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Strada Maestra n.33 - Raffaele Pettazzoni

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qualche moneta; forse anch'egli, quand'era ancora uno scolaretto delle<br />

elementari, ha seguito quest'usanza...<br />

Il 21 gennaio assiste a un funerale e osserva che il morto viene portato al<br />

cimitero in cassa aperta... Non è uno spettacolo gradevole; meglio<br />

interessarsi degli usi matrimoniali: nel block-notes descrive sommariamente<br />

le due cerimonie di uno sposalizio.<br />

E poiché, di solito, gli sposi desiderano aver figli, annota che le donne<br />

sterili vanno a pregare per un'intera notte nella cappella di Santa Marina, alla<br />

quale votano il nascituro (eventuale); lo ricorda anche il Baedeker a p. 72.<br />

In febbraio <strong>Pettazzoni</strong> visita qualche chiesa e rimane impressionato dal<br />

canto ecclesiastico (come anche dal canto popolare greco, «puramente<br />

corale»); assiste anche all'ellenikòs chorós che viene ballato per la strada<br />

dalle maschere in tempo di carnevale: naturalmente il suo pensiero corre ai<br />

corsi carnevaleschi persicetani...<br />

È appena il caso di ricordare che <strong>Pettazzoni</strong> frequenta le librerie della<br />

capitale greca; in una di esse, probabilmente in quella di Michele I.<br />

Saliveros al n. 30 di Via dello Stadio, ha la sorpresa di trovare (e li acquista)<br />

due opuscoli di interesse persicetano: la traduzione in greco moderno de Le<br />

sottilissime astutie di Bertoldo e della Vita di Bertoldino del nostro Giulio<br />

Cesare Croce.<br />

Come vedremo, egli impiega la maggior parte delle ore del dì nella<br />

visita alle zone archeologiche ed ai musei; dopo i primi giorni spesi ad<br />

orientarsi, «a studiare l'ambiente nuovo, la vita nuova, ad assimilare le prime<br />

impressioni», compie «una corsa attraverso la città» per avere «una prima<br />

idea sufficientemente chiara della topografia ateniese»; e poi subito al<br />

lavoro, a studiare «le collezioni d'antichità, le scolture del Museo<br />

dell'Acropoli e del Museo Nazionale». Trova Atene «tanto bella e tanto<br />

interessante» che non gli «lascia pure il tempo di correggere le bozze e<br />

rispondere agli amici» (così scrive il 28 febbraio 1908 all'amico Giorgio<br />

Pasquali che da Roma gli ha inviato le bozze di un capitolo dei Kabiri) (17).<br />

Deve sopportare il suo «collega in arcangelato non che in stipendio»; nel<br />

collega Gervasio ha scoperto «delle idiosincrasie pronunciative veramente<br />

esilaranti: dice Abhandlúngen, dice Agóra, dice Eúmene, ne dice di tutti i<br />

colori, e con la massima disinvoltura».<br />

Ad Atene <strong>Pettazzoni</strong> entra in rapporto con Valerios Staïs, éphoros<br />

(direttore) del Museo Nazionale, con Heberdey, Premerstein, Dörpfeld e<br />

Karo, dei quali — come vedremo — segue alcune lezioni; incontra e<br />

conosce il Friedländer (probabilmente è Paul, il filologo classico), Ziebarth<br />

«e una quantità di altre brave persone» (18).<br />

In visita ai musei e ai monumenti della città di Atene<br />

(gennaio-maggio 1908)<br />

Già nei primi giorni di soggiorno in Atene (seconda metà del gennaio<br />

1908) <strong>Raffaele</strong> <strong>Pettazzoni</strong> comincia la visita ai musei e ai monumenti della<br />

città.<br />

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