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ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...

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Giudaismo con il Vecchio Testamento, il quale, pur alterato nella sua forma<br />

ebraica, rappresenta un patrimonio comune. Ad accusare gli Ebrei <strong>del</strong>le loro<br />

colpe sono ancora gli antichi profeti d'Israele e di Giuda.<br />

La situazione cambiò radicalmente col IX sec. lo stesso ho descritto nel<br />

mio contributo alla Settimana spoletina di Studi sugli Ebrei nell'Alto Medio<br />

Evo 7 questa fase critica <strong>del</strong>la controversia tra Ebrei e cristiani, quando i cristiani<br />

si resero conto che il patrimonio culturale <strong>del</strong> giudaismo non si identificava più<br />

soltanto col Vecchio Testamento, ma che gli Ebrei possedevano un complesso di<br />

scritti che, più tardi, sarà indicato col generico nome di T almùd. Da questo<br />

momento in . poi, l'insieme <strong>del</strong>le tradizioni ebraiche, haggadiche, halakiche e<br />

mistiche, entra nel gioco <strong>del</strong>la polemica per cccuparvi un posto sempre più<br />

centrale. Su questo specifico punto occorre fermare un momento l'attenzione<br />

poiché, se, in Italia, può essere individuato un confronto ideologico tra la Chiesa<br />

e l'Ebraismo, esso è certamente centrato sul Talmùd anche se, e questo va<br />

sottolineato sùbito con forza, lo schema concettuale di fondo entro il quale tale<br />

confronto avviene rllnarrà sostanzialmente quello di sempre.<br />

Quando il mondo cristiano si rese conto, anche se <strong>del</strong> tutto confusamente,<br />

<strong>del</strong>l'esistenza di un insieme di tradizioni ebraiche estronee al Vecchio Testamento,<br />

la 'sua prima reazione fu totalmente negativa. Notizie in proposito erano<br />

giunte per la prima volta (per quanto ne sappiamo) ad Agobardo, vescovo di<br />

Lione, nel corso degli anni venti <strong>del</strong> IX sec. 8. Poiché i suoi informatori erano<br />

non disinteressati Ebrei convertiti, tali notizie comprendevano, insieme a conce<br />

zioni proprie <strong>del</strong>la mistica ebraica, anche la particolareggiata descrizione di una<br />

recensione <strong>del</strong>lo scritto perloppiù noto come ToliJdòt YeSii 9. I marginali atteggiamenti<br />

polemici anticristiani vennero in tal modo a caratterizzare la tradizione<br />

ebraica nel suo complesso, proiettando una luce necessariamente negativa anche<br />

sulle speculazioni <strong>del</strong>la mistica, cui i cristiani erano <strong>del</strong> tutto estranei e che, di<br />

conseguenza, riuscivano loro <strong>del</strong> tutto incomprensibili. Ciò sembrò confermare<br />

l'idea teologica secondo la quale il Vecchio Testamento è, nella sua essenza, un<br />

libro cristiano e gli Ebrei, dopo il loro rifiuto <strong>del</strong> Cristo, avevano ormai mutato<br />

totalmente di carattere e di fisionomia ed erano divenuti empi ed idolatri,<br />

ponendo in tal modo le basi di quella distinzione tra « mosaismo » e « giudaismo »<br />

che sarebbe diventata una <strong>del</strong>le note dominanti <strong>del</strong>la successiva polemica cri-<br />

7 F. PARENTE, La controversia, cit., p. 578 ss. Vd. A. FUNKENSTEIN, Mutamenti<br />

l1ella struttura <strong>del</strong>la polemica cristiana antiebraica nel XII secolo (ebr.), in Ziòn 33 (1968),<br />

pp. 125-144 (riass. ingl. IIIII)j eH. MERCHAVIA, La Chiesa contro la letteratura talmudica<br />

e daralica (ebr.), Jerusalem 1970.<br />

8 Su Agabardo: B. BLUMENKRANZ, Deux compilations canoniques de Florus de Lyon et<br />

l'action anti;uive d'Agobard, in RHDFE 33 (1955) pp. <strong>22</strong>7-254 e 560582j F. PARENTE, La<br />

controversia, cit., pp. 578-591, con altra bibliografia, 580, nota 84.<br />

9 F. PARENTE, La controversia, cit., pp. 588-591 e 610-615 (a proposito di Amolone),<br />

con altra bibliografia, 585, nota 94. Si veda: G. SCHICHTING, Ein jiidisches Leben ]esu. Die<br />

verschlossene Toledot Jeschu Fassung Tam u-mu'iid. Einleitung, Text, fJbersetzung, Kommentar,<br />

Motivsynopse, Tiibingen 1982.<br />

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stiana antiebraica ed un ovvio corollario <strong>del</strong>l'avvenuta cristianizzazione <strong>del</strong> Vecchio<br />

Testamento.<br />

Se si prendono in considerazione le grandi « dispute » <strong>del</strong> XIII sec., quella<br />

di Parigi <strong>del</strong> 1240 e quella di Barcellona <strong>del</strong> 1263 (ma anche quella di Tortosa<br />

<strong>del</strong> 1413-1414 ha il medesimo carattere) 10 , si può constatare facilmente come la<br />

polemica sia ormai diversamente articolata rispetto ai periodi precedenti: si parte<br />

sì dalle argomentazioni tradizionali sul testo <strong>del</strong>la Scrittura, ma solo per giungere<br />

all'àttacco diretto contro il Talmùd e, magari, alla sua distruzione fisica. Con i<br />

roghi dei codici ebraici che seguirono alla disputa di Parigi si cercò per la prima<br />

volta di colpire gli Ebrei non solo nella loro persona ·e nei loro beni, ma anche<br />

nel loro stesso patrimonio culturale.<br />

Proprio questo sinistro episodio mette, però, in evidenza un altro fattore<br />

essenziale, sempre presente nel non semplice rapporto tra cristiani ed Ebrei da<br />

Agobardo in poi: gli Ebrei convertiti ". L'iniziativa di denunciare il Talmùd nel<br />

1240 era stata, infatti, presa da un ehreo convertito, tale era, almeno ufficial<br />

mente, Nicola Donin. Una attenta lettura dei « oapi d"accusa » e degli argomenti<br />

addotti, nonché talune notizie sulla sua vita, mostr'ano, però, chiaramente come,<br />

nella realtà, le cose stessero in maniera <strong>del</strong> tutto ·differente: Nicola Donin era un<br />

caraita; la sua conversione una finzione, e la ragione che lo aveva mosso era sÌ<br />

l'avversione al Talmùd, ma le motivazioni di fondo erano radicalmente diverse<br />

rispetto :a quelle oristiane, cosicché il boia che avviò al rogo le ventiquattro<br />

carrette di manoscritti ,ebraici, <strong>del</strong> tutto involontariamente vendicò le angherie<br />

che per lungo tempo i caraiti avevano subìto 12.<br />

Ma, proprio l'avvertita dipendenza da persone <strong>del</strong>le quali non ci si poteva<br />

interamente fidare, determinò, in seno alla Chiesa, in uomini culturalmente più<br />

avveduti, una spinta ad impadronirsi direttamente <strong>del</strong>le lingue necessarie alla<br />

comprensione dei testi rabbinici e, dopo la disputa di Barcellona (1263), Ramon<br />

de Penyafort fondò in quella città una scuola di lingue orientali ave, accanto al­<br />

l'ebraico e all'aramaico, veniva insegnato anche l'arabo per le esigenze <strong>del</strong>la polemica<br />

contro l'lslam. Da quella scuola uscì Ramon Matti, l'autore di quel Pugio<br />

fidei (terminato di comporre nel 1278) !3 che porrà su un piano completamente<br />

10 In., ibid., pp. 636-637 con le indicazioni bibliografiche <strong>del</strong>le note 166, 167 e 168.<br />

11 B. BLUMENKRANZ, ]iidische und christliche Konvertiten im jiidisch-christlichen Religionsgesprache<br />

des Mittelalters in J udentum im Mittelalter. Beitrage zum Christlichjiidischen<br />

Gesprach (Miscellanea Medioevalia IV) Berlin 1966, pp. 264-282.<br />

1 2 J.M. ROSENTHAL, The Talmud 011 Trial. The Disputation at Paris in the Year 1240,<br />

in JQR 47 (1956-57) pp. 58-76 e 145-169.<br />

13 Sul Pugio fidei indicazioni bibliografiche in F. PARENTE, La controversia, cit., p. 639,<br />

nota 171 (<strong>del</strong>la pagina preced.); F. SECRET, Les kabbalistes chrétiens de la Renaissance,<br />

Paris 1964, pp. 9-13; J. WILLIPLEIN TH. WILLI, Glaubensdolch und Messiasbeweis.<br />

Die Begegl1ung vom Judentum, Christentum und Islam im 13. ]ahrhundert in Spanien,<br />

Neukirchen 1980. Il dotto P. Fumagalli ha discusso nel 1980 una tesi presso la Scuola<br />

di Perfezionamento in Lingue e Letterature Orientali <strong>del</strong>la Facoltà di Lettere e Filosofia<br />

<strong>del</strong>l'Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore di Milano dal titolo Problemi storici, filologici<br />

e filosofici a proposito <strong>del</strong> «Pugio fidei » (a. 1278 ca.) di Raimondo Martini.<br />

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