ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...
ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...
ITALIA JUDAICA. Atti del I Convegno internazionale. Bari 18-22 ...
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Italia; egli si identificherà dunque con la corrente albefltino-tomista e con<br />
l'agostiniano Egidio Colonna, che nei primi an-ni <strong>del</strong> quattordicesimo secolo<br />
si considerava consequente erede di quell'indirizzo. Grazie al mecenat1smo<br />
interessato di Roberto, Jehudàh Romano potrà tradurre in ebraico le opere<br />
di Alberto, di Tommaso, di Egidio, di Alessandro Minorita e di Angelo da<br />
Camerino - tutte circolanti in I,talla -, ne approfondirà i temi e le sotto<br />
porrà ad un raffinato esercizio dialettico-esegetico per adattarle al testo biblico<br />
e <strong>del</strong>la liturgia ebraica, proprio come avevano fatto i suoi predecessori, seguendo<br />
le orme deI Maimonide. E ciò in quanto questi trattati erano considerati<br />
da Jehudàh come il punto di arrivo deIl'indagiue scientifico-filosofica a cui<br />
erano pervenuti i dotti <strong>del</strong> suo tempo, come testi base, capaci di dare un<br />
contenuto rigorosamente razionale ai testi rivelati, alla liturgia e alla prassi<br />
giornaliera deIle miswòt. Così facendo, Jehudàh si identifica in pratica con<br />
gli indirizzi filosofici diffusi in Italia, mostrandosi lontano dailo scotismo e<br />
daIl'ockhamismo, aIlora di moda aila Sorbona. Chi ne legge le opere originali,<br />
le osservazioni poste in margine ai testi che tradusse, le postille aggiunte<br />
ai trattati degli scolastici che abbiamo citato, chi legge i suoi commenti filo<br />
sofici aIIa Bibbia 'e aila liturgia, chi è disposto ad affrontare la lettura dei<br />
commenti aIla Bibbia e deIle Meabberòt <strong>del</strong> suo discepolo e cugino Imma<br />
nuele (il poeta ebJ.ìeo che si ispirò a Dante), non può non stupirsi nello scoprire<br />
l'identità deIIe fonti, l'identità deIlo sfondo ideologico e la comunanza dei<br />
problemi, affioranti da quei testi, con quanto affiora dai testi tecnico-filosofici<br />
o daile opere di indirizzo ideologico-moralistico deIl'epoca, quali il Tesoro<br />
e la Reltorica di Brunetto Latini, il Convivio di Dante, l'Acerba di Cecco<br />
d'Ascoli, la -letteratura medico-filosofica e le dottrine psicologiche, astrologiche<br />
e cosmologiche di un Ristoro cl' Arezzo, di un Guido Bonatti, di un Pietro<br />
d'Abano e di un Taddeo Alderotto. Jehudàh è un maestro <strong>del</strong> metodo scola<br />
stico, metodo che egli possiede a meraviglia, non meno, anzi meg.lio degli<br />
scolastici italiani <strong>del</strong> suo tempo; egli continua 1a tradizione maimonidea adat<br />
tandola aIla problematica <strong>del</strong> suo tempo, mettendone parimenti in rilievo quegli<br />
aspetti che saranno caratteristici <strong>del</strong>l'Italia preumanistica e umanistica; aspetti<br />
che, a ragione, sono stati definiti av:erroistico-naturalistici da un lato e mistico<br />
averroistici dall'altro. E - si badi bene - questa linea di pensiero, di cui<br />
Jehudàh sarà il maggior rappresentante, si rivela in Italia - paradossalmente<br />
- nascendo da una volontà concordistica (fede e ragione coincideranno) e da<br />
una impostazione politico pragmatistica (le verità di fede potranno coincidere o<br />
trovarsi in contrasto con la 'verità di ragione, purché le premesse astratte di<br />
alcune conclusioni politiche non inducano ad atti lesivi o ad interferenze volte<br />
a minare la struttura concreta deIlo Stato, nel cui ambito il filosofo vive ed<br />
opera, anzi condurranno di proposito al più completo disinteresse da parte<br />
<strong>del</strong> filosofo per l'attività politica).<br />
Jehudàh e 'Immanu'èl Romano segnano la maturità <strong>del</strong>la scuola romana<br />
giunta alla piena coscienza di sé entro un arco di tempo brevissimo: tra iÌ<br />
1280 e il 1325 costoro furono capaci di assimilare e di far proprie le opere<br />
280<br />
<strong>del</strong> Maimonide e dei suoi disoepoli, quelle di Averroè e i vecchi testi di inw<br />
dirizzo emanatistico-neoplatonico, e, inf.1ne, i trattati e i commenti dei grandi<br />
nomi <strong>del</strong>la scolastica cristiana, con la sola esclusione <strong>del</strong>le opere di Duns Scmo<br />
e di Guglielmo di Ockham.<br />
CosÌ faoendo, la scuola romana dà forma e consistenza a quella che per<br />
almeno due secoli sarà la figura <strong>del</strong> dotto-medico italiano, <strong>del</strong> filosofo naturale<br />
che, nello stesso tempo, è anche banchiere e commerciante. Ma, da ora in poi,<br />
in mancanza di due <strong>del</strong>le tre componenti <strong>del</strong> triangolo di cui s'è par:lato poc'anzi<br />
(il re o l'imperatore, il clerico-universitario, l'ebreo filosofo-traduttore) sarà<br />
solo l'ebreo a tenersi scrupolosamente fe<strong>del</strong>e -ad una tradizione speculativa, che<br />
si rivela poco dinamica nel suo complesso. Sarà appunto l'ebreo a valerIa continuare,<br />
questa tradizione, nell'Italia umanistica dei tardo Trecento e <strong>del</strong><br />
Quattrocento.<br />
* * *<br />
I filosofi ebrei italiani accentueranno alcuni motivi che, scaturiti dalle pagine<br />
<strong>del</strong>la Guida e dai commenti di Averroè ad Aristotele, verranno recepiti nelle<br />
scuole, nelle Università e nei circoli colti <strong>del</strong>l'Italia centro-settentrionale, so<br />
prattutto a Firenze e a Padova.<br />
L'aspetto più importante - storico-culturale e non soltanto tecnico-filo<br />
sofico - di questa tradizione sarà l'aver trasme.sso, o di aver collaborato alla<br />
trasmissione di una serie di motivi che caratterizzeranno l'umanesimo italiano<br />
e il pensier rinascimentale. Anche in questo caso è possibile solo far cenno<br />
ad alcuni di questi motivi, mentre la trattazione approfondita deIla loro dif<br />
fusione richiederebbe una lezione a sé: uno di questi sarà l'averroismo, a un<br />
tempo mistico e politico (mi si perdoni il paradosso), acoettato e diffuso tra<br />
gli ebrei durante il Qua1:trocento italiano. Averroismo che è mistico in quanto<br />
considera fine ultimo deIl'uomo l'imitatio Dei e la copulatio con l'Intelletto<br />
Agente, l'ultima <strong>del</strong>le sostanze separate, e in quanto fa sua - platonica<br />
mente - l'idea di una entità universale astratta che rivela la sua natura im<br />
materiale nell'atto conoscitivo. L'uomo potrà dunque giungere - cono.scen<br />
do - all'unione con un soprammondo ideale, separato dalla materia; estremo<br />
razionalismo che colora di rnisticismo il punto di approdo <strong>del</strong>l'atto conoscitivo.<br />
L'altro sarà faverroismo politico, che si esprimerà con l'accettazione <strong>del</strong>la<br />
realtà politica e deIla contingenza politica <strong>del</strong> momento da parte <strong>del</strong> filosofo<br />
e <strong>del</strong>l'uomo di scienza. I pensatori ebrei di quest'epoca nOL si sentiranno<br />
a disagio quando, pur spiegando il mondo in termini razionalistici e naturali<br />
stici, pur iuserendo il cosmo entro l'ordine inflessibile <strong>del</strong>le leggi di na<br />
tura, parleranno nello stesso tempo di verità di fede altrettanto va1ide, ve<br />
rità che mettono in seconda linea lo scopo pratico di spiegare il reale, essendo<br />
scopo principale <strong>del</strong>l'uomo la conoscenza di un altro piano <strong>del</strong> reale, queIlo<br />
d"I1'Ente razionale e 9stratto da cui provengono le leggi di natura. Sarà possi<br />
bile per costoro parlare in termini puramente naturalistici e razionali <strong>del</strong>l'ani<br />
ma, <strong>del</strong>le sue potenze e <strong>del</strong>la sua strut'tufJ., <strong>del</strong> mondo fisico, <strong>del</strong> cosmo e<br />
281