<br />
namente nella tradizione e, quindi, radicalmente negativa.<br />
Il terzo volume <strong>del</strong>la Bibliotheca Magna Rabbinica contiene una dissertazione<br />
di più di trecento pagine nella quale vengono elencati gli errori <strong>del</strong> Talmùd 159.<br />
Taluni dei commenti che accompagnano pittoresche espressioni <strong>del</strong> folklore<br />
haggadico sono molto significative ed importranti per comprendere come iI Barto<br />
locci valutasse le ragioni di tale depravazione intellettuale. « Omnia intelligibilia<br />
putant Iudaei materialiter facta, & ob id.in graues errores incidunt; vt hic dum<br />
credunt Mosem ascendisse corporaliter in caelum, & Legem repositam in gaza Dei<br />
antequam mundus crearetur per 974. aetates fuisse » J60 . Dopo aver citato e<br />
tradotto un passo <strong>del</strong>la leggenda di Yehosua ben Lewi, non può trattenersi dallo<br />
scrivere: «O insana Iudaeorum <strong>del</strong>iria! Qui vos faseinauit non obedlre veritati?<br />
Somniastisne vnquam has fabulas, quarum falsitas est luce meridiana dador; ad<br />
quarum confutationem solus rationis vsus sufficiat? » 16 1. Eppure, dopo aver cosÌ<br />
violentemente stigmatizzato i « fieta Iudaeorum miracula », enumera per p:agine e<br />
pagine la serie degli avvenimenti miracolosi occorsi quando gli Ebrei tentavano di<br />
occultare i corpi dei bambini cristiani uccisi o profanavano le ostie cons1aerate: la<br />
terra che copre il cadavere si solleva ovvero una luce improvvisa illumina il<br />
recesso in cui esso è nascosto; il sangue non cessa di sgorgare dall'ostia profanata<br />
finché il crimine non è stato scoperto, sÌ che i colpevoli di simili empietà ricevano<br />
il giusto e tremendo castigo 1 62. Questo, si dirà, rientra nella normale prospettiva<br />
concettuale <strong>del</strong>l'uomo di fede, per il quale il miracolo <strong>del</strong>l'avversario è sempre e<br />
soltanto impostura, ma qui vi è, indubbiamente, qualcosa di più. Oltre i miracoli<br />
che denunciano i crimini, sono i crimini stessi che vengono ossessivamente<br />
elencati, né il minimo dubbio sembra sfiorare il Bartolocci sull'attendibilità o<br />
meno <strong>del</strong> fatto criminoso in sé.<br />
Evidentemente, per coloro che avevano definitivamente rifiutato la legittimi<br />
tà <strong>del</strong>le speculazioni cabbalistiche, l'unica possibile luce di verità che poteva<br />
accendersi nelle menti degli Ebrei eDa irreparabilmente spenta. A pochi anni di<br />
distanza, mentre il Ciantes ritiene ancora gli Ebrei capaci di sublimi speculazioni<br />
teologiche, il Bartolocci - che pure non ha certo la rozza volgarità di un<br />
Vincenti - li considera incapaci di sollevarsi realmente daHfa sfera materiale a<br />
quella spirinuale. È abbastam:la singolare, comunque, che il Bartolocci facesse<br />
carico agli Ebrei di credere che Mosè « ascendisse corporaliter in caelum », dal<br />
momento che concezioni <strong>del</strong> genere non erano certo estranee al cristianesimo<br />
per la cito p. 376. Si veda anche: Bibliothèque Italique ou Histoire littéraire de l'Italie. May,<br />
Juin, Juillet, Aout, 1730. Tome huitième, A Genève, l\.1DCCXXX, p. 149.<br />
159 ID., III, pp. 359·663.<br />
160 ID., III, p. 386.<br />
1 6 1 ID., IV, p. 414.<br />
1 62 ID., II, pp. 696·775.<br />
353<br />
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