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ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...

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improbabile storia, 10 ]ona s'imbarcò per Livorno ove fu raggiunto dalla famiglia,<br />

divenendo, grazie all'interessamento <strong>del</strong> Granduca, professore alrUniversità di<br />

Pisa. Nel 1638 raggiunse Roma e « In alma Vrbe varia muni1a obiuit; Lectoris<br />

Hebraicae linguae in Romano Archigymnasio, & in Collegio de Propaganda fide;<br />

Scriptoris libronllll<br />

Hebraicorum in Bibliotheca Vaticana; Interpretis Orientalium<br />

linguarum, Indorum atque Aethiopum apud S. Sedem Apostolicam; et Instructoris<br />

Cathecumenorum ». Morì il 26 maggio 1668.<br />

Il Bartolocci lo ricorda come suo maestro di ebraico rabbinico e alla<br />

Biblioteca Vaticana (ave egli stesso era entrato nel 1650). « Fuit Ionas placidae<br />

naturae, facilis ad essentiendum, memoriae autem tenacissimae, vt quod semel<br />

legisset, nunquram, aut difficulter a memoria elaberetur », ma incapace, fino alla<br />

morte, di parlare un italiano corretto: « linguam Italicam, qua in Italia loquebatur<br />

cum Hispana vt plurimum commiscebat, et confundebat ».<br />

Lo Jona ha lasciato. diverse opere di cui due soltanto sono state stampate.<br />

Ambedue sono ad uso degli Ebrei convertiti. Nel 1658, la tipografia <strong>del</strong>la<br />

Congregazione de Propaganda Fide stampò una sua traduzione ebraica <strong>del</strong> catechismo<br />

di Roberto Bellarmino con il testo italiano e, nel 1668, dai torchi <strong>del</strong>la<br />

medesima tipografia uscì la sua traduzione ebl1aica dei vangeli col testo latino su<br />

colonne parallele, uno dei capolavori <strong>del</strong>l'editoria romana <strong>del</strong> XVII secolo.<br />

La traduzione <strong>del</strong> catechismo, Limiid hamme1a/;Jyyim ... Dottrina breve) tradotta<br />

dalla Italiana nella lingua hebrea 128 è preceduta da una breve premessa Al<br />

lettore ed accompagnata da venticinque annotazioni (hagahòt) anch'esse in ebraico<br />

e in italiano. Era stata redatta sùbito dopo la venuta <strong>del</strong>lo Jona a Roma dato che<br />

la prima revisione ecclesiastica, dovuta a Giuseppe Ciantes, è datata 20 settembre<br />

1639 mentre la seconda, dovuta a Giulio Bartolocci, reca la data <strong>del</strong> 20 giugno<br />

1651. Com'è intuibile, la parte più interessante <strong>del</strong> libro sono le annotazioni, ma<br />

anche la premessa contiene indicazioni importanti non tanto sui suoi lavori inediti<br />

(descritti accuratamente dal Bartolocci), quanto, piuttosto, sui suoi rapporti con il<br />

Collegio dei Neofiti.<br />

La traduzione gli era stata «comandata », sua sembra essere stata, invece,<br />

riniziativa di aggiungere le annotazioni. «Conoscendo io quanto gli Hebrei<br />

contradichino alli Misteri <strong>del</strong>la nostra Santa Fede, quali si racchiudano in breue<br />

nella Dottrina Christiana, che essendomi stato comandato, che la trasferissi in<br />

lingua Hebrea per maggior facilità di quelli, che vengono alla luce <strong>del</strong> nostro santo<br />

Vangelo, ho voluto alla detta translatione aggiungere nlcune poche Annotationi in<br />

m j, m, ,::mm pm , l'w" T' 7'w, i'n3 :" i':l t:I'nwl"'I j',<br />

iT" .:l ':lS; i'w, t:I'C'!l : Dottrina christiana breve. Tradotta dalla Italiana nella lingua<br />

Hebrea, da GIOVANNI BATTISTA IONA, Lettore pubblico <strong>del</strong>la detta lingua ùz Roma [vignetta].<br />

In Roma, Nella Stamperia <strong>del</strong>la Sacra Congregatione di Propaganda Fide, MDCLVIII.<br />

Con licenza de' Superiori (di lO fogli non num. + 63 fogli numerati a numeri arabi sul<br />

verso e a numeri ebraici sul retto; revisione eccles. di Giuseppe Ciantes in data 20 settembre<br />

1639 e successiva revisione di G. Bartolocci in data 20 giugno 1651; imprimatur, <strong>del</strong> JI/laestro<br />

<strong>del</strong> Sacro Palazzo senza data).<br />

342<br />

dichiaratione, e confermatione <strong>del</strong>li suddetti Misteri, cauate dalle medesime loro<br />

traditioni senza strepito di controuersie, nelle quali come già composte da me in<br />

un Dialogo intitolato Aie di Colomba, diffusamente sopra gl'istessi articoli <strong>del</strong>la<br />

Fede vo disputando, e conuincendo al possibile la pertinacia <strong>del</strong>l'Hebreo » 12 9. Le<br />

annotazioni ci dànno, perciò, l'essenziale <strong>del</strong> suo dialogo intitolato Kanfe Y onah,<br />

Ali di colomba, che, come dice il Bartolocci, «non est excusus, sed latitat in<br />

privatis iarculis heredum ».<br />

In queste annotazioni, l'uso di speculazioni cabbalistiche è <strong>del</strong> tutto assente e<br />

i testi cabbalistici non vengono mai citati ad eccezione, ma raramente, <strong>del</strong> Sefèr<br />

ha-zòhar, mai, però, in un contesto concettuale «cabbalistico ». Nella ra annotazione,<br />

quella sull'Unità e trinità di Dio, lo Jona adopera un passo <strong>del</strong> Sefèr<br />

ha-zòhar (su Nu., 13.) per ribattere all'obiezione usuale ebraica contro la Trinità<br />

adducendo Dt., 6.4, ma la prova <strong>del</strong>la Trinità, egli la trova piuttosto nei « tre<br />

uomini » che appaiono ad Abramo presso le querci di Mambrè. « Nel Deut. cap. 6<br />

è scritto: Ascolta Israele, Iddio, Iddio nostro è Iddio uno. Queste parole sono di<br />

sÌ gran mistero, che l'Ebrei hanno obbligatione di dirle tre volve al giorno, &<br />

con esse ci si dichiara il Mistero <strong>del</strong>la SS. Trinità; mentre ·è replicato tre volte il<br />

Nome santo, e <strong>del</strong>l'Vnità <strong>del</strong> Signore Iddio, mentre dice "7nN uno. Di questo<br />

modo lo spiega il Zohar nelli Numeri c. 13. Ha detto il fanciullo due sono, & uno<br />

si accompagna con loro, & essi sono tre: e quando sono tre sono uno)' e questi<br />

sono li dui (denotIati con li dui santi nomi ineffabili) Iddio; (quali stanno nel<br />

versetto suddetto) Ascolta Israele & c. & Iddio nostro, si accompagna con loro<br />

(che è il terzo nome significato nel medesimo versetto) e questo è il Sigillo <strong>del</strong><br />

Re. Nel Genesi cap. <strong>18</strong>. Ecco tre huomini stanti appresso di lui (di Abraham) e<br />

disse: Signori miei di gratia non passarai & c. Ci si denota nelli tre huomini le tre<br />

Persone Diuine, e dicendo in singolare di gratia non passarai l'Vnità <strong>del</strong>l'essen­<br />

za » 130 .<br />

Anche a proposito <strong>del</strong>l'incarnazione (nell'annotazione Vna) si trovano ado­<br />

perati passi biblici e talmudici abituali, ma non argomentazioni cabbaIistiche. Ad<br />

esempio, che il messia sia già venuto è provato col tradizionale argomento<br />

cronologico di Sanh., 97a. Abbastanza inusitIatamente, il passo di Isa., 7.14 è<br />

spiegato invocando la terza <strong>del</strong>le tredici regole esegetiche di Rabbi Isma'e!,<br />

biniam Jab (cioè la generalizzazione di una legge speciale). « In Isaia al cap. 6<br />

[.ic]. Ecco una Vergine concepirà, e partorirà un figliuolo, e si chiamerà il suo no­<br />

me, Iddio con noi. Questo luogo <strong>del</strong> Profeta s'intende <strong>del</strong> Messia, come si legge<br />

nel Talmùd trattato Machot cap. 3 nel quale dichiarano li RR. come si deuono<br />

intender li due testimonij addotti dal medesimo Profeta Isaia nel fine di questo<br />

cap. E che la voce Alma, significhi Vergine, si proua con la regola di R. Ismae!e<br />

detta, Con tredeci conditioni si dichiara la Legge)' la terza è fondamento di un<br />

Padre : Cioè che quando si troua un luogo di scrittura dichiarato di vna maniera,<br />

129 Ibid., premessa Al lettore, 5 110n numero<br />

130 Ibid., p. l<br />

343

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