Zingari di merda Antonio Moresco - Il primo amore
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sotto gli elmi e i labari romani, anzi le loro<br />
compagini più valorose, leggendo il passato attraverso<br />
le stesse categorie umane reiette <strong>di</strong><br />
oggi.<br />
Ai lati della strada e nei campi, cavalli soli,<br />
isolati, cercano qualche filo d’erba. Tra gli alberi<br />
secchi e ricoperti <strong>di</strong> neve si vedono le gran<strong>di</strong><br />
macchie e i grovigli neri dei ni<strong>di</strong>. Passano dalle<br />
parti piccoli villaggi <strong>di</strong> zingari, coi loro cimiteri<br />
senza delimitazioni e portali. Vecchie che camminano<br />
a pie<strong>di</strong>, infagottate e coi pie<strong>di</strong> avvolti<br />
nei cenci. Gran<strong>di</strong> stormi <strong>di</strong> corvi, ai lati della<br />
strada e nei campi incolti.<br />
Arriviamo finalmente in un paese <strong>di</strong> nome Lişteava,<br />
che dovrebbe essere la meta del nostro<br />
viaggio. Proprio mentre entriamo nel paese,<br />
nella prima stra<strong>di</strong>cciola in terra battuta, un<br />
uomo scuro <strong>di</strong> pelle, col berretto <strong>di</strong> pelo, sta<br />
uscendo da una porticina assieme a un altro,<br />
forse qualche buco dove erano andati assieme a<br />
ubriacarsi. Dumitru fa fermare imme<strong>di</strong>atamente<br />
la macchina. Schizza fuori, raggiunge<br />
l’uomo e si mette a parlare sottovoce con lui, in<br />
romanès. Anche l’altro zingaro si avvicina. Parlottano<br />
un po’. Usciamo anche noi, per capire<br />
che cosa sta succedendo. L’uomo col berretto<br />
<strong>di</strong> pelo sale con noi in macchina, si siede sul<br />
se<strong>di</strong>le davanti, a fianco del guidatore. Noi tre<br />
<strong>di</strong>etro.<br />
Ripartiamo. Non sappiamo ancora chi è<br />
quell’uomo, forse qualcuno che ci in<strong>di</strong>ca il posto,<br />
che ci accompagna fin là in cambio <strong>di</strong> pochi<br />
sol<strong>di</strong> con cui tornerà <strong>di</strong> nuovo a ubriacarsi.<br />
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