Zingari di merda Antonio Moresco - Il primo amore
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Dumitru ha or<strong>di</strong>nato un piatto delle sue salsicce<br />
preferite, gliele portano quin<strong>di</strong>ci solo per<br />
lui. Sono grasse, molli, gommose. Ne dà qualcuna<br />
anche a noi, perché nemmeno lui riesce a<br />
mangiarle tutte quante in una volta. Parliamo<br />
ancora un po’, ma siamo ancora tutti sotto<br />
l’effetto <strong>di</strong> quanto è appena successo.<br />
“Lo ve<strong>di</strong> perché sono andato via dalla Romania?”<br />
Dumitru <strong>di</strong>ce d’un tratto a Giovanni.<br />
Poi riprende a mangiare le sue salsicce. Ne fa<br />
gran<strong>di</strong> elogi. “Questo è per me il mangiare più<br />
buono del mondo!” ripete più volte. Beviamo<br />
birra. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>scorso cade sulle gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>versità che<br />
ci sono anche tra gli zingari. Di quelli che hanno<br />
le villette a pagoda e <strong>di</strong> quelli che vivono<br />
sotto terra come le bestie. Di tutte le loro <strong>di</strong>visioni<br />
e caste. Ce le elenca, facendosi aiutare dal<br />
suo amico. Ci sono i caldarari, artigiani che<br />
fanno pentole, i costorari, che fabbricano coltelli<br />
e aggiustano pentole, i laieti, che lavorano<br />
il rame, gli ursari, che sono ven<strong>di</strong>tori ambulanti,<br />
i tismanari, che suonano e cantano ai matrimoni,<br />
i fierari, che sono maniscalchi, gli aurari,<br />
che lavorano l’oro e fabbricano gioielli e<br />
bigiotteria, i rudari, i più poveri, che lavorano il<br />
legno, fabbricano scodelle, forchette, cucchiai,<br />
e poi i gabori, lattonai, che si sposano a nove,<br />
<strong>di</strong>eci anni ma solo tra <strong>di</strong> loro.<br />
“E tu <strong>di</strong> che gruppo sei?”<br />
“Non ve lo <strong>di</strong>co.”<br />
Parliamo un po’ <strong>di</strong> cose così, tenendo a bada<br />
il vecchio ubriaco che continua a rientrare e a<br />
tornare alla carica. Poi Dumitru si lascia anda-<br />
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