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ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...

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hazkiiriih, apprendiamo dunque, che al praticante appaia l'immagine di un vec­<br />

chio, designato col termine arabo sayb, o di un giovane (natar). Di fronte<br />

a questa apparizione, 'se il praticante ha paura, è meglio che interrompa l'eser-_<br />

cizio (cosl leggiamo nel S. or ha-fekel), mentre se, da esperto, è in grado di<br />

resistere, allora ne riceverà importanti rivelazioni (così dice il S. ayye (olam<br />

ha-biP) talché insomma, proprio il propiziare questa visione sembra lo scopo di<br />

tutto l'esercizio. Anche qui, a prima vista, sembra di trovarsi di fronte ad<br />

e1e e r; ti di origne islamica, non soltanto per l'uso <strong>del</strong>la parola araba sayb,<br />

anzlche <strong>del</strong> corrIspondente termine ebraico, ma anche perché sappiamo che<br />

proprio presso la confraternita Ipallagiyya si raccomanda al principiante di chiudere<br />

gli occhi e di immaginare il proprio sayO. Anche qui però, dietro la facciata<br />

esotica, appare subito una più profonda e genuina tradizione ebraica perché<br />

il na'ar che può apparire al posto <strong>del</strong>lo sayb è nientemeno che Mèt;tron al<br />

quale il ? rat . icante si inchinerà e <strong>del</strong> quale ascolterà le parole pronu ci lJe ' per<br />

volere dI DIO stesso, senZa però che gli sia concesso di parlare a sua volta.<br />

Due secoli dopo, commentando questo passo nel Pardes rimmonIm Cordovero<br />

riconoscerà con sicurezza in tutto ciò un elemento tipico <strong>del</strong>J'esperienza diretta<br />

<strong>del</strong>la propria cerchia, chiamando l'apparizione con il nome che gli compete<br />

cioè maggid 3& •• Non c'è quindi dubbio che già nelle pratiche raccomandate d<br />

Abulafia avesse un ruolo centrale questa figura che diventerà largamente famosa<br />

soltanto con i cabalisti di Safed e soprattutto con il Qa'rii. E' con il nostro<br />

autore che la figura <strong>del</strong> maggid assume una posizione di grande rilievo nella<br />

esperienza mistica e profetica, modeIIo di più tardi e famosi maggidim come<br />

quelli non soltanto di Cordovero e di Qa'r6 ma, in Italia, di Abriihàm Rovigo<br />

e M6sèh I;Iayyìm Luzzatto .<br />

* * *<br />

Il profetismo e il messianismo di Abulafia non furono tuttavia un fenomeno<br />

isolato . Si può anzi dire che, proprio per essere il grande crocevia <strong>del</strong> Mediterraneo,<br />

sul . su . olo italiano si ebbero non pochi fenomeni importanti,<br />

forse non grandiOSI se presi singolarmente, ma certo significativi se visti nel<br />

loro insieme. E' interessante osservare ad es. come due fatti fondamentali<br />

neIIa storia <strong>del</strong> misticismo ebraico, quali il lurianesimo e il sabbatianesimo<br />

abiano a ,:, uto in Italia non soltanto una significativa diffusione, <strong>del</strong>la qual<br />

qUI on CI occuperemo, ma anche, il che è meno noto, alcuni notevoli prodroml.<br />

Il tardo Quattrocento e il Cinquecento sono secoli in cui l'attesa <strong>del</strong><br />

Messia si fa intensa e si concentra attorno ad alcune date, il 1503, il 1530<br />

e Il 155 ". I motivi son facilmente intuibili e sono da ricercarsi nella grande<br />

scossa Impressa a tutto Il mondo ebraico dalla cacciata dalla Spagna. Come<br />

. Annali di Ca:. Foscari, cit., p. 236, n. 34. Cfr. S, PrNES, Le Sefer ha-Tamar et [es<br />

maggldlm des kabbaltstes, in Hommage à G. Vajda, Paris 1980, pp. 333-363 e Z. WER­<br />

BLOWSKY, ]oseph Karo, Lawyer and Mystic, Oxford 1962.<br />

D. TAMAR, The Messianic Expectation for 1575 in Italy, in Sefunot, II (1958), pp.<br />

61-8;<br />

296<br />

sempre nelle figure messianiche si trovano intrecciate genuine doti carismatiche<br />

con tratti altrettanto indubbi di ciarlataneria, ma 1a frequenza con cui apparvero<br />

alcune di queste personalità e la risonanza che ebbe il loro insegnamento<br />

fanno <strong>del</strong> messiariismo in Italia un momento di indubbio rilievo nella storia<br />

più generale <strong>del</strong>l'ebraismo. Di tutti costoro Scholem ha messo in luce l'apporto<br />

nei confronti <strong>del</strong> sabbatianesimo 40 e va ricordato, a questo proposito, che<br />

anche M6rdekay Dato dedicò un'opera specifica, il Migdiil Diiwid, proprio alle<br />

attese messianiche <strong>del</strong> 1575 41<br />

Poco nota ma assaI Importante per essere collegata con alcuni degli ele·<br />

menti centrali <strong>del</strong> pensiero lurianico, è una -polemica _teosofica che si sviluppò<br />

in Italia alla fine <strong>del</strong> Quattrocento tra lontani discepoli o simpatizzanti di<br />

Menal)èm Recanati e profugbi spagnoli in viaggio per la Palestina. L'argomento<br />

è stato studiato da Y. Nadav 42 che si è occupata di una <strong>del</strong>le due lettere<br />

scritte dal cabalista spagnolo Yil)iiq Mar I;Iayyim mentre si trovava a Napoli,<br />

nel 1491, prima di continuare 11 suo viaggio per Gerusalemme, attraverso<br />

Messina e Alessandria d'Egitto. Il destinatario <strong>del</strong>le lettere è un italiano, R.<br />

Yishàq ben Yehi'èl da Pisa, noto per l'aiuto fornito ai fuorusciti spagnoli. E'<br />

deg;,o di ammi azione il fatto che in un 'periodo così difficile per la sopravvivenza<br />

personale, proprio le persone più direttamente implicate nelle difficoltà<br />

trovassero il tempo di dedicarsi a dispute teologiche. Il fatto è però che la<br />

disputa, questa volta, riguardava un argomento fondame tale e cioè l'i , ­<br />

nenza o la trascendenza di Dio, la sua unità e, più in parucolare, 'se le selwot<br />

fossero o no partecipi <strong>del</strong>l'essenza divina. Recanati si era già posto 11 problema 43<br />

e aveva risposto negativamente dicendo che le selIrat 'Sono semplici strumenti<br />

(kelim ) di cui Dio si serve senza condividerne l'essenza, "altrimenti - dice<br />

Recanati _ se si dicesse che le seftrot sono proprio iI Creatore, benedetto<br />

egli sia, come potrebbe il Creatore essere uno?". Una dottrina cabalistica introduce<br />

iI concetto di "luci superne" (!ap!apot), un termine preso dai Tiqqune<br />

Zohar (80, f. 135b) dove, in connessione con la causa prima, si parla di tre<br />

luci dette rispettivamente: or qadmon, or sah e or mesu,iih. Sostenendo che<br />

queste tre !ap!apot, considerate forme originarie e scaturigine <strong>del</strong>le selIrot, si<br />

trovano in Keter, si salva la trascendenza <strong>del</strong>l' En-Sof. Sostenendo invece cbe<br />

esse si trovano nell'EnSof si viene di nuovo a postulare l'unione essenziale <strong>del</strong>l'En-Sof<br />

con le sef1rot. Tracce di questa polemica si ritrovano qua e là in Italia<br />

e varrebbe la pena di seguirIe tutte, cosi da avere un quadro completo ed or·<br />

ganico di una discussione che dovette riscaldare notevolmente gli animi. Troviamo<br />

p. es. alla fine <strong>del</strong> '400, R. Elia I;Iayylm da Genazzano ", che nella sua<br />

40 Sabbatai Sevi the Mystical Messiah 1626-1676, Princeton 1973, pp. <strong>18</strong>, 54, 75-76.<br />

41 Ibid., p. 69 n.<br />

. .<br />

42 Iggeret ha-meqiibblil R. Yijjq Mar lfayytm 'al Torat ha-$aa!pot, In Tarbtz, XXVI<br />

(1956/57), pp. 440-458.<br />

43 Ibid., p. 443, n. <strong>22</strong>.<br />

44 V. CASSUTO, Gli ebrei ... , cit., p. 249.<br />

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